Troppi farmaci danno alla testa

11 giugno 2010
Interviste

Troppi farmaci danno alla testa



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di Simona Zazzetta

Si soffre di mal di testa (cefalea) e spesso in modo cronico per tanti motivi, dal ciclo mestruale alla familiarità, dai disturbi del sonno fino al sovrappeso. Recentemente anche l'abuso di farmaci è stato indicato come fattore di rischio di cronicizzazione. Per conoscerne meglio gli aspetti peculiari, Dica33 ne ha parlato con Gennaro Bussone, direttore del dipartimento di neuroscienze cliniche e del Centro cefalee dell'Istituto neurologico Besta, e presidente rieletto di Anircef, Associazione dei neurologi italiani che si occupano di cefalee all'interno della Sin, la Società Italiana di Neurologia.

Quanto è diffuso il disturbo?
La maggior parte dei pazienti che arrivano nei nostri centri (dal 50 al 78%), soffre di una cefalea cronicizzata, forma che colpisce il 4% della popolazione generale e che nel 30-50 % dei casi si associa ad abuso di farmaci assunti senza controllo medico.


Esistono persone più a rischio?
Una situazione particolare si verifica quando si considerano le donne emicraniche in gravidanza, periodo in cui l'emicrania in genere tende a scomparire (60% circa dei casi). Purtroppo, nel 20% dei casi la frequenza degli attacchi non cambia e nel 20% addirittura peggiora. Molte pazienti quindi si trovano in un vicolo cieco perché non possono assumere farmaci e se la cefalea persiste possono finire per usare di propria iniziativa rimedi che il medico non riesce a controllare, come ad esempio analgesici da banco oppure fitofarmaci, alcuni dei quali, contrariamente a quanto è comunemente ritenuto, possono essere pericolosi per il feto. Può invece accadere che, dopo il parto o al termine dell'allattamento, l'emicrania riprenda le caratteristiche che aveva prima della gravidanza.

Come si riconosce?
Riconoscere clinicamente un paziente con cefalea cronicizzata non presenta grossi problemi diagnostici: basta fare un'anamnesi corretta e approfondita, verificando con un diario delle cefalee se la frequenza e la gravità indicano una cronicità. E' fondamentale però far comprendere al paziente il suo problema di abuso: molti non se ne rendono conto affatto, anche perché usano gli analgesici per poter svolgere la propria attività quotidiana

È possibile intervenire e risolvere il problema?
Per i pazienti che soffrono di cefalea cronica con abuso di farmaci, è necessario un ricovero per disintossicazione dai farmaci, presso una struttura specialistica. Dopo la disintossicazione viene prescritta dallo specialista del centro cefalee, una cura il più possibile mirata al singolo paziente. Si deve inoltre considerare la concomitante personalità di questi pazienti che sono riluttanti a limitare o eliminare l'eccessivo uso di farmaci che al momento danno loro un transitorio sollievo, ma che a lungo andare li fanno cadere nel paradossale circolo vizioso dell'abuso, con la conseguente cronicizzazione del dolore. Secondo uno studio della mia collaboratrice Licia Grazzi i migliori risultati possono essere ottenuti col ricovero e stabilendo un rapporto empatico tra medico e paziente. Nei casi in cui l'abuso di analgesici è protratto per anni, è consigliabile una disintossicazione controllata attraverso il ricovero e seguita da un'adeguata terapia di profilassi e da una corretta terapia di supporto psicologico-comportamentale.



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