L'eco dell'aorta è preventivo

12 maggio 2004
Aggiornamenti e focus

L'eco dell'aorta è preventivo



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Quando l'esame è semplice e l'intervento risolutivo, allestire uno screening di massa è un'operazione vantaggiosa e non soltanto in termini di vite salvate. E' il caso di una patologia, l'aneurisma dell'aorta addominale, che colpisce soprattutto gli uomini e soprattutto anziani. Una condizione che può essere corretta con relativa facilità, a patto di non arrivare in ospedale con l'ambulanza a sirene spiegate.
L'aneurisma, infatti, è una lesione dell'arteria: nello spessore del vaso si crea una sacca nella quale si va a ingolfare il sangue. Questa sacca costituisce un elemento di debolezza strutturale dell'arteria e, con l'andare del tempo, può portare alla rottura del vaso stesso e a una violenta emorragia. Una volta rotto l'aneurisma, l'intervento chirurgico è possibile ma è una procedura pur sempre di emergenza, con una mortalità non trascurabile.

Diffusione non enorme ma esiti gravi


E' vero che l'aneurisma aortico non è una malattia di grandissima diffusione: secondo le stime di una recente ricerca britannica, è causa del 2% delle morti tra gli uomini, e tra uomini e donne, per Inghilterra e Galles soltanto, comporta 6.000 decessi l'anno. Tuttavia vanno tenuti presenti altri due aspetti: una persona su quattro colpite da rottura dell'aneurisma non arriva in vita all'ospedale; inoltre, per sorvegliare, negli uomini, l'eventuale presenza di un aneurisma è sufficiente un'ecografia addominale. Un test quindi assolutamente non invasivo, rapido e che richiede sì personale addestrato ma non apparecchiature dai costi proibitivi e nemmeno abilità da superspecialisti. Insomma un test che potrebbe essere affidato anche a strutture ambulatoriali. Di qui la ricerca citata prima, che ha avviato un programma di screening sulla popolazione assistita dai medici di famiglia, arruolando per il controllo ecografico gli uomini al compimento del 65° anno di età. Le possibilità, in base al referto ecografico, erano tre: se l'aorta addominale aveva una dimensione fino a 26 mm, il paziente veniva congedato: era improbabile che potesse sviluppare un aneurisma anche in tempi lunghi. Se l'aorta era compresa tra 26 e 39 mm, il paziente veniva invitato a ripresentarsi l'anno successivo: Infine, se il diametro del vaso raggiungeva o superava i 40 mm, la persona veniva rinviata al centro di chirurgia vascolare, dove l'esame ecografico veniva ripetuto ogni 6 mesi, per valutare la crescita che, se toccava i 55 mm, diveniva indicazione per procedere direttamente alla correzione chirurgica.

Mortalità quasi dimezzata


Così concepito, il programma di screening ha interessato 3000 uomini, portando a una riduzione della mortalità per aneurisma aortico addominale pari al 42%. Inoltre, si è visto che quando l'intervento di correzione era condotto su pazienti individuati dallo screening, il tasso di mortalità a un mese dall'operazione si dimezzava - passando dal 6 al 3% - rispetto ai pazienti nei quali l'aneurisma viene individuato per caso (cioè durante un test che in realtà serviva ad altre cose: per esempio una tac per disturbi della colonna vertebrale). Insomma ci sono motivi sufficienti per avviare un programma di screening nazionale di questo genere, sempre che si abbiano le risorse necessarie. Qualche incognita può essere rappresentata dall'età alla quale avviare l'indagine: se si partisse a 60 anni, si potrebbero senz'altro intercettare più casi, ma il costo dell'operazione raddoppierebbe. Una scelta intermedia potrebbe essere quella di anticipare i controlli solo per la popolazione più esposta: affetti da aterosclerosi, fumatori eccetera. Anche gli intervalli tra un test e l'altro sono in fase di ridefinizione. Ma la scoperta c'è: vale la pena di un'ecografia...

Maurizio Imperiali



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