Un primato maschile

30 maggio 2003
Aggiornamenti e focus

Un primato maschile



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Di solito non succede, ma nel caso dell'epidemiologia del cancro al polmone è possibile partire da una notizia positiva. L'epidemia, come è stata battezzata, di carcinoma polmonare si è arrestata in Europa. Lo testimonia uno studio firmato dall'epidemiologo Carlo La Vecchia, secondo il quale dalla fine dello scorso decennio si è cominciata ad apprezzare una riduzione della mortalità per questa neoplasia: al 1999 i decessi si erano ridotti del 15% nell'Unione Europea, del 14% in Russia e del 6% nei Paesi dell'est europeo. Perché? Semplicemente perché è diminuito il consumo di tabacco, il principale, ma non l'unico fattore causale della malattia. Il taglio alle sigarette è cominciato prima, negli anni ottanta e, dando tempo al tempo, i risultati si sono visti. Sarebbe bello poter dire che la minore mortalità è dovuta alle migliorate capacità di diagnosi e magari anche di cura. Ma non è così: in effetti per il cancro del polmone la mortalità resta sempre alta, 88-90%, e la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è bassissima di conseguenza. In questo senso i tumori polmonari costituiscono una triste eccezione; lo studio Eurocare, che si è occupato della sopravvivenza dei pazienti colpiti da diverse neoplasie in Europa, ha concluso che nelle persone cui era stata fatta la diagnosi nel periodo 1985-1989 la sopravvivenza a cinque anni è passata, rispetto al periodo 1978-1985, dal 40 al 50% per il carcinoma colorettale, dal 69 al 77% per il melanoma, dal 68 al 75% per il carcinoma della mammella, tanto per citare le neoplasie più diffuse.

Difficile intervenire in tempo


Eppure, se il tumore viene intercettato nelle prime fasi di sviluppo, già con le terapie disponibili oggi il 70-80 per cento dei casi potrebbe essere curato. Come si spiega negli altri articoli, però, diagnosticare un tumore polmonare nelle fasi iniziali, cioè quando sarebbe più facilmente aggredibile, è arduo. Un po' perché mancano sintomi specifici, un po' perché non sembrano efficaci sistemi di screening di massa sulla base di quelli attuati con successo, per esempio, per il carcinoma della mammella. Le tecniche tradizionali, cioè la radiografia del torace e l'analisi dell'escreato non sono sufficientemente sensibili per identificare piccole masse, mentre un approccio più sofisticato come la TAC spirale potrebbe sì aumentare il numero di diagnosi precoci, ma con un numero elevato di falsi positivi. Un recente studio ha valutato che nell'arco di 20 anni, sottoponendo 100.000 forti fumatori allo screening, si eviterebbero 553 morti (con una riduzione del 13% della mortalità specifica per il tumore) ma a patto di sottoporre 1186 persone sane a interventi chirurgici non necessari. Un rapporto non sostenibile per i sistemi sanitari. E' anche vero, però, che sugli scarsi progressi registrati in questa malattia pesa anche il fatto che, stabilito il ruolo del tabacco, ci si è un po' adagiati sulla relativa facilità di prevenire il male smettendo di fumare. La situazione potrebbe migliorare con il perfezionamento dei "marker molecolari", sostanze rintracciabili anche nelle urine che testimoniano del danno subito da alcuni geni, danno che si solito si associa allo sviluppo del carcinoma polmonare. In questo modo si potrebbe isolare la popolazione a rischio (forti fumatori anziani), ricercare i marker e procedere al test radiologico solo se il marker è presente.

Comunque tanti


Sperando che il trend continui, va però detto che tuttora il numero di casi è piuttosto alto. I dati organizzati dallo IARC (International Agency for Research on Cancer) nel sistema Globocan parlano per il 2000 di 337115 nuovi casi tra le donne e 901746 tra gli uomini in tutto il mondo. Nel caso dell'Italia, poco meno di 30000 tra gli uomini e circa 5700 tra le donne. Superfluo spiegare la natura del divario tra i due sessi: normalmente le donne hanno storicamente fumato meno degli uomini, anche se la situazione è andata cambiando dalla fine degli anni sessanta in poi. Di conseguenza, anche come mostrato dallo studio di La Vecchia, tra le donne il numero di casi è tuttora in aumento o, in funzione delle aree, diminuisce più lentamente. Sempre in Europa si può calcolare che ogni anno vengono colpiti da cancro del polmone più di 60 uomini su 100000 e circa 9 donne su 100.000, con una mortalità annua di 36 su 100000. Il picco dei casi, però, si concentra tra gli anziani: la curva comincia a salire dopo i 65 anni.

Maurizio Imperiali



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