Sodio e iodio: consigli per proteggere arterie e tiroide

24 marzo 2014
Interviste

Sodio e iodio: consigli per proteggere arterie e tiroide



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Gli italiani consumano troppo sodio - contenuto per esempio nel comune sale da cucina - e poco iodio rispetto alle raccomandazioni. Lo sanno bene gli esperti dell'Istituto Superiore di Sanità, che con lo slogan «meno sale ma iodato», hanno dato il via a una serie di iniziative per cercare di ristabilire il giusto equilibrio tra questi due elementi fondamentali per la nostra salute. Ultima in ordine di tempo, un'indagine condotta per verificare l'atteggiamento e le conoscenze dei medici di famiglia. Ci aggiorna sull'argomento Antonella Olivieri, responsabile scientifico di Osnami, l'Osservatorio nazionale per il monitoraggio della iodoprofilassi in Italia, che mette in luce soprattutto l'importanza della prevenzione e dell'informazione.

Perché è così importante tenere sotto controllo i livelli di sodio e di iodio?
«Sodio e iodio rappresentano una piccola ma importantissima parte della nostra alimentazione e sono fondamentali per il corretto funzionamento dell'organismo. Troppo sale nella dieta - e quindi troppo sodio - può portare a gravi problemi cardiovascolari, prima tra tutte l'ipertensione, ma anche a tumori dello stomaco e osteoporosi.

La carenza di iodio porta innanzitutto problemi alla tiroide (la più frequente il gozzo) che non riesce a funzionare al meglio, ed è importante notare che anche che se questa mancanza di iodio si verifica nelle fasi più precoci della vita gli effetti possono essere davvero significativi. Un'informazione che riguarda soprattutto le donne in dolce attesa: bastano carenze anche moderate di iodio nell'alimentazione della futura mamma per aumentare il rischio che il bimbo abbia problemi nelle funzioni cognitive e motorie».

Quali sono i livelli raccomandati e quali sono quelli registrati nella popolazione italiana?
«L'Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di non superare il consumo giornaliero di 5 grammi di sale (equivalenti a circa 2 grammi di sodio), ma in Italia quasi tutti gli uomini (96 per cento) e le donne (86 per cento) tra i 35 e i 79 anni ne consumano troppo, in media 11 e 8 grammi, rispettivamente.

Per quanto riguarda lo iodio, gli esperti raccomandano 150 mg di iodio al giorno per gli adulti, valori che devono essere leggermente aumentati nelle donne donne in gravidanza e durante l'allattamento. Tuttavia dati raccolti dall'Osnami sull'assunzione di iodio con l'alimentazione senza l'utilizzo del sale iodato, dimostrano che questa è di gran lunga inferiore al fabbisogno, siamo intorno al 55-60 per cento del fabbisogno».

Cosa fanno o hanno fatto le istituzioni in Italia per cercare di regolare i livelli di sodio e iodio?
«Un passo importante compiuto dalle autorità sanitarie italiane è stata la legge 55/2005 che di fatto realizza un programma di iodoprofilassi su scala nazionale. La legge prevede la disponibilità di sale iodato in tutti i punti vendita (supermercati, tabaccherie, piccoli spacci alimentari, eccetera), il suo utilizzo nella ristorazione collettiva (per esempio mense scolastiche e aziendali) e nella preparazione e conservazione degli alimenti (industria alimentare). Inoltre, vengono portate avanti campagne di informazione e sensibilizzazione che però, come emerge anche dall'ultima indagine condotta sui medici di famiglia, non hanno ancora avuto il successo sperato. Importante anche l'accordo firmato già nel 2009 tra Ministero della Salute con le associazioni di panificatori e le industrie alimentari, per ridurre del 15 per cento il contenuto di sale nel pane in 4 anni».

Come ridurre il sodio assunto con l'alimentazione? È sufficiente eliminare la saliera dalle nostre tavole?
«Ridurre l'uso del sale quando si cucina è senza dubbio importante, ma non bisogna dimenticare che il sodio è contenuto anche in molti altri alimenti, soprattutto i piatti pronti, e in prodotti "insospettabili" come biscotti e dolci confezionati. Sostituire il sale con le spezie è un modo per dare sapore ai piatti senza pesare sulla salute di cuore e vasi e utilizzare "poco sale ma iodato" rimane una delle regole base per un'alimentazione salutare».

Oltre al sale iodato quali sono gli alimenti che contengono più iodio? L'alimentazione è l'unico modo per aumentare i livelli di iodio (mi viene in mente la classica frase "l'aria di mare fa bene perché è ricca di iodio)?
«La prima fonte di iodio per l'uomo è l'alimentazione: gli alimenti più ricchi di iodio sono i pesci di mare ed i crostacei, ma anche uova, latte ne contengono buone quantità, mentre nella carne, nei vegetali e nella frutta il contenuto di iodio è minore. L'aria di mare è in effetti più ricca di iodio rispetto a quella di altre aree geografiche, ma purtroppo la quantità di iodio che riusciamo ad assorbire respirando a pieni polmoni in riva al mare è trascurabile. Decisamente meglio optare per il sale iodato, visto che 1 grammo di questo sale fornisce fino a 30 microgrammi di iodio in più (per un adulto, 1/5 del fabbisogno giornaliero). E a questo proposito ci tengo a precisare che tutti possono utilizzare il sale iodato senza rischi per la salute dal momento che le quantità di iodio aggiunto sono fisiologiche e non certo farmacologiche. Non si sta quindi parlando di assumere un medicinale, ma solo di aumentare i livelli di questo elemento per permettere al nostro organismo di funzionare al meglio».



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