Diagnosi meno invasiva, in soli quattro passi

23 giugno 2004
Aggiornamenti e focus

Diagnosi meno invasiva, in soli quattro passi



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"Ho mal di stomaco" è un'espressione piuttosto comune in una popolazione, quella italiana, abituata alla buona tavola e al buon vino. Ma quando diventa un'esternazione di sintomi ricorrenti al proprio medico di famiglia si entra in un ambito più complesso in cui la terminologia usata dai pazienti non è chiara perché non sempre è facile individuare il dove e il come di un dolore interno.
Accertato che il dolore sia effettivamente correlato alla dispepsia, cioè a disturbi digestivi, ha inizio un iter di indagini che può utilizzare metodi più o meno invasivi, con costi sanitari e sociali anche rilevanti. Esiste tuttavia un nuovo metodo, sicuramente meno invasivo, ma ancora poco diffuso per lo meno in Italia, presentato oggi in conferenza stampa a Milano, basato sull'esame di un semplice campione di sangue, ma con un elevato potere diagnostico.

Strumenti a disposizione


Attualmente per venire a capo del mal di stomaco esistono diversi test non invasivi. Principalmente permettono di diagnosticare l'infezione da Helicobacter pylori, agente patogeno ed eziologico della gastrite. L'Urea Breath Test rileva la presenza del batterio tramite la sua attività ureasica: si ingerisce urea marcata e in presenza di ureasi si libera anidride carbonica a sua volta marcata che viene raccolta e quantificata facendo respirare il paziente in un particolare contenitore. L'esame sierologico per gli anticorpi IgG contro H. pylori per quanto abbia un altissimo valore epidemiologico, in realtà, indica un avvenuto contatto del paziente con il patogeno, e non una infezione in corso. Cosa che invece si può scoprire mediante la ricerca nelle feci dell'antigene fecale (HpSA) di Helicobacter. Ma per conoscere le condizioni della mucosa gastrica è necessario "entrare" e andare a "vedere". Si ricorre quindi all'endoscopia che permette di eseguire una biopsia di tessuto, il test rapido dell'ureasi e l'esame colturale per isolare l'eventuale batterio.
Va da sé che il paziente posto di fronte alla scelta, quando questa è possibile, preferisce metodi non invasivi, con il rischio però di perdere del tempo. Come è pur vero il contrario cioè che il paziente con il "mal di stomaco" venga avviato a esame endoscopico per poi scoprire che non c'erano lesioni e che la mucosa è integra.

Meno invasivi ma efficaci


Il nuovo metodo, chiamato Gastropanel, viene proposto da un'azienda italiana e consta in realtà di quattro parametri da misurare su campione di sangue: anticorpi contro H. pylori, pepsinogeno I, pepsinogeno II, gastrina. Si tratta di una sorta di "biopsia sierologica" in quanto dai livelli di questi fattori è possibile determinare se il paziente è affetto da gastrite causata da Helicobacter, se la gastrite è atrofica (una forma precancerosa) e, infine, dove sono localizzate le lesioni della mucosa.
Il pepsinogeno I, il precursore dell'enzima pepsina, per esempio, viene prodotto dalle cellule della zona "alta" dello stomaco (tecnicamente corpo-fondo). Esiste una correlazione tra la diminuzione di queste cellule provocata dall'atrofia gastrica e il livello del precursore nel sangue: valori al di sotto dei 25 microgr/l indicano lesioni nella parte alta dello stomaco. Il pepsinogeno II è invece ubiquitario, cioè prodotto da tutto lo stomaco e dal duodeno. Quando la gastrite atrofica del corpo-fondo peggiora, i livelli di pepsinogeno I e il rapporto pepsinogeno I e II decrescono. Infine, livelli bassi di gastrina (inferiori a 2,5 pmol/l) ormone prodotto dalle cellule della parte "bassa" dello stomaco (antro) sono indice di danni della mucosa di questa zona dll'organo.
I risultati di questo esame permettono quindi di identificare i soggetti a maggior rischio di sviluppare tumore gastrico o ulcera peptica che quindi necessitano di sottoporsi a gastroscopia e biopsia.

Simona Zazzetta



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