Parkinson sempre più giovane: colpisce anche sotto i 40 anni

17 maggio 2013
Aggiornamenti e focus

Parkinson sempre più giovane: colpisce anche sotto i 40 anni



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Il Parkinson è sempre più giovane non colpisce le sole fasce di anzianità: 10 malati su 100 infatti hanno meno di 40 anni. La storia spesso ci restituisce immagini di persone anziane in cui la malattia si manifesta con tremore delle mani più o meno evidente, ma il Comitato Limpe, promotore della Giornata nazionale Parkinson che si celebrerà nel prossimo autunno, vuole sfatare il luogo comune che fa del Parkinson una questione d'età: in Italia la patologia colpisce il 3 per mille della popolazione generale e l'1% di quella sopra i 65 anni; il maggior numero dei casi è tra 60 e 65 anni, oggi piena età lavorativa mentre il 10% dei pazienti manifesta addirittura i primi sintomi già intorno ai 40 anni. Negli ultimi anni, infatti, questa malattia neurodegenerativa manifesta un esordio sempre più precoce con 1 paziente su 4 che ha meno di 50 anni. L'individuazione del Parkinson in soggetti più giovani non è solo frutto dell'osservazione clinica, ma anche il risultato di strumenti diagnostici moderni mirati, che possono identificare la malattia in fase precoce con un margine d'errore inferiore all'1%. I pazienti più giovani non presentano tutte le "altre" patologie che possono manifestarsi nei soggetti anziani e questo contribuisce a favorire un decorso più graduale, con una velocità di progressione solitamente più bassa. La comparsa precoce comporta una convivenza con la malattia decisamente più difficile, con ripercussioni negative sulla vita professionale, preoccupazioni riguardo la gestione delle proprie risorse economiche e un sovraccarico di responsabilità familiari. «Nei malati di Parkinson subentra spesso un problema di non accettazione. Si tratta di un fenomeno molto diffuso che trova riscontro anche in svariate indagini che raccontano come molti pazienti attendano mesi prima di rivolgersi a un medico» dichiara Giovanni Abbruzzese presidente di Limpe. «Rivolgersi subito al medico è fondamentale» prosegue «ritardare la diagnosi riduce la qualità di vita e limita l'efficacia delle terapie. Un intervento farmacologico precoce può favorire un migliore decorso della malattia così come in parecchi casi il supporto psicologico si è dimostrato di grande efficacia per il sostegno non solo del paziente ma dell'intera famiglia». Tra i personaggi celebri colpiti si ricorda Papa Giovanni Paolo II e il cardinal Carlo Maria Martini, ma anche il volto noto di Michael J Fox che 22 anni fa ha avuto la diagnosi ed è diventato portavoce dei malati e ha deciso di tornare in tv con una sit-com (come la ben nota Casa Keaton) per raccontare la vita di un padre di famiglia colpito dal morbo.



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