Ru486, meglio con il ricovero

22 settembre 2010
Interviste

Ru486, meglio con il ricovero



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La legge sull'interruzione di gravidanza è datata 1978 e il suo impianto ha retto a tutti i tentativi di modifica o stravolgimento. Anche oggi, dopo che la scienza ha reso disponibile l'aborto farmacologico, alternativo a quello chirurgico. In Italia la pillola conosciuta come Ru486 è disponibile da marzo scorso, per questo non esistono ancora dati attendibili sul suo utilizzo in tutte le Regioni. Dica33 ne ha parlato con Alessandra Kustermann, dirigente di Ginecologia e ostetricia al Policlinico Mangiagalli di Milano.

Cos'è l'aborto farmacologico?
L'aborto indotto dall'assunzione di due farmaci in giorni diversi. Il primo farmaco, il mifepristone, blocca l'attività del progesterone, ormone che consente l'impianto e il proseguimento della gravidanza nelle prime settimane, e provoca un aborto interno. Dopo l'assunzione di solito non ci sono sintomi rilevanti, salvo rare perdite di sangue. Il secondo farmaco viene dato dopo 48 ore dal primo e fa parte della famiglia delle prostaglandine, che agiscono provocando contrazioni uterine e l'inizio di una perdita di sangue simile a una mestruazione abbondante. Il farmaco, analogo delle prostaglandine, autorizzato in Italia è il gemeprost, sotto forma di ovulo vaginale da 1mg.

Come si svolge?
Si può fare entro la settima settimana di gravidanza, ovvero entro il 49° giorno di gestazione. La donna dovrà restare ricoverata in ospedale sotto osservazione fino alla fine del trattamento. L'interruzione di gravidanza farmacologica è efficace in percentuali molto alte, pari al 95%. L'aborto avviene entro 4-6 ore nel 60% dei casi, nel 20-25% entro 24 ore, e nel 10% nei giorni successivi. Il dolore durante le contrazioni può essere intenso, ma diminuisce dopo l'aborto. Se necessario, si possono somministrare antidolorifici che non interferiscano con l'effetto della prostaglandina. La perdita di sangue è frequentemente abbondante e potrà continuare per diversi giorni (circa 10). Nel 5% dei casi può essere necessario sottoporsi a un piccolo intervento chirurgico di raschiamento per completare l'aborto o fermare un'emorragia importante in atto.

Cosa prevedono i protocolli approvati in Italia?
Alla firma del consenso, la donna accetta di rimanere in ospedale per tre giorni. È ovvio che possa decidere di andare a casa tra la prima somministrazione e la seconda, nonostante l'impegno assunto. Tuttavia, credo che sia opportuno convincere le donne che il ricovero è necessario per la loro salute, specie dopo aver preso il secondo farmaco almeno fino all'espletamento dell'aborto.

Anche se è difficile fare una stima precisa, quanto pesa l'obiezione di coscienza sulla procedura di aborto farmacologico?
L'obiezione di coscienza alla legge 194 coinvolge poco meno di 8 ginecologi su 10. In alcuni ospedali gli aborti chirurgici sono garantiti dai cosiddetti ginecologi a gettone di presenza, che intervengono una o due volte la settimana. I farmaci abortivi da somministrare a tempi diversi richiedono un'organizzazione più complessa e una presenza più continuativa del medico non obiettore: difficile immaginarsi una soluzione identica e ripetibile in tutta Italia.



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