Fragile, maneggiare con cura

05 settembre 2003
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Fragile, maneggiare con cura



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Essere anziani è un mestiere pericoloso. Le insidie e i pericoli sono dietro l'angolo, una cena abbondante, una rampa di scale in più, una banale influenza possono diventare prove ardue da superare e, in certi casi, fatali. Ma tutto ciò è inevitabile, perché è insito in ogni specie il processo di invecchiamento, un insieme di cambiamenti che avvengono nel tempo e che portano a un generale deterioramento dei meccanismi biologici. Paradossalmente quando l'uomo vive molto a lungo va incontro ad alcune "inevitabili" malattie, come per esempio l'ipertrofia prostatica benigna.
L'età è quindi un fattore di rischio non trascurabile, una delle cause principali di molte malattie, anche se non è sempre possibile generalizzare: esperienze come quella del Baltimore Longitudinal Study on Aging hanno provato che per la funzionalità dei reni sono possibili situazioni molto differenti all'interno della stessa classe di età.

Apparati da revisionare


Tenendo conto delle variazioni individuali, tuttavia si osserva un invecchiamento generale delle varie parti del corpo, che però diventa rilevante in alcuni distretti corporei.
Il sistema cardiocircolatorio, per esempio diminuisce la sua capacità aerobica, cioè l'abilità di bruciare ossigeno sotto sforzo, del 10% ogni dieci anni nell'uomo e del 7,5% nelle donne.
Si abbassa anche la capacità volumetrica dell'apparato respiratorio (capacità vitale) del 40% dai 10 ai 70 anni.
Reni e vie urinaria diventano gradualmente meno efficienti nel filtrare le scorie dal sangue. Inoltre la vescica diminuisce la sua capacità e l'atrofia dei tessuti può condurre all'incontinenza urinaria.
Con l'andare degli anni si riduce anche l'attività fisica e in mancanza di esercizio costante la massa muscolare diminuisce, nell'arco di tempo dai 30 ai 70 anni, del 22% tra le donne e del 23% tra gli uomini.
Nel sistema nervoso i cambiamenti interessano il neuroni efficienti che si riducono nel numero, anche se tale variazione è compensata con un aumento delle connessioni (sinapsi) tra una cellula e dallo sviluppo delle strutture neuronali (assoni e dendriti) che hanno la funzione di condurre gli impulsi nervosi. Inoltre viene meno l'acutezza della vista e dell'udito. L'atrofia dei muscoli del cristallino rendono più difficile la messa a fuoco degli oggetti vicini (presbiopia), e comunque dai 50 anni in poi diviene più difficile distinguere correttamente gli oggetti in movimento e vedere con precisione in cattive condizioni di luce. L'orecchio perde la capacità di percepire i suoni di frequenza più elevata (toni acuti).

Indicatori di anzianità


In realtà all'interno di uno stesso individuo possono sussistere differenze nel degrado fisiologico delle funzioni che possono risentire in maniera diversa del passare del tempo. Tuttavia i ricercatori hanno individuato nel sistema immunitario e nel sistema endocrino indicazioni utili per stabilire lo stadio di invecchiamento del soggetto.
E' stato notato che alcune cellule mobili del sistema immunitario, i linfociti T, per quanto restino pressoché costanti nel numero, tendono a ridurre il livello di attività e la capacità di proliferare. Cambia anche il tipo di attività svolta da tali cellule. I linfociti T helper, per esempio, normalmente producono le interleuchine, molecole che svolgono ruoli diversi nei meccanismi del sistema immunitario. Con l'avanzare dell'età la produzione dell'interleuchina 2, o IL-2, fattore di sviluppo dei linfociti T, tende a diminuire, mentre l'IL-6, che ha un effetto infiammatorio, rende ad aumentare. L'eccessiva quantità di IL-6 sembra favorire la deposizione della proteina amiloide così come il riassorbimento osseo e quindi favorire rispettivamente la comparsa della demenza di Alzheimer e di osteopenia e osteoporosi. Al di là delle variazioni dei singoli elementi è lo squilibrio nel suo complesso dei meccanismi di difesa a rendere più vulnerabile l'organismo.
Anche gli ormoni la dicono lunga sull'età biologica. Il cambiamento più "famoso" è la drastica diminuzione degli ormoni sessuali femminili (estrogeni) che si verifica dopo la menopausa. La versione maschile riguarda invece il testosterone, ma in questo caso il calo non avviene sempre in tutti gli uomini e nelle proporzioni con cui calano gli estrogeni. Tuttavia, in alcuni studi è emerso che certi fattori di rischio per la malattia coronarica sono presenti in misura maggiore quando c'è carenza dell'ormone, al contrario alti livelli di testosterone si accompagnano a fattori protettivi come livelli più elevati di colesterolo HDL. In pratica, la carenza di testosterone potrebbe favorire l'aterosclerosi delle coronarie.
Anche il livello del deidroepiandrosterone o DHEA tende a diminuire dalla maturità in poi aumentando i rischi di malattia cardiovascolare e riducendo l'efficienza del sistema immunitario. Quest'ultima ipotesi è nata dalla constatazione che somministrando ai topi il DHEA si assiste a un aumento della produzione di IL-2, ed è stata poi confermata da uno studio americano, che ha impiegato l'ormone come adiuvante di alcune vaccinazioni negli anziani.
Anche per l'ormone della crescita (in inglese Growth Hormone o GH) si è da tempo sostenuto che il suo declino con l'età possa avere a che fare con l'invecchiamento. Nel 1988, all'ospedale di Chicago della Veterans Administration la somministrazione tre volte alla settimana del GH in uomini di oltre 60 anni ha avuto l'effetto di aumentare la massa magra, ridurre il grasso corporeo e aumentare lo spessore della cute (che con l'età tende ad atrofizzarsi).

Invecchiare non è un caso

Esistono diverse teorie biologiche che danno una spiegazione scientifica sul perché si invecchia. Secondo quella dell'invecchiamento programmato la responsabilità dell'invecchiamento può essere ricercata in alcuni geni che entrano in azione in momenti predeterminati causando i mutamenti che si è soliti osservare con l'avanzare degli anni (senescenza programmata). Ma, si ipotizza anche un possibile orologio biologico che scandisce la produzione e l'attività degli ormoni, quando queste declinano ha inizio l'invecchiamento. In alternativa, si pensa che il centro del processo potrebbe essere la riduzione dell'efficienza del sistema immunitario e quindi la maggiore predisposizione alle malattie infettive (ma non soltanto quelle).
Altro tipo di teorie sono quelle del danno o dell'errore che danno molteplici spiegazioni al processo di invecchiamento causato, per esempio da un danno ossidativo: le reazioni metaboliche che prevedono l'intervento dell'ossigeno producono particolari molecole, chiamate radicali liberi, particolarmente reattive, capaci di distruggere le membrane cellulari e quindi di comprometterne le funzioni vitali. Altri danni possono derivare dalla formazione di crosslinking nelle molecole proteiche: l'accumulo di queste proteine alterate, alla lunga, compromette la funzionalità di cellule e tessuti. Inoltre, viene ipotizzato che nel corso degli anni si producano piccole mutazioni genetiche che, andando a sommarsi, compromettono anch'esse le funzioni cellulari.
Chiaramente non esiste un'unica spiegazione valida, è probabile che due o più teorie possano coesistere in quanto non tutte si escludono a vicenda.

Simona Zazzetta



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