Un'insidia silente

08 settembre 2006
Aggiornamenti e focus

Un'insidia silente



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E' una patologia silente, sia nel senso che non se ne parla molto sia nel senso che rimane a lungo asintomatica prima di scompensarsi (e forse per questo è poco "avvertita"). La cirrosi epatica è in effetti una malattia subdola, della quale sono ben note le due cause principali e cioè l'abuso di alcolici e le infezioni da virus dell'epatite B e C, e che è responsabile nel nostro paese di circa 20 mila vittime all'anno, oltre a frequenti ospedalizzazioni. Questo anche se, rispetto al passato, si assiste a un calo d'incidenza, soprattutto per la diminuzione dell'infezione B (con la vaccinazione obbligatoria), e a una riduzione della mortalità; l'alcol è oggi la seconda causa di cirrosi, ma in realtà molti casi che gli venivano attribuiti negli scorsi decenni potevano essere dovuti ai virus dell'epatite.
La cirrosi è in una forma cronica caratterizzata dall'alterazione strutturale e funzionale del fegato, con progressiva sostituzione delle cellule epatiche da parte di tessuto fibroso e formazione di noduli di rigenerazione con cellule malfunzionanti; consiste in una reazione dell'organo in seguito all'esposizione prolungata all'alcol o ai virus epatitici B, C e D e meno di frequente è conseguenza di svariati fattori eziologici: agenti tossici (come pesticidi) e farmaci, cause genetiche, alterazioni congenite, infezioni e parassitosi, insufficienza cardiaca, malattia veno-occlusiva e altri ancora, tra i quali la steatoepatite non alcolica o "fegato grasso" che è molto legata a stili di vita attuali e ha infatti tra i fattori di rischio l'obesità, il diabete, l'ipertrigliceridemia. Il fegato non riesce così a svolgere bene le sue numerose funzioni e si altera anche la sua circolazione sanguigna: se la situazione peggiora le conseguenze nel tempo sono l'ipertensione della vena porta (che reca il sangue da intestino e pancreas), la formazione di varici esofagee ed emorroidi, l'ascite (accumulo di liquidi nell'addome), l'ingrossamento della milza, l'encefalopatia epatica, fino al coma e all'epatocarcinoma (per il quale è il primo fattore predisponente).

Senza sintomi anche per anni


Il problema è che nella maggior parte dei malati il danno epatico progredisce anche per molti anni senza manifestarsi clinicamente, con una distruzione tissutale che può arrivare all'80-90%, ed è solo quando si arriva alla fase scompensata che insorgono sintomi come l'ascite, le varici, la peritonite e l'encefalopatia; infatti la malattia spesso viene scoperta per caso durante controlli di routine con esami di laboratorio o radiografici. E' importante quindi cogliere precocemente segni e sintomi orientativi che, a seconda della fase di malattia consistono in anoressia, perdita di peso, debolezza, dolore o rigonfiamento addominale, vomito, prurito, eritema palmare, presenza di "spider nevi" (piccoli nei a forma di ragno), ingiallimento della sclera e della cute, confusione mentale, vertigini. Per la diagnosi, oltre all'anamnesi e all'esame fisico per la ricerca di elementi come elevata assunzione di alcol, infezioni epatiche, obesità, occorrono però analisi ematologiche, soprattutto per individuare l'aumento di enzimi epatici (transaminasi, fosfatasi alcalina, gammaglutamiltransferasi) e la riduzione dell'albumina, delle piastrine e della protrombina; si ricorre anche a esami radiografici, come l'ecografia addominale, al limite alla biopsia epatica, che può essere l'unico elemento decisivo per il riconoscimento. Va detto infatti che non ci sono test specifici per la cirrosi, né quelli sierologici né quelli radiologici permettono da soli una diagnosi accurata. Quanto alla terapia, la cirrosi generalmente è irreversibile, anche se il trattamento delle cause che l'hanno determinata (per esempio interferone e antivirali per le infezioni epatiche) può fermarne o rallentarne l'evoluzione; l'astinenza dall'alcol è sempre necessaria. Si trattano poi le singole complicanze (per esempio l'ascite con restrizione di sale e acqua e con diuretici) e nei casi scompensati in cui non c'è altra soluzione si ricorre al trapianto di fegato.

Elettra Vecchia



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