Mieloma multiplo, una chance per le forme refrattarie. Intervista all’ematologo Nicola Cascavilla

14 maggio 2021
Speciale Mieloma multiplo

Mieloma multiplo, una chance per le forme refrattarie. Intervista all’ematologo Nicola Cascavilla



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Il mieloma multiplo è un tumore maligno delle plasmacellule, le cellule che in condizioni fisiologiche producono anticorpi. Uno degli aspetti più preoccupanti di questo tumore del sangue, è la sua progressione, caratterizzata da un modello ricorrente di remissione e recidiva.

Da pochi mesi è disponibile in Italia un nuovo farmaco, indicato per le forme refrattarie, belantamab mafodotin. Abbiamo chiesto a Nicola Cascavilla Direttore dell'Ematologia, all'Ospedale "Casa Sollievo della Sofferenza" IRCCS di San Giovanni Rotondo (FG), di raccontarci della sua esperienza con i pazienti che lo hanno sperimentato.

Nicola Cascavilla: una nuova possibilità terapeutica e prospettiva di vita


Il mieloma multiplo si contraddistingue per diverse fasi di malattia durante le quali si effettua il trattamento, con intervalli in cui vi è una remissione quasi completa della malattia, con sintomi per lo più assenti o sempre più brevi. Ma dopo alcuni anni il mieloma multiplo diventa non più responsivo al trattamento, con i farmaci e le terapie disponibili.

«Il nostro lavoro a Casa Sollievo della Sofferenza si svolge nel reparto di ematologia, nello specifico ogni anno facciamo circa 50 nuove diagnosi di mieloma multiplo. Pazienti che poi seguiamo direttamente anche per le diverse linee di trattamento» spiega Cascavilla «Per quanto riguarda la sperimentazione di belantamab abbiamo partecipato attivamente allo studio denominato Dream3, arruolando due pazienti. La terapia si è dimostrata ben tollerata e le prospettive sono buone. Con una risposta del 34-35%, che non è poco per dei pazienti pluritrattati». Per questi malati, «già sottoposti ad un notevole carico terapeutico, belantamanb costituisce una importante opzione aggiuntiva, una chance, una possibilità di aumento della prospettiva di vita» ha sottolineato Cascavilla.

Meno accessi in ospedale e migliore qualità di vita


«Un altro vantaggio di belantamab è che «prevede delle infusioni ogni 3 settimane, contro le altre terapie che sono da somministrare con cadenza ravvicinata, per esempio ogni 3-7 giorni; le infusioni, prevedono la necessità di day hospital, pertanto cambia di molto l'aderenza se il paziente deve venire ogni 21 giorni» aggiunge Cascavilla.

Questo vantaggio, che aumenta anche in condizioni normali la qualità di vita del paziente, si è rivelato ancora più positivo nel periodo pandemico, in particolare quando risultava potenzialmente pericoloso recarsi in ospedale: «per cercare di ridurre la possibilità di contagio e tutelare i pazienti, abbiamo riorganizzato la gestione della terapia di tutti i pazienti con mieloma multiplo» ha spiegato Cascavilla. «Abbiamo privilegiato le terapie con assunzione orale, inviando le loro medicine direttamente a casa con un corriere, abbiamo, laddove possibile, scelto terapie per infusione con intervalli più lunghi».

È stato poi istituito «un servizio di telemedicina, per i pazienti con mieloma multiplo che, attraverso videochiamate e invio di messaggi di posta elettronica, ha permesso di gestirli in piena sicurezza». Infine, ha aggiunto Cascavilla «laddove possibile, per evitare il rischio di contagio da Covid-19, abbiamo riprogrammato i controlli da effettuare in ospedale, lasciando un intervallo di 7-8 mesi, al posto dei tradizionali sei mesi».

Come agisce belantamab

Belantamab mafodotin è il primo farmaco anti-BCMA umanizzato di prima classe approvato nell'Unione Europea come monoterapia per il trattamento del mieloma multiplo in pazienti adulti che hanno ricevuto almeno quattro terapie precedenti e la cui malattia è refrattaria ad almeno un inibitore del proteasoma, un agente immunomodulatore e un anticorpo monoclonale anti-CD38 e che hanno dimostrato la progressione della malattia durante l'ultima terapia.

Belantamab è un farmaco indicato per quei pazienti il cui mieloma multiplo è recidivante e refrattario e continua a progredire, nonostante abbiano ricevuto più di un trattamento. Si stima siano circa 200 i pazienti per i quali il farmaco potrebbe essere utilizzato. «Il meccanismo d'azione» ha spiegato Cascavilla «è diverso dagli altri farmaci che si usano per il mieloma, perché è un anticorpo monoclonale coniugato con un agente tossico delle plasmacellule. Belantamab agisce portando questa sostanza tossica all'interno delle plasmacellule malate che vengono distrutte. Si tratta di un meccanismo di azione cellulare che lo rende simile alla più famosa terapia Car-T».



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