Venlafaxina Aurobindo

18 aprile 2024

Venlafaxina Aurobindo


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Cos'è Venlafaxina Aurobindo (venlafaxina cloridrato)


Venlafaxina Aurobindo è un farmaco a base di venlafaxina cloridrato, appartenente al gruppo terapeutico Antidepressivi. E' commercializzato in Italia da Aurobindo Pharma (Italia) S.r.l.

Confezioni e formulazioni di Venlafaxina Aurobindo disponibili in commercio


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A cosa serve Venlafaxina Aurobindo e perchè si usa


Trattamento di episodi depressivi maggiori.

Prevenzione delle ricadute di episodi depressivi maggiori.

Trattamento del disturbo da ansia generalizzata.

Trattamento del disturbo da ansia sociale.

Trattamento del disturbo da panico, con o senza agorafobia.

Indicazioni: come usare Venlafaxina Aurobindo, posologia, dosi e modo d'uso


Posologia

Episodi depressivi maggiori

La dose iniziale raccomandata di venlafaxina a rilascio prolungato è di 75 mg una volta al giorno. I pazienti senza una risposta alla dose iniziale di 75 mg/die possono trarre benefici da aumenti di dose fino ad una dose massima di 375 mg una volta al giorno. Si può aumentare la dose ad intervalli di 2 settimane o più. Se clinicamente raccomandato a causa della gravità dei sintomi, gli aumenti di dose possono essere fatti ad intervalli più frequenti, ma comunque non inferiori a 4 giorni.

A causa del rischio di effetti avversi dose-correlati, gli incrementi di dose devono essere fatti solo dopo valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). Si deve mantenere la dose efficace più bassa.

I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito diversi mesi, o più a lungo. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale. Il trattamento a lungo termine può essere appropriato anche per la prevenzione delle recidive di episodi depressivi maggiori (EDM). Nella maggior parte dei casi la dose raccomandata nella prevenzione delle recidive di EDM è la stessa di quella usata durante l'episodio corrente.

La terapia con medicinali antidepressivi deve essere proseguita per almeno 6 mesi dopo la remissione.

Disturbo da ansia generalizzata

La dose iniziale raccomandata di venlafaxina a rilascio prolungato è di 75 mg una volta al giorno. I pazienti senza una risposta adeguata alla dose iniziale di 75 mg/die possono trarre benefici da aumenti di dose fino ad una dose massima di 225 mg una volta al giorno. Si può aumentare la dose ad intervalli di 2 settimane o più.

A causa del rischio di effetti avversi dose-correlati, gli incrementi di dose devono essere fatti solo dopo valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). Si deve mantenere la dose efficace più bassa.

I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito diversi mesi, o più a lungo. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale.

Disturbo da ansia sociale

La dose raccomandata di venlafaxina a rilascio prolungato è di 75 mg una volta al giorno. Non c'è evidenza che dosi più elevate conferiscano un beneficio aggiuntivo.

Tuttavia, in singoli pazienti senza una risposta adeguata alla dose iniziale di 75 mg/die, possono essere presi in considerazione aumenti fino ad una dose massima di 225 mg una volta al giorno. Si può aumentare la dose ad intervalli di 2 settimane o più.

A causa del rischio di effetti avversi dose-correlati, gli incrementi di dose devono essere fatti solo dopo valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). Si deve mantenere la dose efficace più bassa.

I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito diversi mesi, o più a lungo. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale.

Disturbo da panico

Si raccomanda l'uso di una dose di 37,5 mg/die di venlafaxina a rilascio prolungato per 7 giorni. Il dosaggio deve poi essere aumentato a 75 mg/die. I pazienti senza una risposta adeguata alla dose di 75 mg/die possono trarre benefici da aumenti di dose fino ad una dose massima di 225 mg una volta al giorno. Si può aumentare la dose ad intervalli di 2 settimane o più.

A causa del rischio di effetti avversi dose-correlati, gli incrementi di dose devono essere fatti solo dopo valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). Si deve mantenere la dose efficace più bassa.

I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito diversi mesi, o più a lungo. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale.

Pazienti anziani

Non sono ritenuti necessari particolari aggiustamenti della dose di venlafaxina solo sulla base dell'età del paziente. Tuttavia, si deve esercitare cautela nel trattamento dei pazienti anziani (ad es. a causa della possibilità di compromissione renale, possibili alterazioni nella sensibilità ed affinità dei neurotrasmettitori che insorgono con l'età). Si deve sempre ricorrere alla dose efficace più bassa, e i pazienti devono essere attentamente monitorati quando è necessario incrementare la dose.

Popolazione pediatrica

L'uso di venlafaxina non è raccomandato nei bambini e negli adolescenti.

Studi clinici controllati in bambini ed adolescenti con disturbo depressivo maggiore non sono riusciti a dimostrare l'efficacia e non supportano l'uso di venlafaxina in questi pazienti (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).

L'efficacia e la sicurezza di venlafaxina per altre indicazioni non sono state stabilite nei bambini e negli adolescenti al di sotto dei 18 anni di età.

Pazienti con compromissione epatica

Nei pazienti con compromissione epatica lieve e moderata, si deve considerare in generale una riduzione della dose del 50%. Tuttavia, a causa della variabilità interindividuale nella clearance, una personalizzazione della dose può essere auspicabile.

Ci sono dati limitati per pazienti con compromissione epatica grave. Si raccomanda cautela e si deve considerare di ridurre la dose di oltre il 50%. Devono essere valutati i potenziali benefici rispetto ai rischi nel trattamento dei pazienti con compromissione epatica grave.

Uso nei pazienti con compromissione renale

Benché non sia necessaria alcuna modifica nella dose per i pazienti con velocità di filtrazione glomerulare (GFR) tra 30 e 70 ml/minuto, si consiglia comunque cautela. Per i pazienti che necessitano emodialisi e in pazienti con compromissione renale grave (GFR < 30 ml/min), la dose deve essere ridotta del 50%. A causa della variabilità interindividuale nella clearance in questi pazienti, una personalizzazione della dose può essere auspicabile.

Sintomi da astinenza osservati con la sospensione di venlafaxina

La sospensione improvvisa deve essere evitata. Quando si interrompe il trattamento con venlafaxina, la dose deve essere ridotta gradualmente nell'arco di almeno 1-2 settimane per ridurre il rischio di reazioni da astinenza (vedere paragrafo 4.4 e 4.8). Se in seguito alla riduzione della dose o alla sospensione del trattamento si verificano sintomi insopportabili, si può considerare di riprendere con la dose precedentemente prescritta. Successivamente il medico può continuare a ridurre la dose, ma in maniera più graduale.

Modo di somministrazione

Per uso orale.

Si raccomanda l'assunzione di venlafaxina a rilascio prolungato con cibo, circa alla stessa ora del giorno. La capsula deve essere ingerita intera con del liquido e non deve essere dimezzata, frantumata, masticata o sciolta in acqua.

I pazienti trattati con venlafaxina compresse a rilascio immediato possono passare al trattamento con venlafaxina capsule a rilascio prolungato al dosaggio giornaliero equivalente più vicino. Ad es. venlafaxina compresse a rilascio immediato 37,5 mg due volte al giorno può essere sostituita con venlafaxina capsule a rilascio prolungato 75 mg una volta al giorno. Possono essere necessari aggiustamenti individuali della dose.

Le capsule di venlafaxina a rilascio prolungato contengono sferoidi che rilasciano lentamente il principio attivo nel tratto digestivo. La porzione insolubile di questi sferoidi viene eliminata e può essere osservata nelle feci.

Controindicazioni: quando non dev'essere usato Venlafaxina Aurobindo


Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

Il trattamento concomitante con inibitori irreversibili delle monoaminossidasi (MAOI) è controindicato a causa del rischio di sindrome serotoninergica con sintomi quali agitazione, tremore e ipertermia. La venlafaxina non deve essere iniziata per almeno 14 giorni dopo la sospensione del trattamento con gli inibitori irreversibili delle MAO.

La venlafaxina deve essere interrotta almeno 7 giorni prima dell'inizio del trattamento con qualunque altro inibitore irreversibile delle MAO (vedere paragrafi 4.4 e 4.5).

Venlafaxina Aurobindo può essere usato durante la gravidanza e l'allattamento?


Gravidanza

Non sono disponibili dati adeguati sulla somministrazione di venlafaxina a donne in gravidanza.

Studi su animali hanno mostrato tossicità sulla riproduzione (vedere paragrafo 5.3). Il rischio potenziale per l'uomo è sconosciuto. La venlafaxina deve essere somministrata a donne in gravidanza solo se i benefici attesi superano ogni possibile rischio.

Come per altri inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRIs/SNRIs), i sintomi da sospensione possono presentarsi nei neonati se la venlafaxina è utilizzata fino alla nascita o fino a poco prima. Alcuni neonati esposti alla venlafaxina alla fine del terzo trimestre hanno sviluppato complicazioni che hanno richiesto alimentazione artificiale, supporto respiratorio o ospedalizzazione prolungata. Tali complicazioni possono presentarsi immediatamente al momento del parto.

Dati epidemiologici suggeriscono che l'uso di SSRI in gravidanza, in particolare verso il termine della gravidanza, può aumentare il rischio di ipertensione polmonare persistente nel bambino. Benché non vi siano studi sull'associazione dell'ipertensione polmonare persistente con il trattamento con SNRI, questo potenziale rischio non può essere escluso con la venlafaxina tenendo conto del meccanismo d'azione correlato (inibizione della ricaptazione della serotonina).

I seguenti sintomi possono essere osservati nei neonati se le madri hanno assunto un SSRI/SNRI verso il termine della gravidanza: irritabilità, tremore, ipotonia, pianto persistente e difficoltà a succhiare o ad addormentarsi. Questi sintomi possono essere dovuti a effetti serotoninergici o a sintomi da esposizione. Nella maggior parte dei casi, queste complicazioni sono state osservate immediatamente o nelle 24 ore successive al parto.

I dati osservazionali individuano un rischio aumentato (inferiore a 2 volte) di emorragia postpartum in seguito a esposizione a SSRI/SNRI nel mese precedente il parto (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).

Allattamento

La venlafaxina e il suo metabolita attivo, la O-desmetilvenlafaxina, sono escrete nel latte materno. Sono stati riferiti casi post-marketing di bambini allattati al seno che hanno manifestato pianto, irritabilità e sonno anomalo. Inoltre, dopo l'interruzione dell'allattamento, sono stati riferiti sintomi coerenti con la sospensione di venlafaxina. Non si può escludere un rischio per il lattante. Pertanto, si deve scegliere se continuare/interrompere l'allattamento al seno o continuare/interrompere la terapia con venlafaxina, tenendo in considerazione il beneficio dell'allattamento al seno per il bambino ed il beneficio della terapia con venlafaxina per la donna.

Fertilità

È Stata osservata una riduzione della fertilità in uno studio in cui i ratti maschi e femmine sono stati esposti a O-desmetilvenlafaxina. La rilevanza di questo dato nell'uomo non è nota (vedere paragrafo 5.3).

Patologie correlate:


Nota: Nel contenuto della scheda possono essere presenti dei riferimenti a paragrafi non riportati.

Fonte: CODIFA - L'informatore farmaceutico



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