Più che elisir, assistenza

06 dicembre 2006
Aggiornamenti e focus

Più che elisir, assistenza



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Sono discorsi che (spesso, almeno) non piacciono, si preferisce di gran lunga il sedicente quasi Nobel che arriva in televisione e spiega come e perché si potrà non invecchiare più. Purtroppo non è così e la conferma è venuta anche dal Congresso annuale, il 51°, della Società italiana di geriatria e gerontologia (SIGG). Dopo aver proposto a più riprese terapie sostitutive diverse (dal testosterone al DHEA), l'ultimo grido in fatto di terapie antinvecchiamento è il ricorso alle cellule staminali, dalle quali è partito anche il presidente della SIGG, professor Roberto Bernabei. "Le cellule staminali, tanto decantate da alcuni ricercatori, non hanno prodotto a tutt'oggi nessun risultato scientificamente rilevante nei meccanismi che ritardano l'invecchiamento né tantomeno nella riduzione di patologie specifiche come Parkinson o Alzheimer. E' ora di fare chiarezza e non alimentare inutili illusioni nei pazienti" ha detto Bernabei.

Promesse irrealistiche


Ma è tutto il congresso che si è giocato sulla necessità di evitare falsi obiettivi e di concentrarsi su quello che realmente serve per rispondere realmente alle necessità degli anziani. Infatti, chi degli anziani si occupa quotidianamente è quantomeno perplesso anche sugli altri tentativi terapeutici nati per rallentare l'invecchiamento: le terapie antiossidanti e le terapia ormonali citate prima non hanno prodotto risultati promettenti; anche la tanto propagandata restrizione calorica negli over 65 ha determinato ben pochi benefici e addirittura alcuni danni sull'apparato cardiocircolatorio dei pazienti che vi si sono sottoposti.
Ugualmente critico è il giudizio sulle scuole e sulle terapie anti aging, che promettono addirittura per i prossimi anni un allungamento della vita media di oltre 30 anni, ma non tengono conto che esistono solamente 40 uomini e donne in tutto il mondo ad aver varcato la soglia dei 110 anni. L'unico dato certo e incontrovertibile è il continuo innalzamento dell'aspettativa di vita degli italiani e di tutta la popolazione occidentale. Secondo gli ultimi dati diffusi dalla SIGG sulle 10 città europee abitate dal più alto numero di ultrasettantacinquenni ben 7 sono italiane e sono 10.000 gli ultracentenari italiani dei quali oltre il 16% è in buone condizioni di salute e autosufficiente.

Quel che conta è la rete di supporto


Il vero problema degli anziani italiani rimane quello di una adeguata ed efficiente assistenza sanitaria che al momento è risolta in gran parte con ricoveri ospedalieri e solo marginalmente con l'assistenza domiciliare o il ricorso alle Residenze Sanitarie Assistenziali.
"Basti pensare che i ricoveri ospedalieri riguardano oltre 1 milione di ultrasettantacinquenni, a fronte di circa 600 mila ricoverati appartenenti alle altre fasce di età mentre l'assistenza domiciliare è utilizzata in Italia solamente per l'1% degli ultrasettantacinquenni. Poco o nulla in confronto al minimo dell'8% registrato nei principali Paesi europei", ha proseguito Bernabei. Il presidente della SIGG ha anche tracciando il profilo del paziente geriatrico che mette in difficoltà i sistemi sanitari dei Paesi europei per la complessità e la varietà delle patologie che lo affliggono: più di 75 anni, affetto da differenti patologie, in cura con più farmaci, in molti casi malnutrito, sofferente di una forma di demenza, incontinente, soggetto a cadute.
"Un potenziamento dell'assistenza domiciliare, adottata con percentuali molto diverse dalle varie regioni italiane, porterebbe a un innalzamento della qualità delle cure offerte agli anziani e un cospicuo risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale", ha concluso Bernabei. Più che farmaci hit-tech, in sostanza, occorrono braccia e teste sensibili.

Sveva Prati



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