05 aprile 2007
Aggiornamenti e focus, Speciale Mal di testa
Cefalea toccata sul nervo
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E' stata chiamata anche cefalea da suicidio e in effetti gli attacchi intensi e ripetuti più volte al giorno che possono durare fino a tre ore, con l'aggiunta di altri sintomi, possono essere tali da rendere per alcuni la cefalea a grappolo (cluster headache) una delle peggiori esperienze con il dolore. Nei casi cronici, circa il 10% del totale, gli intervalli di almeno un mese liberi da dolore tra i cluster, che caratterizzano le forme episodiche, sono di durata inferiore o assenti, così che si ricorre in genere a terapie mediche continue per prevenire le crisi. Una quota non grande ma problematica non risponde però ai farmaci e in questi casi refrattari si ricorre a diverse alternative chirurgiche, che oltre a essere invasive spesso non risultano risolutive e sono gravate da sequele. Un approccio più recente, da quando si sono identificati i meccanismi di attivazione e i cambiamenti strutturali a livello ipotalamico, è quello della neurostimolazione, come quella cerebrale profonda che in alcuni di questi soggetti farmaco-resistenti sembra ottenere risultati soddisfacenti, ma con possibili effetti collaterali e l'eventualità di emorragie anche fatali. In questo contesto si è esplorata un'altra via, la neurostimolazione del nervo occipitale, sede già utilizzata per l'iniezione di sostanze quali gli anestetici che però perde efficacia nei trattamenti ripetuti ed è quindi di scarsa utilità nelle forme croniche. Uno studio angloamericano su otto pazienti indica la neurostimolazione bilaterale del nervo occipitale come un approccio promettente.
La tecnica era già apparsa incoraggiante in uno studio precedente nel quale l'applicazione era stata invece unilaterale. L'attuale ricerca ha riguardato otto persone di 32-57anni con cefalea a grappolo cronica presente in media da sei anni, trattate con farmaci o iniezioni di anestetico senza risultati nel tempo. Attraverso un'incisione cervicale posteriore sono stati introdotti bilateralmente elettrodi collegati con un generatore d'impulsi impiantato, programmato per una stimolazione continua ma comunque regolabile dai pazienti, appositamente istruiti e seguiti per alcuni giorni di permanenza in ospedale dopo l'intervento. Il follow-up medio è stato di venti mesi: al termine, sei degli otto trattati, cioè il 75%, hanno riferito che il disturbo era migliorato e che avrebbero raccomandato il trattamento ad altri malati nelle loro condizioni; per due di essi il progresso è stato marcato, con un miglioramento del 90% o più degli attacchi, per tre moderato e per uno lieve. Nessuno è diventato però libero da dolore, benché in uno la riduzione sia stata tale da interrompere la terapia farmacologica. Il beneficio, in termini sia di frequenza sia di severità degli attacchi, non è stato immediato ma si è manifestato dopo qualche settimana; effetti indesiderati si sono avuti per alcuni in relazione a malfunzionamento o esaurimento delle batterie.
Nel complesso quindi la stimolazione bilaterale del nervo occipitale ha dimostrato efficacia e azione prolungata nel tempo. Questo anche se lo studio non era controllato contro placebo, ammettono gli autori: ma, sottolineano, il miglioramento dei sintomi, la stabilità dell'effetto e le ricadute quando si scaricavano le batterie indicano un beneficio effettivo. Un effetto clinico, rileva il commento al lavoro sulla stessa rivista, che in questo come nel precedente studio è leggermente inferiore a quello ottenibile con la stimolazione profonda ipotalamica, ma con un profilo di tollerabilità e di sicurezza che appare migliore: questo può rendere ragionevole proporre tale approccio prima di prendere in considerazione l'altro. In una condizione difficile come la cluster headache cronica non trattabile, con possibilità d'azione così ridotte, una nuova opzione che controlla il problema anche se in una parte di pazienti può essere comunque un progresso.
Viviana Zanardi
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Migliorati sei casi su otto
La tecnica era già apparsa incoraggiante in uno studio precedente nel quale l'applicazione era stata invece unilaterale. L'attuale ricerca ha riguardato otto persone di 32-57anni con cefalea a grappolo cronica presente in media da sei anni, trattate con farmaci o iniezioni di anestetico senza risultati nel tempo. Attraverso un'incisione cervicale posteriore sono stati introdotti bilateralmente elettrodi collegati con un generatore d'impulsi impiantato, programmato per una stimolazione continua ma comunque regolabile dai pazienti, appositamente istruiti e seguiti per alcuni giorni di permanenza in ospedale dopo l'intervento. Il follow-up medio è stato di venti mesi: al termine, sei degli otto trattati, cioè il 75%, hanno riferito che il disturbo era migliorato e che avrebbero raccomandato il trattamento ad altri malati nelle loro condizioni; per due di essi il progresso è stato marcato, con un miglioramento del 90% o più degli attacchi, per tre moderato e per uno lieve. Nessuno è diventato però libero da dolore, benché in uno la riduzione sia stata tale da interrompere la terapia farmacologica. Il beneficio, in termini sia di frequenza sia di severità degli attacchi, non è stato immediato ma si è manifestato dopo qualche settimana; effetti indesiderati si sono avuti per alcuni in relazione a malfunzionamento o esaurimento delle batterie.
Efficacia protratta e tollerabilità
Nel complesso quindi la stimolazione bilaterale del nervo occipitale ha dimostrato efficacia e azione prolungata nel tempo. Questo anche se lo studio non era controllato contro placebo, ammettono gli autori: ma, sottolineano, il miglioramento dei sintomi, la stabilità dell'effetto e le ricadute quando si scaricavano le batterie indicano un beneficio effettivo. Un effetto clinico, rileva il commento al lavoro sulla stessa rivista, che in questo come nel precedente studio è leggermente inferiore a quello ottenibile con la stimolazione profonda ipotalamica, ma con un profilo di tollerabilità e di sicurezza che appare migliore: questo può rendere ragionevole proporre tale approccio prima di prendere in considerazione l'altro. In una condizione difficile come la cluster headache cronica non trattabile, con possibilità d'azione così ridotte, una nuova opzione che controlla il problema anche se in una parte di pazienti può essere comunque un progresso.
Viviana Zanardi
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