14 dicembre 2007
Aggiornamenti e focus, Speciale Depressione
Familiarità con il Parkinson
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E' comprensibile che gli ammalati di patologie gravi o croniche specie se anziani rischino di andare incontro a depressione. Ma può accadere che questa sia proprio connessa ai meccanismi della malattia e anzi si manifesti prima di essa, costituendone forse un segno premonitore. Potrebbe essere il caso del Parkinson, stando ad alcune osservazioni precedenti, che ora trovano riscontro in uno studio appena pubblicato: si sono presi in considerazione parenti di primo grado di questi malati per individuare l'esistenza di un'eventuale suscettibilità familiare. Sintomi depressivi e ansiosi sono molto frequenti nei parkinsoniani, soprattutto nella forma bradicinetica-rigida, l'hanno confermato anche studi come l'italiano PRIAMO e il paneuropeo PRODEST presentato l'estate scorsa all'11° Congresso europeo di neurologia a Bruxelles. Ma gli stessi sintomi psichiatrici possono manifestarsi anni prima del Parkinson, persino decenni, e si può quindi sospettare la condivisione di fattori di suscettibilità, soprattutto genetici, con tale patologia. In quest'ipotesi, la probabilità di sviluppare depressione e ansia, tra i familiari dei parkinsoniani, sarebbe maggiore che tra parenti di non malati: ed è quanto hanno voluto verificare gli autori del nuovo studio. L'interesse di ricerche come questa, oltre ad ampliare le conoscenze sulla patologia, sono le possibili implicazioni diagnostiche e terapeutiche.
Nell'ambito di uno studio storico di popolazione della Mayo Clinic di Rochester, Minnesota, su famiglie di persone affette da Parkinson, la ricerca ha analizzato mille parenti di primo grado di 162 malati e 850 parenti di primo grado di 147 soggetti come controlli. La presenza di demenza o altre malattie neurologiche, o di depressione, ansia e altre patologie psichiatriche non era criterio di esclusione per i controlli; inoltre si sono esclusi familiari sotto i 40 anni d'età, dato che il Parkinson insorge raramente in individui più giovani. Per entrambe le coorti, l'osservazione è iniziata dalla nascita fino allo sviluppo dei disturbi psichiatrici depressivi e ansiosi, definiti secondo il DSM-IV e individuati con interviste ai parenti e analisi dei riscontri medici. Tenuto conto di tutte le variabili, alla fine si è dimostrato un rischio aumentato di diversi sintomi psichiatrici nei parenti di primo grado dei malati di Parkinson rispetto al gruppo controllo: in particolare, riguardo a disturbi depressivi e ansiosi, con circa il 50% in più. C'era anche un rischio aumentato per i sintomi depressivi nei parenti di malati che erano più giovani all'esordio del Parkinson, cioè di età inferiore ai 66 anni. Per i disturbi d'ansia questa tendenza era invece meno pronunciata. Inoltre non sono emerse differenze significative tra maschi e femmine, né per le forme bradicinetico-rigide di Parkinson rispetto a tremorigene, né rispetto a parkinsoniani con o senza disturbi depressivi o ansiosi.
Sono stati esclusi anche 72 parenti che erano diventati parkinsoniani, per essere sicuri che persone con ansia e depressione non fossero a rischio anche per il Parkinson, ma i risultati sono rimasti più o meno gli stessi. Interessante che il rischio aumentato di sintomi depressivi e ansiosi non era limitato alle famiglie di pazienti parkinsoniani che avevano sviluppato tali disturbi prima dell'esordio dei sintomi motori. Quanto alla probabilità maggiore per i parenti di persone che si sono ammalate prima dei 66 anni, un altro studio l'aveva mostrata già per l'età di 50 anni. Va detto che un precedente studio aveva indicato anche per individui con Alzheimer e depressione una maggiore frequenza di familiarità per la seconda rispetto a malati di Alzheimer senza depressione. La ricerca porta dunque a concludere che depressione e disturbi d'ansia possano condividere con il Parkinson fattori di suscettibilità familiare, per esempio genetici. Ma potrebbero essere coinvolti anche fattori non genetici, dato che i parenti di primo grado dei malati potrebbero vivere nello stesso contesto ambientale, consumare gli stessi cibi e bevande, avere condizioni socio-economiche simili. In ogni caso scoprire quali sono gli elementi in gioco è importante, sia per lo screening, sia per la terapia che sia in grado di contrastare tanto i sintomi motori del Parkinson tanto quelli depressivi e ansiosi.
Elettra Vecchia
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Il rischio aumenta in famiglia
Nell'ambito di uno studio storico di popolazione della Mayo Clinic di Rochester, Minnesota, su famiglie di persone affette da Parkinson, la ricerca ha analizzato mille parenti di primo grado di 162 malati e 850 parenti di primo grado di 147 soggetti come controlli. La presenza di demenza o altre malattie neurologiche, o di depressione, ansia e altre patologie psichiatriche non era criterio di esclusione per i controlli; inoltre si sono esclusi familiari sotto i 40 anni d'età, dato che il Parkinson insorge raramente in individui più giovani. Per entrambe le coorti, l'osservazione è iniziata dalla nascita fino allo sviluppo dei disturbi psichiatrici depressivi e ansiosi, definiti secondo il DSM-IV e individuati con interviste ai parenti e analisi dei riscontri medici. Tenuto conto di tutte le variabili, alla fine si è dimostrato un rischio aumentato di diversi sintomi psichiatrici nei parenti di primo grado dei malati di Parkinson rispetto al gruppo controllo: in particolare, riguardo a disturbi depressivi e ansiosi, con circa il 50% in più. C'era anche un rischio aumentato per i sintomi depressivi nei parenti di malati che erano più giovani all'esordio del Parkinson, cioè di età inferiore ai 66 anni. Per i disturbi d'ansia questa tendenza era invece meno pronunciata. Inoltre non sono emerse differenze significative tra maschi e femmine, né per le forme bradicinetico-rigide di Parkinson rispetto a tremorigene, né rispetto a parkinsoniani con o senza disturbi depressivi o ansiosi.
Suscettibilità genetica o d'altra natura
Sono stati esclusi anche 72 parenti che erano diventati parkinsoniani, per essere sicuri che persone con ansia e depressione non fossero a rischio anche per il Parkinson, ma i risultati sono rimasti più o meno gli stessi. Interessante che il rischio aumentato di sintomi depressivi e ansiosi non era limitato alle famiglie di pazienti parkinsoniani che avevano sviluppato tali disturbi prima dell'esordio dei sintomi motori. Quanto alla probabilità maggiore per i parenti di persone che si sono ammalate prima dei 66 anni, un altro studio l'aveva mostrata già per l'età di 50 anni. Va detto che un precedente studio aveva indicato anche per individui con Alzheimer e depressione una maggiore frequenza di familiarità per la seconda rispetto a malati di Alzheimer senza depressione. La ricerca porta dunque a concludere che depressione e disturbi d'ansia possano condividere con il Parkinson fattori di suscettibilità familiare, per esempio genetici. Ma potrebbero essere coinvolti anche fattori non genetici, dato che i parenti di primo grado dei malati potrebbero vivere nello stesso contesto ambientale, consumare gli stessi cibi e bevande, avere condizioni socio-economiche simili. In ogni caso scoprire quali sono gli elementi in gioco è importante, sia per lo screening, sia per la terapia che sia in grado di contrastare tanto i sintomi motori del Parkinson tanto quelli depressivi e ansiosi.
Elettra Vecchia
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