Effetto quarantena, nel libro di Luca Pani e Maria Elena Capitanio il dopo pandemia

03 settembre 2020
Aggiornamenti e focus

Effetto quarantena, nel libro di Luca Pani e Maria Elena Capitanio il dopo pandemia



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Chi siamo e come saremo dopo la pandemia e il periodo di isolamento dovuto al virus? Lo raccontano, aprendo una riflessione psicosociale sugli effetti delle misure di contenimento volute dai governi a livello globale, Luca Pani, medico specialista in Psichiatria, professore ordinario di Farmacologia all'Università di Modena e Reggio Emilia e di Psichiatria clinica all'Università di Miami e Maria Elena Capitanio, giornalista e scrittrice, nel libro "Effetto quarantena". Il mondo che ci aspetta dalla fase2 in poi sarà segnato dalla crisi economica, da un cambio di volto della società e da un modo di relazionarsi agli altri che per forza di cose porteranno a una nuova grammatica della salute, della politica, della finanza, ma anche dei sentimenti.

Video presentazione

Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva, ha realizzato la prefazione del libro, edito da Edizioni Lswr e i cui proventi andranno al Dipartimento di Scienze biomediche, metaboliche e neuroscienze dell'Università di Modena e Reggio Emilia, definendo il volume «un album di foto in cui ognuno di noi si può scorgere». Ha poi aggiunto: «Abbiamo dovuto ripensare la nostra vita dalla sera alla mattina. Ci siamo trovati di fronte a una resilienza forzata, che ci ha portato a confrontarci con i nostri limiti ma anche con un livello di ricchezze e di determinazione che non immaginavamo nemmeno: in poco tempo il sistema ha capito che si poteva riadattare. Forse abbiamo compreso che vi vuole coraggio, determinazione e imparato a non rassegnarci al fatto che le cose non possono accadere». «Al momento siamo ancora nel mezzo della prima ondata pandemica dal punto di vista globale - ha commentato il professor Pierluigi Lopalco, epidemiologo, ospite della presentazione-. Ad una prima riflessione, in tempo di lockdown in Italia, pensavo che saremmo diventati tutti più morigerati nei consumi e intimisti negli stili di vita. Credo di essermi sbagliato di grosso». Lopalco ha parlato del fenomeno, che spesso avviene, del panic neglet: «è tipico delle reazioni alle malattie infettive: c'è un nemico sconosciuto e invisibile e quindi ci facciamo prendere dal panico; superata la prima fase, fatta di emozioni forti, subentra il momento del "neglet", cioè ci dimentichiamo tutto quello che è successo, come se ci fosse un elemento di completa negazione e il virus non esistesse più. Lo stesso è accaduto anche per i vaccini».

Luca Pani, distinguendo una pandemia hegeliana (che parte dal presupposto che tutto ciò che reale è razionale e tutto ciò che è razionale è reale) da una darwiniana (che applica il principio dell'incontro tra due popolazioni, virale e umana, che non si erano mai viste, pur vivendo nello stesso pianeta), ha quindi affermato che «questo evento ha una serie di conseguenze dirompenti come sono gli eventi darwiniani. Per la teoria darwiniana durante l'evento la popolazione deve diversificare la risposta. Come medico sono cosciente che dovremmo avere tutti una condotta compatta, ma se così fosse, si tratterebbe di un comportamento anti-evolutivo. Il neglet e tutte le conseguenze servono a diversificare la risposta comportamentale e biologica». «Quel che temo - ha poi aggiunto - è che quel "neglet" possa diventare virale. Il tentativo di dimenticare durerà poi fino alla prossima pandemia. Inoltre, se le sorgenti di comunicazione non sono quelle appropriate, in quel caso il panic aumenta e così le conseguenze.

Di questo ha parlato Maria Elena Capitanio nel libro». Proprio la Capitanio ha poi concluso: «Attraverso il libro abbiamo voluto creare degli strumenti, io da giornalista e Luca Pani come psichiatra, per aiutare le persone a far tesoro di questa esperienza. Quando ci succede qualcosa dal punto di vista negativo, è importante razionalizzare e iniziare un cammino verso il futuro fatto di un aspetto interiore e di profondità che impatta anche socialmente. Nello scrivere i testi ci siamo messi in prospettiva dialogica e raccolto tutte le emozioni positive e negative sperimentate in quel periodo».




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