Vaccinazione anti-pneumococcica, che cos’è e perché può essere utile

22 settembre 2020
Indicazioni e comportamenti

Vaccinazione anti-pneumococcica, che cos’è e perché può essere utile



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Il tema della vaccinazione antinfluenzale è quanto mai attuale, ma c'è un altro tipo di vaccinazione che può offrire molti vantaggi, ancora di più in vista del prossimo inverno, quando alle malattie stagionali potrebbero sommarsi focolai di infezione da SARS-CoV-2: la vaccinazione contro lo streptococcus pneumoniae, o pneumococco.

Si tratta di un batterio trasmissibile per via aerea, che può provocare polmoniti, otiti e bronchiti ma anche forme gravi di meningiti, a seguito di infezioni virali da virus influenzali e da Coronavirus, che tipicamente facilitano le sovra-infezioni batteriche.

Dica33 ne ha parlato con il dottor Michele Ciccarelli, responsabile dell'Unità Operativa di medicina generale e pneumologia di Humanitas Research Hospital.

Che cos'è la vaccinazione anti-pneumococcica?

La vaccinazione è rivolta a immunizzare nei confronti dello streptococcus pneumoniae, il microrganismo più frequentemente in causa nelle polmoniti acquisite in comunità, quindi non ospedaliere, ma che è anche causa frequente di otite, meningite, rinosinusite.

Quali sono le categorie di persone più a rischio di incorrere in queste complicanze?

Le due fasce estreme della popolazione sono quelle più esposte: i bambini al di sotto dei 2 anni di vita e gli anziani oltre i 65 anni. Questo come indicazione generale; poi esiste una popolazione a rischio, di età compresa tra queste due fasce, per la presenza di altre malattie o condizioni.

Quali sono quindi le condizioni che possono trarre vantaggio da questo vaccino?

La popolazione esposta a rischi è molto ampia. La vaccinazione faciliterebbe la diagnostica differenziale nel caso in cui dovesse verificarsi una nuova ondata da SARS-CoV-2. I soggetti più rischio sono:
  • gli individui sottoposti a un intervento di asportazione di milza (asplenia) o con un malfunzionamento della stessa
  • i pazienti con anemia falciforme
  • le persone affette da patologie respiratorie croniche, come BPCO, bronchiectasie che hanno un rischio sempre aumentato di andare incontro a infezioni delle basse vie aeree
  • i pazienti affetti da fibrosi cistica
Altre categorie a rischio sono i soggetti con cardiopatie croniche, quelli con insufficienza renale cronica, i pazienti onco-ematologici, i trapiantati.
A questi si aggiungono anche tutti i pazienti che per la cura di patologie infiammatorie si sottopongono a trattamenti immunosoppressivi, chi è in terapia cortisonica e con farmaci biologici, chi abusa di alcolici o si trova in condizioni di malnutrizione.

Anche i pazienti asmatici sono a rischio maggiore di complicanze?

Per quanto riguarda gli asmatici di grado lieve e moderato non esistono evidenze in proposito; sono da considerare invece i pazienti asmatici che presentino altre condizioni respiratorie croniche concomitanti e gli asmatici gravi, ai quali raccomanderei di vaccinarsi.

Quanto è diffusa questa vaccinazione?

Probabilmente negli ultimi anni c'è stato un aumento di richieste per questo tipo di vaccinazione anche grazie a una campagna informativa da parte degli organi ufficiali e alla campagna vaccinale condotta a livello nazionale

Come viene praticata la vaccinazione?

Si tratta di una iniezione intramuscolare, praticata sulla superficie laterale della coscia, specialmente nei bambini, oppure nel muscolo deltoide, quindi sulla spalla, negli adulti.
In commercio esistono due tipi di vaccino: il primo contiene 13 sierotipi, l'altro è un 23-valente, quindi offre una maggiore protezione.
Se ho a che fare con un soggetto che ritengo a grave esposizione, è possibile somministrare sia il vaccino per l'influenza che quello per la polmonite, a distanza di almeno due settimane.

Alla luce dell'imminente stagione autunnale e invernale, questo vaccino è consigliato?

In questo momento è altamente consigliabile, così come quello per la vaccinazione influenzale.
Oggi abbiamo una motivazione in più per vaccinare contro lo pneumococco, perché con l'autunno aumenteranno tutte le affezioni a carico dell'apparato respiratorio, grazie alle condizioni ambientali favorevoli come le basse temperature, che riducono le capacità di difesa dell'apparato respiratorio.
Vaccinandosi contro questo tipo di polmoniti e anche contro l'influenza si va a ridurre nettamente la probabilità di contrarre quelle affezioni caratterizzate da una sintomatologia non molto diversa da quella del soggetto contagiato da Coronavirus.

È possibile praticare insieme le due vaccinazioni?

Consiglio sempre di distanziarle di almeno due settimane, perché si riduce la probabilità di avere effetti collaterali. I più comuni sono dolore e gonfiore nella sede di iniezione, ai quali può seguire la possibilità di avere febbre. Un altro possibile effetto indesiderato può essere la presenza di dolori muscolari diffusi, ma stiamo parlando di vaccinazioni con un profilo di tollerabilità molto ampio, per le quali non sono state documentate reazioni avverse gravi.

Sottoporsi alle vaccinazioni contro influenza e pneumococco può in qualche modo proteggere anche dall'infezione da SARS-CoV-2?

No, questo al momento non è stato dimostrato.


Stefania Cifani



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