Sclerosi multipla, ipotesi vaccino

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Sclerosi multipla, ipotesi vaccino



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Sfruttare lo stesso meccanismo con cui si l'organismo distrugge la mielina per fermare la malattia, è l'obiettivo ambizioso della ricerca su un possibile vaccino contro la sclerosi multipla. Una meta ancora lontana e una soluzione che, se realizzabile, potrebbe risolvere solo una parte dei casi, ma comunque esplorata attivamente nella speranza di offrire una chance diversa dalle terapie farmacologiche, più efficace e tollerata, contro la progressione della patologia e il relativo carico invalidante. Diversi tentativi sono già stati compiuti in questa direzione e per uno di essi vengono ora segnalati risultati che sembrano decisamente incoraggianti, riferiti al congresso dell'American Neurological Association, a Washington, e in presentazione al congresso europeo sulla sclerosi multipla, a Praga. Un possibile vaccino sperimentato sull'uomo, che, dopo essersi mostrato sicuro, pare in grado di modificare la storia naturale della malattia nella sua forma recidivante-remittente, senza che si sia già dimostrato, è bene precisarlo, un beneficio clinico.

Sicurezza e tollerabilità


Alla base della sclerosi multipla c'è la distruzione, operata dagli anticorpi dello stesso sistema immunitario, della mielina, sostanza di rivestimento degli assoni (prolungamenti dei neuroni) che accelera la trasmissione degli impulsi nervosi. E' quindi una malattia autoimmune in cui il sistema immunitario è iperattivo e da questo è venuta l'idea di spegnerlo con un vaccino terapeutico, al contrario di quanto si fa contro le infezioni e cioè stimolare o accendere la risposta immunitaria per sconfiggere la patologia. Un problema è individuare i bersagli, perché gli anticorpi implicati sono diversi. Comunque ricercatori di Palo Alto, California, hanno realizzato un vaccino a DNA, siglato BHT-3009, codificante per la principale proteina mielinica, MBP, che viene attaccata dalle cellule anticorpali T nella sclerosi multipla. La specificità per le cellule che aggrediscono la mielina doveva renderlo più sicuro e meglio tollerato delle terapie farmacologiche. In uno studio condotto in Canada e Stati Uniti su trenta pazienti con la forma recidivante-remittente o la secondariamente progressiva, pubblicato l'estate scorsa, il preparato iniettato in tre dosi diverse (0,5-1,5-3 mg, per quattro volte) non aveva mostrato comunque effetti avversi superiori al gruppo placebo, né peggioramenti dell'attività cerebrale dimostrati dalla risonanza magnetica.

Non evidenziati effetti clinici


A questo è seguito il nuovo studio, un trial multicentrico condotto nell'Europa orientale su 290 malati della forma recidivante-remittente, in maggioranza mai trattati con farmaci modificanti la malattia, che hanno ricevuto placebo o BHT-3009 a dosi di 0,5 o 1,5 mg. Principale risultato è stata una riduzione del 50-60% delle lesioni captanti il gadolinio alla risonanza magnetica, che catturano cioè il mezzo di contrasto e indicano un'area attiva di malattia: solo con la dose più bassa, suggerendo un effetto cronico di tolleranza immunitaria. Il risultato secondario riguardava altri parametri della risonanza magnetica, risultati per la dose inferiore compatibili con il primo riscontro. Si sono anche osservate diminuzioni significative degli autoanticorpi nel fluido cerebrospinale, e un effetto più marcato del vaccino nei soggetti con i livelli più elevati di anticorpi anti-MBP. Non si è evidenziato però un impatto clinico significativo con nessuna delle due dosi, non si è osservato un effetto sulla disabilità o sul tasso di recidive anche se questo era relativamente basso rispetto agli studi con altri trattamenti: per valutare l'efficacia clinica verrà avviato uno studio più ampio nel 2008. Un ulteriore vantaggio del possibile vaccino rispetto ai farmaci consiste nelle somministrazioni molto meno frequenti, avvenute nello studio una volta al mese per un anno. Un passo avanti si è forse compiuto, ma certo occorre molta cautela, perché la strada è lunga e la meta non assicurata: tra l'altro c'è ancora molto da scoprire sulla sclerosi multipla, a cominciare dai geni coinvolti che potrebbero essere diversi, uno di questi, appena scoperto, è quello per il recettore dell'interleuchina 7 (Il7R).

Elettra Vecchia



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