Al bambino autistico serve una cura odontoiatrica ad hoc

17 novembre 2014
Interviste, Speciale Bocca sana

Al bambino autistico serve una cura odontoiatrica ad hoc



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Una buona salute orale è un elemento essenziale per la salute e il benessere di ciascuno di noi. A volte non è semplice convincere i più piccoli a rispettare le regole base per mantenere sani denti e gengive e la situazione si complica ancor di più se il bimbo soffre di autismo. In questi casi, per le cure odontoiatriche è importante rivolgersi a centri specializzati, che possano andare incontro ai bisogni di questi pazienti così speciali grazie a équipe di medici preparati anche dal punto di vista psicologico. Su questo fronte, Dica33 ha attivato un utile servizio di Guida ai centri odontoiatrici italiani specializzati in cura dei pazienti con disabilità.

Maria Grazia Cagetti, coordinatrice del progetto nonché odontoiatra e ricercatrice presso il dipartimento di Scienze della salute dell'Università di Milano, si occupa quotidianamente di questi bambini in collaborazione con l'Ospedale San Paolo (Milano), e ci aiuta a capire quali sono le criticità da affrontare e quali le strategie per cercare di superarle.

Quali sono i principali problemi odontoiatrici dei bambini autistici?
«Dal punto di vista strettamente clinico, in genere le problematiche che riguardano i bambini autistici sono le stesse dei bambini senza il disturbo. Sono però pazienti che hanno altri problemi spesso prioritari rispetto a quelli odontoiatrici e arrivano in genere a preoccuparsi del cavo orale quando la situazione è già deteriorata. Si tratta quindi di intervenire su una problematica orale non lieve, ma già molto complessa su pazienti che hanno problemi e che non hanno molte possibilità - almeno all'inizio - di essere collaborativi».

Perché andare dal dentista può essere un problema per questi bambini?
«Il bambino autistico è un bambino estremamente routinario, amano la loro routine e già il fatto di doverla modificare per andare dal dentista invece che, per esempio, al centro riabilitativo o a scuola, per loro rappresenta uno stress enorme. Ecco perché noi cerchiamo di ridurre al minimo lo stress con tutta una serie di accorgimenti che possano in un certo senso "tranquillizzare" il bambino».

Quali sono gli accorgimenti da utilizzare se il paziente è un bambino autistico?
«Innanzitutto è opportuno dire che, nonostante sia valido il principio di base di non creare troppo stress a questi piccoli pazienti, le strategie più adatte per raggiungere tale obiettivo possono essere anche molto diverse da caso a caso. Più che di autismo, si dovrebbe parlare infatti di "disturbi dello spettro autistico", a sottolineare il fatto che la patologia ha moltissime forme e sfumature, da quelle più disabilitanti e gravi a quelle più leggere. A fianco a un bambino che parla e ha un quoziente intellettivo vicino alla normalità, ne troviamo altri che non parlano, che non interagiscono e sono chiusi in un "loro mondo" in cui non è facile essere ammessi. Non di rado inoltre, lo stress li può rendere aggressivi, favorendo atti di auto-lesionismo».

È possibile sottoporre a cure odontoiatriche pazienti tanto sensibili e complessi?
«È possibile, ma servono strumenti adatti e personale davvero preparato non solo dal punto di vista puramente odontoiatrico, ma anche dal punto di vista psicologico. Nei casi più gravi - in passato era la norma - si ricorre alla sala operatoria che permette di lavorare senza dover fare i conti con la scarsa o nulla collaborazione del bambino. Restano però tutti i rischi operatori legati a un intervento in anestesia generale oltre che a problemi più tecnici legati al tempo operatorio e alle scelte di intervento che spesso portano ad estrarre il dente, anziché cercare un approccio conservativo».

E fuori dalla sala operatoria?
«Noi cerchiamo nei limiti del possibile di ridurre lo stress che la seduta dal dentista può creare al piccolo, per esempio con controlli molto rapidi, cercando di non tenerli troppo, di far avere loro sempre lo stesso ambiente e le stesse persone con le quali interagire, si cerca di evitare lo stress visivo (gli strumenti non vengono mai mostrati se non è strettamente necessario). Si crea un team che collabora per creare una routine. Il trucco è questo: li vediamo settimanalmente per pochi minuti e ogni volta che il bimbo torna si aggiunge un piccolo passo a quello precedente, io la chiamo "la metodica dei piccoli passi". Il fatto che il bambino accetti piano piano questo evento fa in modo che acquisti un'autonomia propria. Una cosa è certa: è difficile fare un elenco dei comportamenti corretti per potersi interfacciare nel modo migliore con i bambini autistici. Quello che va bene per uno può essere un problema per altri ed è quindi l'esperienza, la conoscenza del bambino, che aiuta a fare le scelte giuste. Bisogna mettere insieme tante competenze e tanta sensibilità per curare al meglio questi bambini».

Che ruolo hanno i genitori nelle cure?
«I genitori hanno un ruolo fondamentale in tutti i momenti della cura. Prima di vedere il piccolo paziente partiamo sempre con un colloquio con i genitori che ci aiuta a capire cosa aspettarci, magari in base alla reazione che il piccolo ha mostrato di fronte a un prelievo di sangue o a una visita medica. La verità è che non bisogna aspettare che il bimbo abbia mal di denti, ma partire subito con i controlli. Il genitore è spesso presente accanto al bambino nel corso della seduta per aiutare il dentista a gestire le reazioni del piccolo. E poi c'è tutto il lavoro da fare a casa per il mantenimento della salute orale del figlio. Sembra banale, ma non lo è affatto: il genitore, che deve già fare i conti con tante altre problematiche giornaliere, deve mettere anche questa tra le sue priorità. Non è impossibile, ma è difficile, dal momento che deve impegnarsi tutti i giorni per spazzolargli i denti, ma anche per insegnargli a vestirsi da solo, andare a scuola, eccetera».



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