È morto Oliver Sacks, il neurologo-scrittore

31 agosto 2015
Aggiornamenti e focus

È morto Oliver Sacks, il neurologo-scrittore



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All'età di 82 anni, ieri, 30 agosto, è morto a New York il celebre neurologo britannico Oliver Sacks. Era affetto da cancro al fegato, una conseguenza del melanoma dell'occhio che lo aveva colpito nel 2006, ed era entrato nella sua fase terminale. Lui stesso aveva dato l'annuncio del tumore a febbraio di quest'anno con un editoriale sul New York Times.

Sacks era famoso in tutto il mondo per i suoi libri sulle patologie del cervello. Uno dei suoi più famosi libri è L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, uscito nel 1985. Da un altro libro, Risvegli, era stato tratto un film con Robin Williams e Robert De Niro del 1990. Il suo primo saggio risale al 1970, Emicrania. L'ultima pubblicazione in lingua italiana è Allucinazioni .
Uscirà postumo in Italia un'autobiografia del neurologo, - dovremmo trovarlo in libreria a ottobre - In movimento. Pubblicato negli Stati Uniti ad aprile con il titolo On the Move: A Life.

In 40 anni di carriera ha pubblicato una quindicina di opere, uniche nel suo genere: l'autore non fa altro che raccontare i suoi casi clinici, la storia dei suoi pazienti, la malattia, ma la sua scrittura riesce a trasformare tutto ciò in pura letteratura e le storie dei suoi assistiti diventano vere e proprie narrazioni di vite, che catturano il lettore come se stesse leggendo un romanzo.

Oliver Sacks è rimasto per tutta la vita il medico e l'uomo in grado di ascoltare i sintomi dei suoi pazienti e di saperli comunicare in maniera semplice e a tratti affascinante.

Solo due anni fa, in occasione del festeggiamento dei suoi 80 anni, ha fatto un bilancio della sua vita. I suoi rimpianti: "Aver perso tanto tempo. Essere ancora terribilmente timido come ero a 20 anni. Non parlare altro che la mia lingua madre. Non aver viaggiato e conosciuto altre culture come avrei voluto". Ma con una certezza rassicurante: quella di una vita ben vissuta e pronta a essere vissuta ancora per anni.

E sempre in quella circostanza descrive così la bellezza della sua vita, e anche della sua vecchiaia: "Uno può ancora guardare lontano e avere un vivido vissuto senso della storia, impossibile quando si è più giovani. Posso immaginare, sentire nelle mie ossa, il significato di un secolo. Non avrei mai potuto farlo a 40 o 60 anni...".

Ilaria Pedretti



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