Infarto, rischio medio da non sottovalutare

23 marzo 2011
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Infarto, rischio medio da non sottovalutare



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Il 46% delle persone che hanno un livello di colesterolo Ldl inferiore a 130 mg/dl può essere ugualmente a rischio di infarto e ictus. È uno dei risultati cui è giunto lo studio Check, realizzato dall'Università di Milano in collaborazione con la Società italiana medicina generale (Simg), i cui risultati sono pubblicati su Nutritional Metabolism and Cardiovascular Diseases. Secondo questo studio, infatti, nove milioni di italiani, che in base a parametri tradizionali di rischio cardiovascolare sono a rischio medio, possono comunque incorrere in eventi acuti. In particolare 2 milioni, che non si curano, sono ad alto rischio. Lo studio, spiega Alberico Catapano, farmacologo dell'ateneo milanese, è stato realizzato negli ultimi otto anni analizzando sesso, età, istruzione, attività fisica, colesterolo di 7.000 cittadini assistititi in 421 ambulatori di medici di famiglia di 16 regioni italiane. E sono stati anche prelevati e analizzati campioni di sangue. Cosa che ha permesso di fotografare il rischio cardiovascolare della popolazione italiana». Tale rischio è stato quindi valutato sia in base ai più noti fattori (fumo, colesterolo, pressione arteriosa, obesità familiarità, età) che in base ad altri parametri, come il grado di istruzione o il dosaggio di proteine. «In particolare» afferma Catapano «è stata esaminata la presenza della proteina C reattiva nel sangue, prodotta nel fegato e legata all'infiammazione, e si è visto che non sono tanto i suoi livelli alti a preoccupare, ma i livelli bassi prolungati nel tempo e la loro interazione con alcuni tra i fattori di rischio più importanti, in particolare con quello dovuto al sovrappeso e al grasso viscerale (girovita oltre 88 cm nella donna e 102 nell'uomo). Accade così che anche chi ha un colesterolo Ldl inferiore a 130 può essere ad alto rischio».



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