Cardioprotezione combinata

13 maggio 2005
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Cardioprotezione combinata



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Il problema è il cuore. I farmaci sono quelli di sempre, cambia solo il modo di somministrarli: tutti in una volta, in una sola pillola, detta per l'appunto, Polypill. Gli autori della ricerca, articolata in più lavori, tutti pubblicati dal British Medical Journal, hanno scelto questi farmaci sulla base della metanalisi di numerosi studi controllati che avevano dimostrato la loro efficacia sui fattori di rischio per ictus e malattie cardiache ischemiche.

Una scelta guidata


Gli studi di coorte recensiti sistematicamente erano concordanti nell'indicare che la riduzione assoluta del colesterolo LDL, della pressione sanguigna e dell'omocisteina ha effetti a lungo termine sulla riduzione del numero di eventi cardiovascolari e di infarto in un anno. In una prima fase, che risale al 2003, tali considerazioni hanno indotto i ricercatori prendere in considerazione le statine, alcune categorie di antipertensivi a diversi dosaggi e la dose minima di acido folico necessaria per assicurare la massima riduzione dell'omocisteina nel sangue. In particolare, gli antipertensivi inclusi nell'indagine erano tiazidici, i beta-bloccanti, gli ACE inibitori, gli antagonisti del recettore II dell'angiotensina e i calcio-bloccanti.In tutti i casi l'età in cui si verificavano eventi cardiovascolari era attorno ai 60-65 anni.

Rischio calcolato con rettifica


In tutte gli studi considerati, i farmaci usati mostravano la loro efficacia già con dosi contenute e l'aumento del dosaggio non comportava ulteriori miglioramenti dei risultati. In particolare, gli antipertensivi usati in dosi più basse ma in combinazione di tre erano più efficaci dei singoli farmaci della categoria assunti in dosi standard o in combinazione di due.La combinazione di sei farmaci presenti nel Polypill (statina, aspirina, acido folico, tiazidico, calcio-bloccante e antagonista del recettore II dell'angiotensina) è stata somministrata a 100 uomini e 100 donne di 55 anni, senza precedenti cardiovascolari per due anni.Il trattamento, agendo su tutti e quattro i fattori, conseguiva una riduzione del rischio dell'88% per gli eventi cardiovascolari e dell'80% per l'ictus.Sono stati inoltre calcolati gli anni di vita vissuti senza attacchi di cuore o ictus: in media un terzo dei pazienti raggiungeva 11-12 anni di vita senza patologie di questo genere.Di tutti i componenti del Polypill, l'aspirina sembrava essere il più problematico, cioè quello che dava effetti collaterali più gravi, principalmente le emorragie, tuttavia l'incremento di ictus emorragici era inferiore alla riduzione di ictus trombotici.Uno studio analogo è stato ripreso in un secondo momento, limitando però il parco molecole a statine, aspirina e come antipertensivi sono stai selezionati solo i beta bloccanti e gli ACE inibitori. In questa occasione è stato notato che mentre la combinazione dei primi tre otteneva gli stessi risultati del precedente lavoro, l'aggiunta degli ACE inibitori non determinava un beneficio sostanziale.

Una pillola per tutti

I pazienti che avevano già subito infarto o ictus trarrebbero certamente beneficio dal Polypill, come pure coloro che soffrono di angina pectoris, attacchi ischemici transitori, patologie arteriose periferiche e diabete mellito. In generale, quindi, soggetti facilmente riconoscibili, ma per le persone asintomatiche l'unico fattore discriminante sembra essere l'età: il 96% dei decessi per infarto o ictus si verifica in persone di 55 o più anni. Secondo gli autori, comunque, l'approccio migliore è quello che tende a considerare oltre all'età anche la presenza di malattie vascolari, mentre non è considerato necessario monitorare i fattori di rischio sopraccitati in quanto il trattamento è efficace indipendentemente dalla situazione di partenza.Gli autori della ricerca sostengono che nel mondo occidentale il controllo e l'intervento sui singoli fattori di rischio sia un approccio superato: la loro diffusione è talmente grande da coinvolgere praticamente tutti.

Simona Zazzetta



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