Quando il colesterolo è alto per colpa dei geni

01 aprile 2016
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Quando il colesterolo è alto per colpa dei geni



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In termine tecnico si chiama ipercolesterolemia familiare, in termini più semplici è un livello di colesterolo pericolosamente alto che non dipende tanto da ciò che si mangia ma piuttosto da cosa è scritto nel Dna. E a quanto riportano i ricercatori guidati da Sarah de Ferranti, della Harvard Medical School di Boston, Stati Uniti, la condizione è più diffusa di quanto in genere si pensi.

«L'ipercolesterolemia familiare aumenta in modo significativo il rischio di un attacco di cuore in giovane età» spiega l'autrice che assieme ai colleghi ha analizzato i dati di circa 37mila uomini e donne statunitensi per fare chiarezza sui numeri di questa condizione. E dopo aver analizzato i livelli di colesterolo "cattivo" (Ldl) delle persone coinvolte e aver identificato eventuali malattie cardiache in giovane età - prima dei 55 anni per gli uomini e prima dei 60 per le donne - gli autori sono giunti alla conclusione che l'ipercolesterolemia familiare è presente in circa 1 persona su 250 e non in 1 su 500 come si è soliti pensare oltre oceano.
«Non si tratta di un problema in crescita rispetto al passato, ma piuttosto di una condizione che prima non era riconosciuta nella sua gravità e diffusione reale» dice de Ferranti, «una cosa è certa: tutti coloro che soffrono di questo problema devono mettere in atto il prima possibile misure preventive efficaci».

E fortunatamente queste misure non mancano. «Abbiamo oggi a disposizione molti trattamenti validi nel ridurre i livelli di colesterolo Ldl, incluse le statine, i farmaci che bloccano l'assorbimento del colesterolo e i più recenti inibitori di Pcsk9» spiega Gregg Fonarow, professore di cardiologia all'Università della California di Los Angeles ricordando che, senza terapie, chi soffre di ipercolesterolemia familiare spesso va incontro ad attacchi cardiaci a 40-50 anni nel caso degli uomini e a 50-60 anni nel caso delle donne. I farmaci però da soli non bastano. «Per non peggiorare la situazione è fondamentale mantenere uno stile di vita sano, tenendo sotto controllo la pressione sanguigna, il peso e ciò che si porta a tavola» conclude de Ferranti.



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