Ictus e telemedicina, una procedura salva-vita

27 luglio 2010
Interviste

Ictus e telemedicina, una procedura salva-vita



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L'ictus è la terza causa di morte e la prima di disabilità in Italia. Per fare fronte a questa patologia è necessario un fortissimo impegno organizzativo e un notevole dispiegamento di risorse, che coinvolge i sistemi di emergenza-urgenza, l'organizzazione diagnostico terapeutica ospedaliera e quella riabilitativa. Il fattore tempo è sicuramente una delle variabili di massima importanza. Per questo la Regione Veneto sta sperimentando un sistema di pronto intervento a distanza, come ha spiegato Claudio Dario, direttore generale ULSS 9 di Treviso e presidente del Consorzio Arsenal.IT.

In caso di ictus entro quanto tempo bisogna agire?
Un intervento tempestivo in un centro di primo soccorso può sicuramente salvare una vita. In caso di deficit neurologico, però, è necessario procedere con un intervento trombolitico che miri a ripristinare il flusso ematico, sciogliendo il trombo o l'embolo che occlude l'arteria. Per essere efficace e sicuro il farmaco deve essere somministrato entro tre ore dall'insorgenza dei sintomi, dopo che siano state escluse le numerose controindicazioni al suo impiego. I problemi principali non riguardano la somministrazione, ma un quadro clinico per cui è fortemente sconsigliato il trattamento. Inoltre la somministrazione deve avvenire in strutture in grado di tenere il paziente monitorato o di gestire eventuali complicanze, per questo solo alcuni centri ospedalieri, dotati di un presidio neuroradiologico e neurochirurgico, sono abilitati alla trombolisi. A livello territoriale la mancanza di un neurologo impedisce di fatto questo tipo d'intervento.

Se il centro di primo soccorso più vicino non ha le competenze per intervenire?
Proprio per ovviare a tale situazione e garantire le medesime condizioni di diagnosi e trattamento di qualsiasi paziente colpito da ictus, indipendentemente dall'ambito territoriale in cui si manifesta, la Regione Veneto ha approvato il progetto per mettere in rete i centri territoriali con le aziende sanitarie capoluogo di provincia, in cui sono presenti i servizi di neuroradiologia e neurochirurgia. Il progetto, in fase sperimentale, vuole verificare la possibilità di garantire, a fronte di una sospetta diagnosi d'ictus, un soccorso medico avanzato, il più precoce possibile. Per fare questo è stato realizzato un sistema informatizzato di teleconsulto. La specificità del progetto sta proprio nella possibilità di decidere di somministrare la terapia trombolitica, utilizzando piattaforme di rete che permettono il controllo, il monitoraggio, il confronto sanitario e la trasmissione dati e video a distanza, in tempo reale, tra il centro periferico e l'ospedale di riferimento, attivo 24 ore su 24. Il vantaggio di una rete di questo genere permette innanzitutto di abbassare la criticità della variabile tempo e consente l'adozione di decisioni condivise tra il medico che è al capezzale del paziente e lo specialista che è in videoconferenza. Siamo sicuri che questo sistema ci consentirà di migliorare le aspettative di vita dei pazienti e sia in termini di sopravvivenza sia di morbilità



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