Invertire l'orologio?

20 giugno 2008
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Invertire l'orologio?



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Oggi si può: è quanto promettono le moltissime cliniche anti-età presenti negli Stati Uniti e, purtroppo, anche le nuove nate italiane. Non stiamo parlando di interventi di chirurgia estetica, ma proprio di terapie volte a rallentare il naturale decadimento fisiologico dell'organismo. Inutile dire che il settore fa gola a molti: consumatori in cerca dell'eterna giovinezza e venditori, a caro prezzo, di fantomatici elisir. Quando la domanda è alta è facile che il costo non sia proporzionato all'effettivo valore del prodotto, di cui si vantano qualità, efficacia e sicurezza non dimostrate. Alimentare la sindrome di Peter Pan, oltre che dispendioso, può rivelarsi anche pericoloso: attenti, perciò, alle farmabufale, con i farmaci non si scherza.
Ecco un vademecum di principi attivi da prendere "con le pinze".

Ormone della crescita


Detto anche ormone somatotropo (in inglese GH, growth hormone): i livelli di questo ormone diminuiscono progressivamente con l'avanzare dell'età, da qui l'ipotesi di correggere questo declino per rinvigorire l'apparato muscolare e quello immunitario.
Fortunatamente gli ormoni non sono facilmente trasformabili in farmaci e, infatti, il GH prodotto con biotecnologie ha un costo molto elevato e un impiego limitato a condizioni particolari. Le indicazioni farmacologiche sono così severe perché gli effetti collaterali di questo prodotto sono considerevoli, inoltre non esistono ancora prove di una sua efficacia nel ritardare l'invecchiamento biologico, anzi. A voler essere pignoli, infatti, si scopre che alcuni ricercatori hanno dimostrato una correlazione negativa tra picco di crescita e longevità sia nei topi sia nei ratti.

Testosterone


L'uso della terapia sostitutiva con testosterone, per il trattamento dei sintomi da deficit androgenico negli anziani, può essere appropriato se preso con le dovute cautele.
Il "Baltimore longitudinal study on aging" ha dosato i livelli di testosterone e quelli di SHBG (sex hormone binding globuline), una proteina che lega l'ormone per trasportarlo nel sangue, in 890 soggetti. È risultato che l'incidenza di ipogonadismo (minor funzionamento dei testicoli), dovuto a diminuzione della quota attiva di testosterone (quella libera, non legata all'SHBG), è pari al 20% sopra i 60 anni, al 30 % sopra i 70 e al 50% sopra gli 80. Questi dati, tuttavia, giustificano solo l'esigenza di proseguire nella ricerca, verso una terapia androgenica sostitutiva per quei soggetti con le più basse concentrazioni seriche di testosterone.

DHEA e ormoni tiroidei

Il DHEA è uno dei tanti androgeni prodotti dalle ghiandole surrenali. Le sue possibili applicazioni per contrastare l'invecchiamento nascono dall'osservazione che i suoi livelli diminuiscono dopo i 40 anni e, parallelamente, cresce l'incidenza di malattie, in particolare si riscontrano cardiopatie e insufficienza del sistema immunitario. Queste coincidenze, tuttavia, non bastano per attribuire al DHEA proprietà curative e antinvecchiamento. Inoltre, essendo un ormone, potrebbe aumentare il rischio di tumori alle ovaie e alla prostata; nelle donne, poi, induce gli effetti collaterali tipici degli androgeni come acne e irsutismo.
Un interessante lavoro, condotto dall'Università di Bologna, ha confrontato i livelli di alcuni ormoni in due gruppi di soggetti, suddivisi per fascia d'età, e fisicamente attivi. Si è dimostrato che, indipendentemente dall'età, gli uomini fisicamente più attivi avevano livelli più alti rispetto ai sedentari, di: IGF-1 (insuline like growth factor 1, un fattore di crescita cellulare), DHEA-S (DHEA solfato, la forma circolante dell'ormone) e triiodotironina (T3), un ormone tiroideo. Questo può significare, se altri studi lo confermeranno, che la regolare partecipazione ad un training fisico, potrebbe rappresentare un utile alternativa alla terapia ormonale sostitutiva nell'uomo.

Melatonina

È un ormone prodotto dalla ghiandola pineale (sita in profondità nel cervello) e rilasciato durante la notte. Il suo ruolo fisiologico è quello di regolare il ritmo del ciclo sonno-veglia (ritmo circadiano) e, infatti, funziona benissimo nell'insonnia e nella sindrome da jet-lag.
L'ipotesi che possa anche aiutare a rimanere giovani nasce, principalmente, da tre osservazioni: è un potente antiossidante, i suoi livelli diminuiscono con l'età, una dieta rigidamente ipocalorica ne incrementa la produzione. Nessuna di queste evidenze è stata ancora confermata da studi sull'uomo, di certo si sa che l'assunzione di melatonina non provoca effetti secondari a breve termine, mentre l'uso cronico a lungo termine potrebbe non essere esente da rischi per la salute.

Senza dilungarsi nella descrizione di ulteriori esperimenti, occorre comunque sottolineare come non vi è, ad oggi, alcun preparato, chimico o naturale, capace di ritardare l'invecchiamento: sia per mancanza effettiva di studi scientifici validi, sia per l'ancora scarsa conoscenza dei tanti fattori implicati nel fenomeno del decadimento fisiologico.
Se però si è davvero disposti a tutto pur di restare giovani, vale la pena di tentare una ferrea dieta. Su questo metodo, infatti, le conferme non mancano: un regime ipocalorico, ma completo e bilanciato dal punto di vista nutritivo, ha prolungato di molti anni la sopravvivenza dei ratti e delle scimmie. Dati alla mano ecco i benefici dimostrati: maggior sensibilità all'insulina e diminuzione dei suoi livelli plasmatici; diminuzione della temperatura corporea; riduzione di colesterolo, trigliceridi, pressione arteriosa, rigidità delle arterie; aumento dei livelli di colesterolo HDL; rallentamento del declino di DHEA-S, TSH (ormone che stimola la tiroide), GH (ormone della crescita). In pratica migliorano tutti quegli indici noti per essere collegati ad una vita lunga e senza malattie, a patto di introdurre il 30% in meno di calorie...per tutta la vita.

Elisa Lucchesini



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