Il ruolo della flora batterica intestinale nella sclerosi multipla

14 luglio 2017
Aggiornamenti e focus

Il ruolo della flora batterica intestinale nella sclerosi multipla



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Cosa hanno in comune la flora batterica e la sclerosi multipla? Molto, secondo quanto confermato da uno studio firmato da un gruppo di ricercatori dell'Irccs Ospedale San Raffaele, e pubblicato sulla rivista Science advances. Nell'intestino dei pazienti colpiti da sclerosi multipla recidivante-remittente, durante le fasi che precedono la riattivazione della malattia, è stata osserva un'alterazione della flora batterica (microbiota) intestinale e una corrispondente proliferazione di un tipo di globuli bianchi (linfociti Th17) considerati fondamentali nello sviluppo della patologia.

Il lavoro, coordinato da Marika Falcone, ricercatrice della Divisione di Immunologia, trapianti e malattie infettive, e Vittorio Martinelli, neurologo del Centro Sclerosi Multipla, è stato possibile grazie al sostegno dell'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) e della sua Fondazione (Fism).

«I risultati del nostro studio suggeriscono un ruolo importante della flora batterica intestinale nella patogenesi della sclerosi multipla recidivante-remittente», dice Marika Falcone. «Ciò non deve stupire. Le popolazioni batteriche che vivono nel nostro intestino interagiscono continuamente con il sistema immunitario. L'alterazione del loro equilibrio favorisce uno squilibrio immunologico a livello intestinale ma anche sistemico, con conseguenze importanti nel campo di tutte le malattie immuno-mediate e, in particolare, delle malattie autoimmuni, come la sclerosi multipla o il diabete di tipo 1» aggiunge la ricercatrice.

I ricercatori del San Raffaele hanno analizzato i tessuti dell'intestino di 19 persone con sclerosi multipla recidivante-remittente (Sm-rr) e di 18 individui sani. Il primo gruppo, a distanza di due anni dalla raccolta dei campioni, è stato ulteriormente diviso in due sottogruppi: pazienti con la malattia in fase attiva e pazienti in fase di remissione (nella Sm-rr, tipicamente, le due fasi si alternano con tempi e ritmi eterogenei). I risultati hanno mostrato che nei tessuti intestinali dei pazienti con la malattia in fase attiva era presente, al momento dell'analisi, una quantità aumentata di un tipo specifico di linfociti T, chiamati linfociti Th17.

E il passo successivo dei ricercatori è stato capire se l'espansione di cellule Th17 nell'intestino dei pazienti fosse associata a uno squilibrio delle popolazioni batteriche che normalmente abitano nel lume intestinale e che regolano numerose attività del nostro organismo, tra cui il funzionamento del sistema immunitario. L'analisi della flora batterica intestinale ha evidenziato che nei pazienti con malattia attiva (con ricadute cliniche o documentate dalla Risonanza Magnetica) erano presenti due vistose anomalie: una quantità ridotta di Prevotella, batterio che riduce il differenziamento dei linfociti in cellule Th17 e, al contrario, un aumento della presenza di due ceppi di Streptococco (S. oralis and S. mitis), che solitamente risiedono nella cavità orale e che hanno notevoli capacità infiammatorie.

«Lo studio sulle possibili relazioni tra microbiota e sclerosi multipla, campo nuovo ma in rapida espansione, non è importante solo per la comprensione dei meccanismi patogenetici della sclerosi multipla, ma potrebbe anche avere un ruolo nel decorso della malattia e nella risposta ai trattamenti» conclude Vittorio Martinelli.

Ilaria Pedretti



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