Long Covid, le donne ne soffrono di più

29 agosto 2022
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Long Covid, le donne ne soffrono di più



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Uno studio pubblicato oggi sulla rivista Current Medical Research and Opinion sostiene che le donne hanno probabilità significativamente maggiori di soffrire di long COVID rispetto agli uomini, e che i sintomi della malattia sono sostanzialmente diversi a seconda del genere. Numerosi studi hanno esaminato le differenze relative al sesso per quanto riguarda ricoveri, necessità di terapia intensiva, supporto ventilatorio e mortalità, ma la ricerca sulle problematiche specifiche causate dal virus e sui suoi danni a lungo termine sono state sottovalutate. «La conoscenza delle differenze tra i sessi alla base delle manifestazioni cliniche, della progressione della malattia e degli esiti sanitari di COVID-19 è fondamentale per l'identificazione e la progettazione razionale di terapie efficaci e interventi di salute pubblica che siano inclusivi e sensibili alle potenziali esigenze di trattamento differenziale di entrambi i generi» spiega Shirley Sylvester, dello Health of Women Team di Johnson & Johnson, New Brunswick, Stati Uniti, autrice principale del lavoro. I ricercatori hanno analizzato i dati di circa 1,3 milioni di pazienti, e hanno osservato che le donne con long COVID presentavano una varietà di sintomi, tra cui problemi a orecchie, naso e gola, disturbi dell'umore, neurologici, cutanei, gastrointestinali e reumatologici, e affaticamento. I pazienti di sesso maschile, invece, avevano maggiori probabilità di soffrire di disturbi endocrini, come il diabete, e disturbi renali. Gli esperti hanno rilevato anche alcune situazioni che potranno essere oggetto di ulteriori studi. In particolare, si è visto che le donne possono essere maggiormente a rischio di esposizione al virus in alcune professioni, come l'assistenza infermieristica e l'istruzione, e che potrebbero esserci disparità nell'accesso alle cure basate sul genere in grado di influenzare la storia naturale della malattia, portando a più complicazioni e sequele. «La disponibilità di dati disaggregati per sesso è fondamentale se vogliamo garantire che vengano presi in considerazione tutte le tendenze nel decorso della malattia» concludono gli autori.


Fonte: Doctor33


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