Venlafaxina EG Stada Italia

19 aprile 2024

Venlafaxina EG Stada Italia


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Cos'è Venlafaxina EG Stada Italia (venlafaxina cloridrato)


Venlafaxina EG Stada Italia è un farmaco a base di venlafaxina cloridrato, appartenente al gruppo terapeutico Antidepressivi. E' commercializzato in Italia da EG S.p.A. - Società del Gruppo STADA Arzmeimittel AG

Confezioni e formulazioni di Venlafaxina EG Stada Italia disponibili in commercio


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A cosa serve Venlafaxina EG Stada Italia e perchè si usa


  • Trattamento degli episodi di depressione maggiore
  • Prevenzione delle recidive degli episodi di depressione maggiore
  • Trattamento del disturbo d'ansia generalizzato
  • Trattamento del disturbo d'ansia sociale
  • Trattamento del disturbo di panico, con o senza agorafobia

Indicazioni: come usare Venlafaxina EG Stada Italia, posologia, dosi e modo d'uso


Posologia

Episodi di depressione maggiore

La dose iniziale raccomandata di venlafaxina a rilascio prolungato è di 75 mg una volta al giorno. Nei pazienti che non rispondono alla dose iniziale di 75 mg/die, la stessa può essere aumentata fino ad un massimo di 375 mg/die. Gli incrementi posologici possono essere effettuati ad intervalli di 2 settimane o maggiori. Se clinicamente necessario a causa della gravità dei sintomi, gli aumenti posologici possono essere effettuati ad intervalli più frequenti, comunque di non meno di 4 giorni.

A causa del rischio di eventi avversi dose-dipendenti, il dosaggio potrà essere aumentato solo dopo valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). Si dovrà mantenere la minima dose efficace.

I pazienti dovranno essere trattati per un sufficiente periodo di tempo, di solito parecchi mesi o più a lungo. Il trattamento deve essere regolarmente rivalutato di volta in volta. Potrebbe essere opportuno prolungare il trattamento per prevenire la recidiva degli episodi di depressione maggiore. Nella maggior parte dei casi la dose raccomandata per la prevenzione delle recidive degli episodi di depressione maggiore corrisponde a quella usata durante l'episodio corrente.

I medicinali antidepressivi devono essere presi per almeno sei mesi dopo la remissione.

Disturbo d'ansia generalizzata

La dose iniziale raccomandata di venlafaxina a rilascio prolungato è di 75 mg una volta al giorno. Nei pazienti che non rispondono alla dose iniziale di 75 mg/die, la stessa può essere aumentata fino ad un massimo di 225 mg/die. Gli incrementi posologici possono essere effettuati ad intervalli di 2 settimane o maggiori.

A causa del rischio di eventi avversi dose-dipendenti, il dosaggio potrà essere aumentato solo dopo valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). Si dovrà mantenere la minima dose efficace.

I pazienti dovranno essere trattati per un sufficiente periodo di tempo, di solito parecchi mesi o più a lungo. Il trattamento deve essere regolarmente rivalutato di volta in volta.

Disturbo d'ansia sociale

La dose iniziale raccomandata di venlafaxina a rilascio prolungato è di 75 mg una volta al giorno. Non ci sono prove che dosi più alte apportino benefici maggiori.

Nei pazienti che non rispondono alla dose iniziale di 75 mg/die, si può comunque considerare un aumento della stessa fino ad un massimo di 225 mg/die. Gli incrementi posologici possono essere effettuati ad intervalli di 2 settimane o maggiori.

A causa del rischio di eventi avversi dose-dipendenti, il dosaggio potrà essere aumentato solo dopo valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). Si dovrà mantenere la minima dose efficace.

I pazienti dovranno essere trattati per un sufficiente periodo di tempo, di solito parecchi mesi o più a lungo. Il trattamento deve essere regolarmente rivalutato di volta in volta.

Disturbo di panico

Si raccomanda l'uso di una dose di 37,5 mg al giorno di venlafaxina a rilascio prolungato per 7 giorni. Successivamente il dosaggio deve essere aumentato a 75 mg al giorno. I pazienti che non rispondono ad una dose di 75 mg/die possono trarre beneficio da incrementi di dose fino ad un massimo di 225 mg/die. Gli incrementi posologici possono essere effettuati ad intervalli di 2 settimane o maggiori.

A causa del rischio di eventi avversi dose-dipendenti, il dosaggio potrà essere aumentato solo dopo valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). Si dovrà mantenere la minima dose efficace.

I pazienti dovranno essere trattati per un sufficiente periodo di tempo, di solito parecchi mesi o più a lungo. Il trattamento deve essere regolarmente rivalutato di volta in volta.

Popolazioni speciali

Anziani

Sulla base della sola età non si ritiene necessario adattare specificatamente la dose di venlafaxina. È comunque necessaria cautela durante il trattamento di pazienti anziani (per esempio a causa della possibilità che sussista una compromissione della funzionalità renale, delle potenziali alterazioni della sensibilità ed affinità neurotrasmettitoriale connessa all'avanzamento dell'età). Si usi sempre la minima dose efficace e si provveda a monitorare attentamente il paziente quando il dosaggio viene aumentato.

Popolazione pediatrica

Non si raccomanda l'uso di venlafaxina nei bambini e negli adolescenti.

Studi clinici controllati condotti su bambini e adolescenti affetti da disturbo depressivo maggiore non hanno dimostrato l'efficacia del farmaco e non supportano l'impiego di venlafaxina in questi pazienti (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).

L'efficacia e la sicurezza di venlafaxina per altre indicazioni nei bambini e negli adolescenti con meno di 18 anni non sono state stabilite.

Compromissione epatica

Nei pazienti con compromissione epatica da lieve a moderata si consideri in generale una riduzione posologica del 50%. A causa della variabilità inter-individuale per quanto riguarda la clearance sarebbe comunque ottimale individualizzare il dosaggio.

I dati disponibili sui pazienti con grave compromissione epatica sono limitati. Si consiglia cautela. Si consideri inoltre una riduzione di dosaggio che sia superiore al 50%. Si deve valutare il beneficio potenziale rispetto ai rischi durante il trattamento di pazienti con grave disfunzione epatica.

Compromissione renale

Benché non sia necessario alcun adattamento posologico per pazienti la cui velocità di filtrazione glomerulare (GFR) si collochi tra 30-70 ml/minuto, si consiglia comunque prudenza. Nei pazienti che devono sottoporsi a emodialisi e nei pazienti con grave compromissione renale (GFR < 30 ml/min) la dose deve essere ridotta della metà. A causa della variabilità inter-individuale per quanto riguarda la clearance di questi pazienti, sarebbe ottimale individualizzare il dosaggio.

Sintomi riscontrati alla sospensione di venlafaxina

Il trattamento non deve essere sospeso bruscamente. Quando si interrompe l'assunzione di venlafaxina, la dose deve essere ridotta gradualmente nell'arco di almeno una o due settimane per ridurre il rischio di sintomi da sospensione (vedere paragrafi 4.4 e 4.8). Tuttavia, il periodo di tempo necessario per la graduale riduzione della dose e la quantità di riduzione possono dipendere dalla dose, dalla durata della terapia e dal singolo paziente. In alcuni pazienti, potrebbe essere necessario interrompere il trattamento molto gradualmente, nell'arco di mesi o di periodi anche più lunghi. Qualora comparissero sintomi intollerabili dopo la riduzione della dose o a seguito dell'interruzione del trattamento, si può considerare la possibilità di ripristinare la dose precedente.

Dopodiché il medico continuerà a diminuire il dosaggio ma più lentamente.

Modo di somministrazione

Per uso orale.

Si raccomanda di prendere le capsule di venlafaxina a rilascio prolungato con del cibo, ogni giorno approssimativamente alla stessa ora. Le capsule devono essere ingerite intere con del liquido e non devono essere divise, rotte, masticate o sciolte.

I pazienti in trattamento con venlafaxina compresse a rilascio immediato possono passare alla formulazione di venlafaxina capsule a rilascio prolungato prendendo la dose giornaliera il più possibile equivalente. Ad esempio, le compresse di venlafaxina a rilascio immediato da 37,5 mg due volte al giorno possono essere sostituite con le capsule a rilascio prolungato di venlafaxina da 75 mg una volta al giorno. Potrebbe essere necessario adattare il dosaggio individualmente.

Controindicazioni: quando non dev'essere usato Venlafaxina EG Stada Italia


Ipersensibilità al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti.

È controindicato il trattamento concomitante con gli inibitori irreversibili della monoaminoossidasi (MAO-I) a causa del rischio di sindrome da serotonina con sintomi come agitazione, tremori ed ipertermia. Devono trascorrere almeno 14 giorni dalla sospensione del trattamento con un MAO-I irreversibile prima di iniziare un trattamento con venlafaxina.

Devono trascorrere almeno 7 giorni dalla sospensione di venlafaxina prima di iniziare un trattamento a base di MAO-inibitori irreversibili (vedere paragrafi 4.4 e 4.5).

Venlafaxina EG Stada Italia può essere usato durante la gravidanza e l'allattamento?


Gravidanza

Non vi sono dati adeguati sull'uso della venlafaxina nelle donne in stato di gravidanza.

Gli studi effettuati sugli animali hanno mostrato tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3). Non si conosce il potenziale rischio per gli esseri umani. Si somministri venlafaxina a donne gravide solo quando i benefici attesi superano i possibili rischi.

Come con gli altri inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI/SNRI), l'uso di venlafaxina fino al momento del parto rende possibile la comparsa di sintomi da sospensione nel bambino. Alcuni neonati esposti alla venlafaxina nelle fasi conclusive del terzo trimestre di gravidanza hanno sviluppato complicazioni che hanno richiesto alimentazione via flebo, supporto respiratorio e ricovero prolungato. Tali complicazioni possono manifestarsi immediatamente dopo il parto.

I dati osservazionali individuano un rischio aumentato (inferiore a 2 volte) di emorragia postpartum in seguito a esposizione a SSRI/SNRI nel mese precedente il parto (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).

Dati epidemiologici indicano che l'uso di farmaci SSRI durante la gravidanza, in particolare nell'ultimo periodo della gravidanza, può aumentare il rischio di ipertensione polmonare persistente del neonato (PPHN). Sebbene nessuno studio abbia investigato l'associazione di PPHN al trattamento con SNRI, questo rischio potenziale non può essere escluso con la venlafaxina, considerando il suo meccanismo d'azione (inibizione della ricaptazione della serotonina).

I seguenti sintomi possono essere osservati nei neonati se le madri hanno assunto un SSRI/SNRI verso il termine della gravidanza: irritabilità, tremore, ipotonia, pianto persistente e difficoltà nella suzione o ad addormentarsi.

Tale sintomatologia potrebbe essere dovuta o agli effetti serotoninergici o ai sintomi da sospensione. Nella maggior parte dei casi questi sintomi sono stati osservati immediatamente dopo il parto oppure entro 24 ore dallo stesso.

Allattamento

La venlafaxina ed il suo metabolita attivo, O-demetilvenlafaxina, vengono escreti nel latte materno. Nell'osservazione post-marketing sono stati riportati casi di bambini allattati al seno che hanno manifestato pianto, irritabilità e disturbi del sonno. Interrompendo l'allattamento al seno sono stati riscontrati sintomi simili a quelli riscontrati con l'interruzione del trattamento con venlafaxina. Non si può escludere un rischio per il lattante. Pertanto, si deve scegliere se continuare/interrompere l'allattamento al seno o continuare/interrompere la terapia con venlafaxina, tenendo in considerazione il beneficio dell'allattamento al seno per il bambino ed il beneficio della terapia con venlafaxina per la donna.

Fertilità

È stata osservata riduzione della fertilità in uno studio in cui ratti di entrambi i sessi sono stati esposti a O-demetilvenlafaxina. Non è nota la rilevanza per l'uomo di tali osservazioni (vedere paragrafo 5.3).

Patologie correlate:


Nota: Nel contenuto della scheda possono essere presenti dei riferimenti a paragrafi non riportati.

Fonte: CODIFA - L'informatore farmaceutico



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