C’è una stretta relazione tra colon irritabile e psiche

20 aprile 2015
Interviste, Speciale Depressione

C’è una stretta relazione tra colon irritabile e psiche



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Che la sindrome del colon irritabile possa pesare enormemente sulla vita quotidiana - a causa di diarrea o stitichezza, o di entrambe, spesso accompagnate da persistenti dolori addominali - era noto da tempo. Meno nota era la forte correlazione tra questa condizione spesso debilitante e la presenza di depressione e ansia, che è stata ora quantificata da uno studio su oltre 500 pazienti, promosso dall'Associazione italiana dei gastroenterologi ed endoscopisti digestivi ospedalieri (Aigo). Dica33 ne ha parlato con Marco Soncini, coordinatore dello studio e consigliere nazionale dell'associazione.

Dottor Soncini, cominciamo dall'inizio: che cos'è la sindrome del colon irritabile?
«Si parla di sindrome del colon irritabile quando persistono a lungo - almeno tre mesi - sintomi vari di disagio gastrointestinale, dolore addominale e problemi di regolarità intestinale, sia a causa di diarrea sia a causa di stitichezza o di un alternarsi di entrambe. In generale è qualcosa che altera le normali abitudini nell'andare in bagno e le caratteristiche delle feci».

Che cosa ha osservato il vostro studio?
«I primi dati dello studio che coordino, condotto su oltre 500 pazienti affetti da questa sindrome e in cura presso 26 centri Aigo, confermano innanzitutto che si tratta in grandissima maggioranza di donne (quasi i tre quarti, il 73 per cento) con un'età media di circa 40 anni.
Un altro dato rilevante che emerge è quello che riguarda l'efficacia, assai modesta, delle cure disponibili. Si dovrebbe presumere che chi è già in terapia abbia una qualità di vita migliore, ma purtroppo non è così: confrontando i pazienti appena diagnosticati (metà del campione) con quelli in cura già da tempo, infatti, non emergono differenze di rilievo circa il modo in cui ogni paziente valuta la propria situazione. Ciò indica che le terapie oggi disponibili non sono soddisfacenti perché non riescono a ridurre le loro difficoltà, controllando i sintomi della malattia».


Quanto incide la malattia sulla vita quotidiana?
«Oltre la metà dei pazienti segnala che la sindrome li condiziona obbligandoli a cambiamenti di abitudini sia nella vita privata sia in quella lavorativa e relazionale. Per provare a misurare l'intensità dei sintomi abbiamo chiesto ai pazienti di usare una scala visuale per indicare le difficoltà che provano, cioè di indicare graficamente il livello del loro disagio riempiendo una porzione più o meno ampia di una barra lunga 10 centimetri. L'estremo a sinistra della retta rappresenta l'assenza del sintomo mentre l'altra estremità indica il massimo livello percepito.
In media i pazienti hanno valutato il livello del loro dolore con una intensità pari a circa 5 su 10 ed una percezione del gonfiore intestinale di poco superiore (5,5 su 10)».



E questo stato di malessere persistente può accrescere il rischio di depressione e ansia?
«Noi abbiamo osservato che un paziente con colon irritabile su dieci soffre di depressione a e quattro su dieci sono colpiti da ansia, ma questo non significa che la sindrome ne sia responsabile. È però una conferma della stretta correlazione tra benessere psicologico e benessere gastrointestinale».

In concreto che conseguenze comporta questa osservazione?
«È la conferma della necessità di un approccio multidisciplinare, che sotto il coordinamento del gastroenterologo coinvolga anche psicologi e nutrizionisti.
Purtroppo gli alimenti in grado di peggiorare la situazione non sono comuni a tutti i pazienti, è quindi necessario fare caso per caso un lavoro di inserimento o esclusione di cibi dalla dieta per verificare quali eventualmente provocano l'irritazione. Tra gli alimenti che espongono genericamente a questo rischio vi sono:latte, dolcificanti (sorbitolo, fruttosio etc.), frutta (in particolare pesche, pere e prugne), verdura (cavoli, carciofi, spinaci, cipolla, rucola, cetrioli, sedano), spezie, caffè, the, Coca Cola e bevande contenenti caffeina, e tutte le bibite gasate».


Accanto alla maggiore attenzione verso specifici alimenti, ci sono altre raccomandazioni per gestire al meglio la sindrome del colon irritabile?
«Il consiglio è di mangiare a orari regolari e senza fretta, evacuare sempre alla stessa ora (preferibile al mattino dopo la colazione, quando interviene un riflesso fisiologico), praticare una moderata ma costante attività fisica, evitare l'uso eccessivo di farmaci, lassativi in particolare,evitare alcolici e cibi troppo speziati. Al medico spetta poi la valutazione, caso per caso, della terapia farmacologica - a base di antispastici, antidiarroici e lassativi - eventualmente indicata per ciascun paziente. Si sta ancora valutando l'efficacia dei probiotici».

Fabio Turone



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