Mieloma multiplo: una nuova possibilità terapeutica, il parere degli ematologi

25 ottobre 2021
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Mieloma multiplo: una nuova possibilità terapeutica, il parere degli ematologi



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Il mieloma multiplo è un tumore maligno delle plasmacellule, le cellule che in condizioni fisiologiche producono anticorpi. Uno degli aspetti più preoccupanti di questo tumore del sangue, è la sua progressione, caratterizzata da un modello ricorrente di remissione e recidiva. Negli ultimi anni si sono fatti notevoli passi avanti nella cura dei pazienti. Quattro ematologi ci spiegano quali sono gli ultimi sviluppi in campo terapeutico e come è migliorata la qualità di vita dei pazienti.

Massimo Offidani: high unmet medical needs


In oncologia ematologica, uno dei bisogni insoddisfatti più rilevanti è la mancanza di un trattamento efficace per i pazienti affetti da mieloma multiplo recidivato/refrattario. Nonostante i progressi terapeutici, la malattia tende inesorabilmente a progredire nonostante i molti farmaci attualmente disponibili. Abbiamo chiesto al dott. Massimo Offidani, dirigente medico presso Clinica di Ematologia Aou Ospedali Riuniti di Ancona, che cosa si intende esattamente per "high unmet medical needs" e perché sono spesso citati in riferimento al mieloma multiplo avanzato. «Con "high unmet medical needs" intendiamo riferirci a specifici bisogni terapeutici riguardanti il mieloma multiplo che non hanno ancora trovato piena soddisfazione. È certo che negli ultimi 20 anni la terapia del mieloma multiplo ha assistito a una vera e propria rivoluzione, non soltanto per l'introduzione di nuovi farmaci come gli immunomodulanti quali lenalidomide, gli inibitori del proteasoma come bortezomib e carfilzomib e anticorpi monoclonali quali daratumumab, ma anche per la possibilità di combinarli in regimi di induzione a 3-4 farmaci estremamente efficaci sia nel paziente eleggibile che non eleggibile al trapianto autologo. Tutto ciò ha portato a un significativo miglioramento della prognosi di questa malattia ma, nel contempo, utilizzando combinazioni di molti nuovi agenti in prima linea, sono diminuite le opzioni terapeutiche per le fasi più avanzate di malattia nelle quali il paziente con mieloma multiplo diviene refrattario a più classi di farmaci somministrati in precedenza (cosiddetti triplo-, quadruplo- e penta-refrattari) e presenta una prognosi non favorevole. Da qui la necessità di sviluppare agenti con meccanismo d'azione diverso da utilizzare nei refrattari e nelle linee più avanzate di terapia per cercare di superare questa refrattarietà».

Maria Teresa Petrucci: importante valutare la qualità di vita dei pazienti


Un forte avanzamento nella cura dei pazienti con mieloma multiplo si è avuto con la messa a punto di belantamab mafodotin, un anticorpo bispecifico innovativo che, nello studio Dreamm-2, ha dimostrato di essere efficace in questa popolazione di pazienti, con risultati positivi anche in termine di qualità di vita. «Ai pazienti che hanno partecipato agli studi sono stati somministrati dei questionari prima dell'inizio, durante e al termine del trattamento proprio per valutare i cambiamenti dei sintomi più frequenti di questa malattia come stanchezza, neuropatia, dolori ossei», spiega Maria Teresa Petrucci, dirigente medico presso l'Ematologia dell'Azienda Policlinico Umberto I, dipartimento di Biotecnologie cellulari ed Ematologia, Università Sapienza di Roma. «In questi studi vengono riportati i miglioramenti ottenuti soprattutto nei pazienti che hanno risposto al trattamento. Le criticità maggiori sono state gli effetti collaterali legati ai disturbi visivi, secchezza e dolore degli occhi che raramente hanno causato l'interruzione definitiva del trattamento. Disturbi che si sono risolti al termine della somministrazione. Per cui la conclusione dei lavori è che il bilanciamento tra effetti collaterali ed efficacia è a favore dell'utilizzo del belantamab mafodotin».

Nicola Cascavilla: una nuova possibilità terapeutica e prospettiva di vita

Il mieloma multiplo si contraddistingue per diverse fasi di malattia durante le quali si effettua il trattamento, con intervalli in cui vi è una remissione quasi completa della malattia, con sintomi per lo più assenti o sempre più brevi. Ma dopo alcuni anni il mieloma multiplo diventa non più responsivo al trattamento, con i farmaci e le terapie disponibili. «Il nostro lavoro a Casa Sollievo della Sofferenza si svolge nel reparto di ematologia, nello specifico ogni anno facciamo circa 50 nuove diagnosi di mieloma multiplo. Pazienti che poi seguiamo direttamente anche per le diverse linee di trattamento» spiega Nicola Cascavilla Direttore dell'Ematologia, all'Ospedale "Casa Sollievo della Sofferenza" IRCCS di San Giovanni Rotondo (FG) «Per quanto riguarda la sperimentazione di belantamab mafoditin abbiamo partecipato attivamente allo studio denominato Dreamm-3, arruolando due pazienti. La terapia si è dimostrata ben tollerata e le prospettive sono buone. Con una risposta del 34-35%, che non è poco per dei pazienti pluritrattati». Per questi malati, «già sottoposti ad un notevole carico terapeutico, belantamanb mafodotin costituisce una importante opzione aggiuntiva, una chance, una possibilità di aumento della prospettiva di vita» ha sottolineato Cascavilla.

Mario Boccadoro: la sopravvivenza dei pazienti è aumentata

I risultati delle ricerche hanno portato a miglioramenti incredibili nell'ambito di questa malattia. «Numericamente la sopravvivenza globale, negli ultimi dieci anni di questi pazienti è aumentata di almeno quattro volte» specifica il prof. Mario Boccadoro, ematologo dell'Università di Torino «e non si sta parlando di mesi ma di anni, quindi, parlare di una sopravvivenza di un malato di 10 anni oggi è qualcosa che rappresenta la norma. Un grande successo della ricerca, sia di nuove molecole che della ricerca clinica».

Tra poco anche in Italia sarà disponibile il belantamab mafodotin, un farmaco indicato dalla quinta linea di trattamento in poi, per tutti quei pazienti che hanno esaurito le opzioni terapeutiche per il trattamento della loro malattia. «Il farmaco ha un meccanismo d'azione nuovo. Si tratta di un anticorpo monoclonale 'armato', che è legato a una molecola tossica. L'anticorpo si attacca alla cellula tumorale e precisamente al Bcma, l'antigene di maturazione delle cellule B e introduce all'interno della cellula una molecola tossica» ha sottolineato Boccadoro e conclude «La sperimentazione del farmaco ha dato buoni risultati. Resta da segnalare un particolare effetto collaterale ovvero la visione offuscata. Si tratta di una complicanza reversibile, che si presenta solo durante il trattamento, ma che risulta fastidiosa per i pazienti, che vanno informati».



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