L'accusa del ginecologo: i test sul sangue materno non funzionano

02 aprile 2014
Interviste

L'accusa del ginecologo: i test sul sangue materno non funzionano



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L'accusa è senza scampo: «Non sono attendibili». Sul banco degli imputati ci sono i nuovi test di screening sul sangue materno per verificare le anomalie del feto. Chi lancia l'allarme è Claudio Giorlandino, ginecologo, presidente della Fondazione Altamedica per lo studio delle patologie della madre e del feto, che racconta a Dica33: «Negli ultimi mesi si sono rivolte a me otto gestanti che avevano avuto un test positivo per patologia fetale, prevalentemente da un unico centro di genetica dopo essere state sottoposte a questi test di screening. Ho eseguito in questi 8 casi il test di conferma mediante villocentesi o amniocentesi riscontrando, con crescente sbigottimento che, su questi otto feti definiti patologici, addirittura in sei non venivano confermate le patologie. Di questi, infatti, cinque sono risultati perfettamente sani e uno è verosimilmente altrettanto sano, anche se ancora sono in corso verifiche».

Come sono possibile questi errori?
«Intanto va detto che quello che viene analizzato non è il Dna del bambino, ma è quello della placenta che è un Dna "di scarto", in alcuni casi il test viene negativo non perché non ci sono anomalie ma perché non viene trovato il Dna. Il fatto è che promettono un margine di errore dello 0,1 per cento ma se guardiamo alla mia esperienza di questi ultimi giorni siamo a una percentuale del 75 per cento...».

Con il rischio di fare scelte dolorose...
«La cosa più grave è che questi test vengono fatti alla decima settimana di gestazione, poi ci vuole una settimana per il risultato e quindi si rientra nei tempi per potersi sottoporre a una interruzione volontaria della gravidanza, di modo che molte madri abortiscono senza fare altri esami più probatori».

Quindi lei consiglia: amniocentesi e villocentesi.
«Sì, anche perché pure noi nel nostro centro avevamo provato a utilizzare questi test che sono ovviamente molto meno invasivi essendo basati su un semplice prelievo del sangue, ma ci siamo accorti che non funzionavano. Poi le donne devono sapere che questi test sono finalizzati alla individuazione della sola sindrome di Down. Poiché percentualmente si sa che su mille parti ci sono 80 casi di anomalie genetiche più o meno gravi e di queste 80 una sola è relativa alla sindrome di Down, mi domando: vale la pena?».

Per questo ha lanciato il suo appello.
«Sì. E spero che i Nas vengano a sequestrare la documentazione di cui sono in possesso e intervengano».



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