La misurazione fai da te funziona

09 giugno 2006
Aggiornamenti e focus

La misurazione fai da te funziona



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Se tutti i pazienti ipertesi si recassero ogni giorno dal medico per la misurazione di rito, medici di famiglia e specialisti non farebbero praticamente nient'altro. Di qui l'indicazione di ricorrere all'automisurazione, per tenere un diario che permetta di valutare che risultati sortisce la terapia. Però, su questa pratica grava sempre qualche dubbio, e non è poi così raro che ci si presenti dal medico col calepino delle misurazioni e che di questo "non se ne faccia nulla". In effetti molti fattori possono generare diffidenza nei confronti dell'automisurazione, per esempio il fatto il paziente magari è andato di buon passo alla farmacia, o magari ha un apparecchio da pochi euro non propriamente affidabile o, ancora, non è capace di usarlo. Tuttavia la disponibilità di strumenti automatici, da polso o da braccio, ha cambiato la situazione. Lo prova, tra l'altro, uno studio finlandese, dove 98 persone ipertese, trattate con diversi farmaci, sono state divise in due gruppi, uno avviato al monitoraggio domestico, l'altro alla misurazione in ambulatorio.

Ogni sei settimane


Ogni sei settimane, sulla base della media della pressione rilevata dal paziente o dal medico si procedeva ad aggiustare la terapia in modo da ottenere che la pressione diastolica (la minima) toccasse al massimo gli 80 mmHg. Lo studio è durato sei mesi, periodo durante il quale in entrambi i gruppi si è ottenuta una significativa riduzione della pressione arteriosa, senza differenze statisticamente significative. Tuttavia, nei pazienti controllati in ambulatorio si notava una tendenza verso un trattamento più aggressivo, mentre in quelli monitorati a domicilio il numero di coloro che raggiungevano l'obiettivo, la minima inferiore o pari a 80 mmHg, era superiore: il 57,7% contro il 43,5%. Tuttavia questa differenza non era tale da condurre a conclusioni di qualche genere. Il risultato, insomma, era che il medico può fidarsi dei dati che porta il paziente anche per aggiustare il dosaggio dei farmaci. Non è una conclusione da poco, perché se si considera la cosa dal punto di vista del paziente, è più facile ottenere che la terapia venga seguita adeguatamente se non lo si costringe a un gran numero di visite, che comunque richiedono tempo, spostamenti eccetera. Dall'altra parte, considerando la questione dal punto di vista dei servizi sanitari, si evita di impiegare risorse spendibili altrove. Ovviamente, però, il medico deve sacrificare un po' del suo tempo per istruire il paziente su come e quando effettuare la misurazione e guidare anche la scelta dell'apparecchio giusto.

Sveva Prati



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