Mal di testa nei bimbi: va riconosciuto e curato

11 novembre 2011
Aggiornamenti e focus, Speciale Mal di testa

Mal di testa nei bimbi: va riconosciuto e curato



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La cefalea ricorrente è uno dei sintomi più noti dell'emicrania e in età pediatrica ha un'incidenza altissima: ne soffre l'80% dei bambini che, soprattutto se molto piccoli, manifestano il proprio disagio con pianti e capricci. Questi segnali non vanno ignorati o sottovalutati, soprattutto quando almeno un genitore che ne è affetto. I bambini cominciano infatti ad essere in grado di lamentare mal di testa intorno ai 2-3 anni di età. La prima cosa da fare in questo caso, come spiegano gli esperti dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dove è attivo il Centro cefalee, è rivolgersi al pediatra di famiglia per stabilire se il mal di testa è espressione di emicrania, cioè una patologia vera e propria, o sintomo di altre malattie come sinusiti, patologie cerebrali potenzialmente serie o difetti di vista. Poi se necessario rivolgersi a un centro specializzato. «Il trattamento dell'emicrania in età pediatrica può essere sia di tipo farmacologico che non farmacologico. In tutti i casi è estremamente importante» sottolinea Massimiliano Valeriani, responsabile di Alta specializzazione neurologia del Bambino Gesù. Il dolore non trattato tende infattia ripetersi e a cronicizzate ma commenta lo specialista «In Italia c'è la tendenza a pensare che i farmaci antidolorifici non debbano essere usati nei bambini, per cui non è raro osservare bambini emicranici che "devono sopportare il dolore", figli di genitori a loro volta emicranici che fanno addirittura eccessivo uso di antidolorifici. È chiaro che la via di mezzo è quella più corretta e che il pediatra o il Centro cefalee a cui ci si è rivolti possono dare delle indicazioni sui farmaci da usare. Questi non coincidono sempre con quelli impiegati per la cefalea gli adulti, alcuni dei quali non sono autorizzati nel bambino. Se poi la frequenza degli attacchi emicranici diventa troppo elevata, esistono numerosi farmaci "curativi", non di per sé antidolorifici che, agendo sulle cause di questa malattia, possono migliorare la situazione».



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