Istruttive emozioni

22 novembre 2002
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Istruttive emozioni



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Le emozioni sono l'essenza della qualità e della varietà delle esperienze umane; senza la capacità di emozionarsi la vita non avrebbe colore né spessore. Ovvio, perciò, considerare l'emozione una caratteristica che permette di conoscere meglio la realtà, una forma evoluta di apprendimento. L'autore di un lungo articolo, pubblicato su Science, si domanda in che modo le emozioni influenzino i vari compartimenti del conoscere, cioè l'attenzione, la memoria e il ragionamento. Le risposte emergono analizzando i meccanismi che sono alla base della modulazione emotiva dell'apprendimento e le conseguenze psicologiche che ne derivano.

Che cos'è un'emozione 


Lungo il cammino evolutivo di una specie, attraverso i vari processi di selezione, fa la sua comparsa la facoltà di attribuire valore agli eventi circostanti. La capacità di "dare un valore" rappresenta la sensibilità di un individuo, la sua capacità di captare velocemente se quello che gli sta accadendo intorno sia positivo o negativo per lui. È una facoltà indispensabile per la sopravvivenza e, nella specie umana, si avvale anche dei contributi emotivi. Le emozioni, infatti, riassumono la complessità dello stato psico-fisiologico di ogni soggetto. Questo stato d'animo interviene, con un ruolo più o meno rilevante, nei processi di selezione e archiviazione degli avvenimenti ritenuti "di valore". Ne consegue che la varietà di emozioni che un individuo è capace di provare riflette la complessità del suo habitat naturale. Nel caso dell'uomo, per esempio, adattarsi al proprio habitat richiede la conoscenza/percezione del contesto fisico, socio-culturale e interpersonale in cui si trova.
Volendo semplificare, basta sottolineare che non si ricordano i fatti di per sé, ma piuttosto gli avvenimenti che evocano gioia, tristezza, piacere e dolore. Questo già dimostra il ruolo cruciale della percezione emotiva. Le emozioni sono la valuta corrente, la moneta in uso in tutte le relazioni umane, sono anche la spinta, la motivazione profonda che porta a distinguere ciò che è meglio, nel comportamento dei nostri simili, da ciò che è peggio.
La perdita dell'equilibrio emotivo è spesso la causa sottostante a molte infelicità umane, nonché il denominatore comune dei disturbi mentali, dalle nevrosi alle psicosi. Le emozioni, quindi, influenzano la ragione e contribuiscono al consolidamento delle opinioni, ma sono anche un patrimonio di cui l'uomo può divenire vittima.
Le emozioni si formano attraverso il vissuto psicologico di ciascuno, perciò sono uniche ma paradossalmente uguali per tutti. Sono "sentite" in modo del tutto soggettivo (i sentimenti) ma dichiarate attraverso le stesse espressioni fisiche; si manifestano, infatti, in modelli di comportamento tipici e stereotipati. Questi modelli sono definiti dalle espressioni del volto, dal comportamento e dal coinvolgimento del sistema nervoso autonomo (non volontario).

Percezione o attenzione?


In una prospettiva evoluzionistica gli avvenimenti "di valore" dovrebbero essere recepiti e processati attraverso un canale preferenziale. In questa ottica le emozioni hanno lo scopo di attirare l'attenzione, favorendo così l'individuazione rapida di quegli avvenimenti che hanno una connotazione emotiva. Esattamente quello che succede nella realtà, come dimostrano anche i classici esperimenti di ricerca visiva e orientamento spaziale. In pratica: le immagini di volti sorridenti o tristi, oppure di ragni o serpenti, sono in grado di catturare l'attenzione dell'osservatore. Non solo, questo meccanismo di allerta funziona anche a livello inconscio, per cui anche nei momenti in cui l'attenzione è concentrata altrove si capta un volto spaventato. In questi casi potrebbe trattarsi di pochi tratti visivi, segnali grezzi che il cervello collega immediatamente alla sensazione di pericolo. Il legame istantaneo e non conscio presuppone un collegamento diretto tra stimolo e aree cerebrali sottocorticali (molto probabilmente l'amigdala), che consente una risposta automatica in tempi brevissimi. Con meccanismi come questo, che appartengono all'area più primitiva del cervello, l'organismo reagisce ad un potenziale pericolo prima ancora di averlo chiaramente identificato.

Memoria e apprendimento

La percezione privilegiata, degli eventi dotati di una connotazione emotiva, chiarisce il sistema di indicizzazione (in base al valore) e spiega anche come queste informazioni risultino facilmente accessibili per altre funzioni cerebrali. La memoria, per esempio, sfrutta molto bene questi canali preferenziali, registrando tutti i particolari degli avvenimenti di rilievo. I dettagli si rivelano molto utili quando ci si ritrova nella medesima situazione, perché consentono di prevedere i probabili sviluppi. Scientificamente (cioè negli animali) questo meccanismo di rinforzo emotivo dei ricordi si dimostra con gli esperimenti di condizionamento, che portano ad associare uno stimolo neutro con un evento negativo. Nell'uomo, per fortuna, questi test non si fanno, ma probabilmente accade qualcosa di simile in patologie come la fobia e lo stress post-traumatico. Tuttavia l'apprendimento associativo è molto efficiente e non funziona solo con stimoli che inducono paura o disgusto. La memorizzazione, infatti, risulta potenziata anche da qualcosa che stuzzica un forte desiderio o dalla promessa di una ricompensa.

Decisioni razionalmente emotive

La filosofia ha spesso visto emozione e ragione come due entità opposte, ma in certe circostanze i processi con correlati emotivi possono influenzare positivamente le capacità di giudizio e ragionamento. I meccanismi che captano le emozioni da un lato, e i sentimenti, cioè gli stati d'animo soggettivi, dall'altro sono in grado di pre-giudicare. Pre-giudizio in questo caso significa avere a disposizione una possibile risposta comportamentale, sulla base delle precedenti esperienze di valore che il cervello ha archiviato. In termini più semplici: intuire le emozioni aiuta a compiere una scelta valida, basandosi sull'espressione del volto di chi ci sta di fronte. Contemporaneamente il proprio vissuto psicologico indirizza una decisione verso quella situazione che, in passato, è stata capace di suscitare stati d'animo positivi e senso di benessere. Il controllo volontario del proprio comportamento, quindi, nasce dall'integrazione di informazioni consce e inconsce, perché una scelta ragionevole non può prescindere dalla conoscenza dettagliata di tutte le conseguenze cui si andrà incontro.
Il ruolo di questi pregiudizi è stato dedotto studiando individui che avevano subito una lesione della corteccia ventromediale prefrontale e confermato con le tecniche di imaging cerebrale (TAC, PET, risonanza magnetica). Le capacità intellettive di questi pazienti sono intatte tuttavia, dovendo fare una scelta, essi compiono sempre quella meno vantaggiosa.

Quanto siamo evoluti

A grandi linee la neurobiologia ha ottenuto molte risposte, inizia a comprendere sempre più le funzioni delle aree cerebrali, ma è ancora molto lontana dal capire come e perché tutto questo indirizzi il comportamento umano verso una molteplicità di sfumature di normalità e di malattia. Restano tuttora da chiarire i fitti misteri dei disturbi psichiatrici, che sono certamente malattie complesse e multifunzionali. Non si comprende nemmeno, però, quale alterazione dei processi emotivi possa indurre tante persone a seguire, con forte convincimento, teorie prive di qualsiasi fondamento reale o razionale...insomma l'evoluzione continua, ma in quale direzione?

Elisa Lucchesini

Fonti

Dolan RJ. Emotion, Cognition, and Behavior. Science 2002; 298:1191-1194



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