Per la schiena vale il fai da te

29 settembre 2004
Aggiornamenti e focus, Speciale Schiena in forma

Per la schiena vale il fai da te



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Secondo i dati britannici, più o meno i soli disponibili, ogni 1000 visite dal medico di famiglia, 35 riguardano il mal di schiena, ma quello localizzato alle vertebre lombari, la parte bassa, che dura non giorni ma settimane e non sembra causato da un fatto definito (per esempio un trauma o un'ernia del disco). Non è poco soprattutto se, come spiegano due articoli del British Medical Journal, le risposte della medicina ufficiale non sembrano efficaci. In particolare, questa volta è stato preso in esame l'effetto della fisioterapia, che è una delle indicazioni standard del medico in questi casi.

Buoni consigli contro sedute


La ricerca ha interessato oltre 280 pazienti che soffrivano di mal di schiena da più di sei settimane. Questi pazienti venivano esaminati e valutati quanto a sintomi e riduzione della mobilità. Dopodiché hanno ricevuto un breve manuale che riportava una serie di indicazioni su come comportarsi al lavoro piuttosto che nella altre attività, quali esercizi fare eccetera. Dopo questa valutazione, una parte dei pazienti è stata avviata alla fisioterapia, agli altri è stato semplicemente detto di attenersi alle istruzioni del manuale. Il trattamento fisioterapico prevedeva tecniche diverse, scelte a giudizio del fisioterapista sulla base dell'esame del paziente. Le tecniche usate erano diverse combinazioni di mobilizzazione e manipolazione della colonna vertebrale, tecniche rivolte ai muscoli, come lo stretching, e ginnastica per rafforzare la muscolatura addominale, così da stabilizzare la colonna vertebrale. A queste si aggiungevano l'applicazione del caldo o del freddo.

Vantaggi non se ne vedono ma...


La gran parte dei pazienti ha subito da 1 a 6 sedute di fisioterapia, raramente si è andato oltre. I pazienti sono stati seguiti per un anno, con due valutazioni differenti: la percezione soggettiva del proprio stato di salute e l'obiettiva capacità di movimento o, se si preferisce, il livello di disabilità indotto dal disturbo. E' vero che tra coloro che sono stati sottoposti a fisioterapia si registrava una maggiore soddisfazione, che peraltro a lungo termine si attenuava, ma per quanto riguarda gli aspetti obiettivi, tra le due modalità di trattamento non c'erano differenze. Quindi la fisioterapia è inutile? Sia lo studio che l'editoriale di accompagnamento non sono così drastici. In effetti anche valutare il paziente e istruirlo, anche mediante un manuale, a una serie di comportamenti corretti non è un placebo: è una terapia. Quindi al massimo si può dire che aggiungere a questo la fisioterapia non cambia la situazione. C'è poi da tenere presente che le tecniche impiegate dai diversi fisioterapisti erano a loro volta differenti e combinate in modo diversi: può darsi che vi siano singole tecniche, per esempio la mobilizzazione delle vertebre o l'esercizio della muscolatura addominale che hanno un effetto, ma non vi sono elementi per stabilire quali. L'unico aspetto confermato è che il danno si riduce rimanendo attivi e correggendo alcune abitudini sbagliate. Sembra un po' la vecchia lezione: il corpo umano non è fatto per restare sempre seduti o sempre in piedi, né per ripetere sempre lo stesso movimento. Magari variando oltre alla dieta anche il movimento si possono ridurre i disturbi.

Maurizio Imperiali



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