Malattie che riemergono

14 novembre 2008
Aggiornamenti e focus

Malattie che riemergono



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Il vocabolario dello specialista in malattie infettive in passato ha dovuto arricchirsi di parole come tubercolosi e vaiolo. Ora che queste sembrano dimenticate, alcune si riaffacciano nel nuovo scenario sanitario globalizzato affiancate da altre che definiscono nuove patologie come influenza aviaria, SARS o Chikungunya. Di questi temi si è occupato un convegno organizzato a Roma lo scorso 6 novembre, intitolato "Patologie emergenti e riemergenti" e organizzato dall'Associazione Culturale "Giuseppe Dossetti: i Valori".

Una battaglia complessa


L'incontro è stato aperto dell'intervento di Ombretta Fumagalli Carulli, presidente dell'Associazione. "Da sempre virus e batteri - ha detto Fumagalli Carulli - hanno condizionato la storia del nostro pianeta e fin dall'antichità sono state necessarie misure di sanità pubblica per limitare l'impatto delle malattie. Recentemente l'epidemia di SARS ha costituito un banco di prova importante per evidenziare i problemi che le strutture governative e non hanno dovuto affrontare durante l'emergenza tra cui l'adeguamento rapido del sistema sanitario con tutti gli oneri economici che questo comporta. La battaglia per il controllo delle infezioni - ha ricordato il presidente - è molto complessa, in quanto i soggetti infetti possono trasmettere la malattia ad altri anche molto prima che la malattia si manifesti. Per cui sarebbe necessario diffondere anche e soprattutto nei paesi del terzo mondo in cui le infezioni sono più facili e frequenti, strutture diagnostiche adeguate che siano in grado di mettere in atto misure di isolamento per casi accertati o sospetti e l'adozione di una stretta sorveglianza sul campo. In questo contesto - ha aggiunto Fumagalli Carulli - è importante tenere presente anche gli effetti del clima sull'incidenza della malattie ma non solo: il fattore più rilevante che ha cambiato la scena negli ultimi decenni è stato indubbiamente il problema degli spostamenti con grande velocità di enormi masse di persone".

Un quadro in rapida evoluzione


Questo ambito di rischi è stato analizzato anche Nicola Petrosillo, direttore dell'UOC infezioni sistemiche e dell'immunodepresso dell'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive "Lazzaro Spallanzani" di Roma. "Negli ultimi anni - ha affermato Petrosillo - si è verificata una modificazione sostanziale delle tre componenti principali della catena epidemiologica (agente infettivo, modalità di trasmissione, ospite suscettibile) in gioco nella trasmissione della malattie infettive. A questo è dovuto l'emergere di nuove patologie e le ricomparsa di altre, già conosciute in passato che invece sembravano destinate all'autolimitazione. Inoltre - ha aggiunto - bisogna considerare che negli ultimi decenni si sono modificate le condizioni di suscettibilità dell'ospite in seguito all'aumento di persone immunodepresse per malattia, come nel caso dell'infezione da HIV, o da terapia farmacologica, o semplicemente per l'età avanzata. La comparsa all'inizio del 1980 di casi di HIV ha costituito il prologo di una serie di infezioni opportunistiche che hanno creato serbatoi infettivi importanti per la riemersione di malattie quasi sconfitte. Le soluzioni per limitare la diffusione delle infezioni - ha concluso Petrosillo - richiedono la cooperazione di più discipline ed entità in tutto il mondo. Le basi del successo nel contenimento delle malattie saranno l'adeguamento delle risorse finanziarie, lo scambio e la rapida comunicazione delle conoscenze e il rapido scambio di informazioni tra esperti di sanità pubblica e di discipline biomediche, ma anche tra politici ed economisti".

Gianluca Casponi



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