Baby-sitter catodica?

18 maggio 2007
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Baby-sitter catodica?



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Gli effetti della televisione nella nostra vita, più conoscenze o più condizionamenti,un dibattito infinito. Nel bene e nel male, si sceglie di guardarla per informazione, svago e altro (con relative frustrazioni): c’è però una categoria di utenti inconsapevoli, se non forzati, quella dei bambini che oggi anche da piccolissimi diventano habitués dello schermo, dal quale diventa poi sempre più difficile distoglierli. La televisione con il ruolo di baby sitter elettronica, un fenomeno in crescita, che nel paese tecnologico per eccellenza, gli Stati Uniti, vede come fruitori in aumento perfino bambini di pochi mesi. Le ragioni dei genitori che iniziano i propri figli in tenera età al tubo catodico e le caratteristiche di questa visione sono state analizzate, con un regolare studio scientifico, da ricercatori dell’Università di Washington. Dal quale emerge però un quadro delle motivazioni e una realtà più sfumata di quanto si pensi.

Si comincia a nove mesi


Precedenti ricerche erano state piuttosto inquietanti, indicando per esempio che dal 64 al 100% dei bambini sotto i due anni guardano la Tv (ma senza specificare che cosa e con quale regolarità), o che ciò che si assorbe dallo schermo a quest’età potrebbe avere influenza sul successivo sviluppo lessicale. E si può pensare che con maggiore probabilità l’esposizione ai media abbia effetti negativi in età così tenera rispetto a quelle successive. Nello studio, i ricercatori hanno contattato telefonicamente un migliaio di famiglie con bambini tra i due mesi e i due anni, con domande dettagliate relative a quante ore al giorno i piccoli guardassero la Tv o DVD/video e di che tipo, perché li si lasciasse davanti allo schermo, con quale frequenza la visione avvenisse insieme tra genitori e figli. E’ risultato che a tre mesi d’età circa il 40% dei bambini trascorreva regolarmente del tempo davanti alla televisione o DVD/video, a due anni la quota saliva al 90%; in media l’iniziazione catodica avveniva a nove mesi. Le ore medie di visione variavano da una per i minori di un anno a oltre una e mezza all’età di due anni; i genitori guardavano in maggioranza insieme ai figli per almeno metà del tempo, solo un terzo sempre. Quanto alle motivazioni per cui si lasciavano i bambini davanti allo schermo, a sorpresa la principale non è stata quella di avere tempo a disposizione per cose da fare (21%), ma piuttosto il ritenere che questo fosse utile a fini educativi o per lo sviluppo cognitivo (29%), e poi che fosse per loro piacevole e rilassante (23%), o un modo per stare insieme con i fratelli (9%) o altro ancora.

Problema contenuti e messaggi


Nel complesso non sono dati rassicuranti, in contrasto anche con le raccomandazioni dei pediatri americani sul tempo da dedicare ai minori di due anni. Tuttavia deve far riflettere il fatto che molti genitori sembrano “in buona fede”, non considerano cioè televisione e video come baby-sitter surrogate, anche se pochi li vedono sempre insieme ai figli, ma contano sul loro potenziale educativo e di divertimento. Il che da un lato può essere un’enfatizzazione, come per lo sviluppo cognitivo, dall’altro investe di maggiore responsabilità gli autori dei programmi e video per bambini, con la spinosa questione delle pubblicità manifeste o mascherate che iniziano prestissimo a formare baby-consumatori, come evidenziano spesso le crescenti pretese già in età prescolare e scolare. Il rischio è insomma quello di una Cattiva maestra televisione, come ha argomentato il filosofo Karl Popper in un saggio così intitolato, cioè quello di trarre modelli in realtà da evitare (per esempio quelli violenti per bambini più grandi e ragazzi). Condizionamenti, sommati a quelli degli altri media o del cinema, al quale non sfuggono neanche molti adulti della specie “Homo videns”: figuriamoci i minori.

Elettra Vecchia



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