E' tutta una questione di testa

02 aprile 2004
Aggiornamenti e focus

E' tutta una questione di testa



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A parlarne non sono stati i membri dell'associazioni dei maghi né degli aspiranti Harry Potter, di ipnosi ne ha discusso il fior fiore degli psichiatri che si sono ritrovati lo scorso novembre in Canada per la 53esima edizione del meeting annuale della Canadian Psychiatric Asoociation. Durante lo svolgimento dei lavori sono stati molti gli argomenti presentati come per esempio il modo in cui condurre un colloquio tra psichiatra e paziente oppure il trattamento farmacologico per i disturbi depressivi e psicosomatici. Parte dell'attenzione è stata infine dedicata all'uso dell'ipnosi nella terapia delle malattie psicosomatiche oppure nei disturbi accompagnati dal dolore come per esempio il mal di testa, o ancora nella cura dell'insonnia, ulcera e colite.

Radici lontane


L'ipnosi, come opzione terapeutica per studiare il paziente (non per curarlo), nasce con Jean Martin Charcot, medico dell'800 dalle intuizioni tanto geniali da diventare il padre della neurologia moderna. Oggi, come allora, l'ipnositerapia non rappresenta un metodo per curare quanto un mezzo per raggiungere il paziente e metterlo in una condizione di recettività. L'ipnosi è uno stato di coscienza alterato indotto dal terapeuta durante il quale il paziente non si rende conto di compiere alcune azioni che normalmente non farebbe, per esempio non avvertire il dolore, oppure percepisce cose che non ci sono. Ciò accade perché nel soggetto ipnotizzato la normale attività nervosa è momentaneamente alterata, per esempio quando con l'ipnosi si cerca di non far sentire un dolore nel braccio sinistro del paziente, nell'emisfero cerebrale destro, cui fa capo la sensibilità dell'arto, il flusso sanguigno si modifica.

L'incoscienza che cura


Visti gli effetti sul dolore, l'ipnosi è stata adottata per trattare alcuni casi di cefalea confermando i suoi effetti benefici: le sedute presso il terapeuta riducono l'intensità e la frequenza degli attacchi e permettono un miglior controllo del disturbo da parte del paziente.
Ma la tecnica sembra rispondere all'esigenza di trattare condizioni cliniche in cui la componente psicologica è molto forte le cosiddette malattie psicosomatiche una sorta di tentativo di abbassare la soglia di attenzione del paziente verso il suo stesso disturbo. E' stato dimostrato, anche se non è stato chiarito il meccanismo sottostante, che la combinazione di psicoterapia, gestione dello stress e ipnosi è efficace nella sindrome dell'intestino irritabile refrattaria al trattamento farmacologico. Una ricerca, non recentissima, pubblicata da American Journal of Clinical Hypnosis, spiegava come era possibile curare il morbo di Crohn e la colite ulcerativa se li si considerava come malattie autoimmuni. Nella sua ipotesi, l'autore, suggeriva di considerare i conflitti della personalità del paziente che somatizzano nella sovrapproduzione di anticorpi autoimmuni che aggrediscono tessuti specifici. Con l'ipnosi era possibile riportare il livello degli auto-anticorpi alla normalità. In pediatria l'ipnosi è stata utilizzata per problemi respiratori: miglioramenti rapidi interessavano l'80% di una campione di 300 bambini che soffrivano di asma persistente, dolore toracico, tosse, iperventilazione. Anche la dermatologia ha preso in prestito la tecnica per curare un vastissimo spettro di disturbi dalla dermatite atopica all'acne, dalla psoriasi alla vitiligine.
L'ipnoterapia è rimasta a lungo in bilico tra la medicina tradizionale e la cosiddetta alternativa o complementare, ma considerati i successi ottenuti, sta lentamente guadagnando terreno in un numero sempre più ampio di ambiti terapeutici.

Simona Zazzetta



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