Attività mentale e fisica contro il decadimento cognitivo

10 aprile 2013
Aggiornamenti e focus

Attività mentale e fisica contro il decadimento cognitivo



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In soggetti anziani inattivi che lamentano un certo declino intellettuale, una combinazione di esercizio fisico e attività mentale, svolta in maniera costante per circa 3 mesi, migliora la funzione cognitiva. Questa la conclusione di uno studio svolto da ricercatori dell'Università della California a San Francisco, e chiamato Max (Mental activity and exercise).

A causa dell'aumento dell'aspettativa di vita, si calcola che nei prossimi 40 anni ci sarà un incremento dei casi di demenza e declino cognitivo in tutto il mondo. Per fronteggiare questa epidemia, per ora sono a disposizione solo farmaci sintomatici che non alterano la progressione della malattia. Perciò si studiano strategie, sia farmacologiche sia comportamentali, che prevengano o ritardino l'insorgenza del declino cognitivo. «L'effetto protettivo di esercizio fisico e attività intellettuale rispetto alla demenza senile è stato suggerito da diversi studi, per lo più osservazionali, o revisioni sistematiche, ma i benefici di una loro combinazione non sono mai stati provati da studi caso-controllo di tipo randomizzato» spiega Deborah Barnes, primo autore del lavoro. Insieme ai colleghi, la ricercatrice ha arruolato 126 individui inattivi, di età media di circa 73 anni, che lamentavano segni di declino cognitivo, e li ha assegnati a 4 diversi gruppi: il primo svolgeva sia attività mentale, sotto forma di intenso lavoro al computer, sia esercizio fisico aerobico; il secondo gruppo svolgeva attività mentale, ma non esercizio fisico intenso; il terzo, viceversa, svolgeva esercizio fisico intenso, ma non l'attività intellettuale; e l'ultimo gruppo non svolgeva nessuna delle due attività. Bisogna precisare che tutte le attività venivano effettuate un'ora al giorno 3 volte la settimana, per un totale di 12 settimane. Inoltre, anche i gruppi di controllo praticavano attività mentale e fisica in modo blando sotto forma di Dvd educativi, o esercizi di stretching, rispettivamente.

«Andando a valutare il cambiamento cognitivo globale attraverso una serie di test neuropsicologici, abbiamo determinato che sia l'esercizio fisico sia l'attività mentale producono un aumento della funzione cognitiva, ma non abbiamo rilevato differenze significative tra gruppi di intervento e gruppi di controllo» afferma Barnes, che sottolinea come questi risultati indichino che più che il tipo di attività svolta, sono importanti la quantità e la frequenza dell'attività. Oppure, un'altra interpretazione plausibile è che l'aumento dei punteggi cognitivi nel corso delle 12 settimane suggerisca un effetto specifico dell'allenamento. In un commento pubblicato sulla stessa rivista, Nicola Lautenschlager, psichiatra dell'Univeristà di Melbourne, e Kay Cox, dell'Univeristà della Western Australia a Perth, scrivono: «Anche se i risultati del trial Max sono negativi, contengono un messaggio positivo. Gli autori hanno dimostrato che stimolare l'attività, fisica o mentale, può migliorare le capacità cognitive in sole 12 settimane, anche nei soggetti più anziani che danno segno di difficoltà cognitive. Probabilmente l'assenza di una differenza significativa è dovuta alla brevità del trial o alla mancanza di un vero contrasto tra gruppi di controllo e di intervento: una durata di 24 settimane e una differenza più marcata nell'intensità dell'esercizio avrebbero potuto far emergere una differenza».



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