“Dieta del digiuno”: la scienza dice che funziona

14 marzo 2016
Interviste

“Dieta del digiuno”: la scienza dice che funziona



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È stata chiamata "dieta del digiuno", ma quella a cui sta lavorando da molti anni il gruppo diretto da Valter Longo, esperto di longevità di origine genovese da molti anni trapiantato negli Stati Uniti, è qualcosa di ben diverso da una dieta, e del digiuno intende conservare solo gli effetti benefici. Da molti anni infatti Longo studia gli effetti della restrizione calorica sullo stato di salute dividendosi tra l'Università di Los Angeles (dove insegna biogerontologia e dirige l'istituto per la longevità) e l'Ifom (Istituto Firc di oncologia molecolare) di Milano, dove dirige il programma di oncologia e longevità.

Con lui Dica33 ha fatto il punto sulla "dieta che mima il digiuno" su cui ha già pubblicato importanti studi clinici e altri ne sta portando avanti, dieta da seguire sotto controllo medico per cinque giorni, utile per rallentare l'invecchiamento e migliorare alcuni importanti parametri ematici e fattori di rischio.

Professor Longo, in che cosa consiste questa dieta, e in che senso imita il digiuno?
«Si tratta di un metodo che prevede per cinque giorni l'uso di varie zuppe, olive, barrette energetiche, bevande, chips e cracker che vengono dosati in modo da fornire un apporto calorico compreso grosso modo tra un terzo e la metà del normale, quanto basta per innescare nell'organismo gli effetti benefici che da tempo si sa essere associati al digiuno, riducendo al minimo sia i disagi sia i rischi per la salute. Questa dieta a base vegetale assicura l'apporto di micronutrienti come vitamine e minerali, ed è il risultato di circa 25 anni di studi su tutti i fattori associati all'invecchiamento, in cui abbiamo applicato le conoscenze ottenute studiando in modo rigoroso l'effetto del digiuno sui lieviti, sul topo e nell'uomo. Ha un inizio graduale: il primo giorno prevede 1.090 kcal (10% proteine, 56% grassi, 34% carboidrati), che nei successivi quattro giorni scendono a 725 kcal (9% proteine, 44% grassi, 47% carboidrati)».

L'anno scorso avete pubblicato su una importante rivista scientifica internazionale una ricerca clinica preliminare che ha studiato gli effetti di questa dieta anche su un gruppo di volontari...
«Sì, e attualmente è in corso uno studio più ampio, che coinvolge 100 persone e sta confermando appieno i risultati positivi. In particolare, questo regime alimentare permette in cinque giorni di ottenere un aumento dei marcatori che segnalano la rigenerazione delle cellule (che è stato osservato per ora solo nel topo, ma è verosimile si verifichi anche nell'uomo) e una riduzione di numerosi parametri che sono considerati un segno o un fattore di rischio per malattie come diabete, cancro e malattie cardiovascolari, con un effetto che appare duraturo già dopo la prima somministrazione, che potrà anche essere ripetuta dopo uno o più mesi».

Per chi è indicata questa dieta?
«Un risultato molto interessante dei nostri studi è che alcuni benefici significativi si osservano anche in chi è in perfetta salute, anche se è facile immaginare che i maggiori benefici potranno averli le persone obese o sovrappeso, e chi soffre per esempio di ipertensione. Proprio per questo è stato deciso che questa opzione dovrà comunque essere valutata insieme a un medico, che dovrà escludere eventuali controindicazioni e sarà in grado di intervenire in caso di eventuali effetti imprevisti. In particolare, è capitato in passato con diete concettualmente simili, che pazienti diabetici avessero effetti imprevisti nella gestione dell'insulina, con esiti anche molto gravi e in alcuni casi letali».

Fabio Turone



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