Sotto sforzo il cuore non mente

14 settembre 2010
Aggiornamenti e focus

Sotto sforzo il cuore non mente



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Nell'area a cura dell'IRCCS Cardiologico Monzino si parla del test da sforzo cardiopolmonare, fondamentale nella diagnosi di diverse malattie cardiologiche e respiratorie e nella scelta della terapia più adeguata

Quando si parla di diagnostica nel campo delle malattie cardiovascolari viene spontaneo pensare a test come lelettrocardiogramma, o alla diagnostica per immagini. E giusto, naturalmente, ma questo non esaurisce il campo delle indagini possibili; soprattutto in patologie, come lo scompenso cardiaco, che interessano anche altri organi e sistemi. E il caso del test da sforzo cardiopolmonare, che si basa sullesecuzione di un lavoro fisico, condotto dal paziente su un cicloergometro o al tappeto rotante. ''Si tratta del test fondamentale per stabilire se esiste una limitazione della funzionalità cardiopolmonare, e quanto sia grave questa limitazione'' spiega il professor Piergiuseppe Agostoni, responsabile Unità Operativa Scompenso, Cardiologia Clinica e Cardiologia Riabilitativa dellIRCCS Cardiologico Monzino di Milano. ''Infatti il paziente può pensare di non soffrirne semplicemente perchè si autolimita, cioè evita gli sforzi che possono scatenare i sintomi della malattia. Con il test da sforzo cardiopolmonare è quindi possibile una valutazione oggettiva di questo aspetto''. Ma lutilità del test non si limita a questo: ''Nello scompenso cardiaco vengono coinvolti i polmoni, il cuore, i muscoli e con questa indagine è possibile stabilire quale sia la causa della limitazione identificando quale organo o sistema presenti un deficit. Questo dato è fondamentale anche per stabilire quale trattamento, farmacologico o anche non farmacologico, vada prescritto in quel singolo caso. Inoltre, valutando nel tempo se la funzionalità del paziente migliora, si può stabilire se il trattamento è efficace o se invece vada cambiato''. Il test, fondamentale in cardiologia, trova impiego anche in altri campi, come la pneumologia e la riabilitazione, ''ma anche nelle persone sane che vogliano cominciare unattività fisica impegnativa. Con il test è possibile individuare il range di sforzo, e quindi di frequenza cardiaca, che consente di allenarsi senza correre rischi. E vero, infatti, che lattività fisica, nei grandi numeri, apporta dei benefici, ma va tarata in base alla propria situazione individuale''.

Il test da sforzo cardiopolmonare, proprio per la sua sensibilità, deve essere condotto seguendo procedure ben precise e in centri che abbiano una consistente esperienza in materia. ''Per cominciare, è necessaria la famigliarizzazione del paziente con lo svolgimento del test, in quanto se non lavora correttamente al cicloergometro o al tappeto rotante, cè la possibilità che i risultati siano falsati. Di conseguenza, se alla prima esecuzione si ha un risultato patologico, è bene ripetere lesame: nel caso di un paziente affetto da una patologia polmonare lesame può essere ripetuto il giorno stesso, ma nel caso di un cardiopatico è opportuno attendere almeno 24 ore. Questo pone problemi anche sul piano amministrativo, in quanto sia il servizio sanitario, sia eventuali assicurazioni, non sempre hanno presente questa necessità di procedere alla ripetizione''. Anche il tipo di ergometro che si impiega non è indifferente:'' Il cicloergometro, nel quale la persona sottoposta al test produce lo sforzo pedalando, e il tappeto rotante, dove invece cammina, hanno caratteristiche differenti: ''Il cicloergometro comporta un consumo di ossigeno superiore del 10%, e già questo è un aspetto da tenere presente quando si confrontano i risultati di test fatti in situazioni differenti. Inoltre, nel cicloergometro si varia il carico di lavoro semplicemente agendo sul freno dellapparecchio, (cioè rendendo ''più dura'' la pedalata, ndr) mentre nel tappeto rotante si possono variare sia la velocità sia la pendenza, e questo rende più complesso il calcolo del lavoro svolto''. Un altro aspetto è la durata dellesercizio - un conto è compiere un lavoro per 5 minuti, un altro per dieci - e poi quali parametri considerare. Infatti, inizialmente si valutava la funzionalità esclusivamente sulla base del consumo di ossigeno, in seguito sono stati elaborati altri parametri. ''Persino troppi'' commenta il professor Agostoni. ''Ora è necessario mettere un po di ordine e arrivare a una standardizzazione del test, cominciando dalla sua durata e proseguendo poi con lindicazione di alcuni parametri cui fare riferimento da parte di tutti''. Ed è in questa direzione che vanno anche le ricerche condotte, al Cardiologico Monzino, dallèquipe del professor Agostoni.

L'altro aspetto importante, poi, è lesperienza del centro in cui si effettua lesame. ''E necessario personale formato sul piano culturale, che sappia interpretare adeguatamente i risultati. Inoltre è bene che nel centro vengano eseguiti molti test: se lasciati inutilizzati, i dispositivi di cui ci serve tendono a perdere la taratura, ragion per cui i risultati non sono affidabili''. Per rendere lidea, un centro di eccellenza come quello del Cardiologico Monzino ne ha condotti nellanno 2005 oltre 1000. E, parallelamente allattività clinica, allUnità del professor Agostoni continuano le ricerche. ''Attualmente siamo impegnati in studi di tipo farmacologico, che valutano cioè gli effetti dei diversi trattamenti sulla funzionalità del paziente con scompenso cardiaco''. Ricerche, quindi, che si traducono direttamente nel miglioramento della qualità della vita del paziente.



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