Impatto psicologico del lockdown sulla popolazione italiana, uno studio fa il punto

30 gennaio 2021
Aggiornamenti e focus, Speciale Depressione

Impatto psicologico del lockdown sulla popolazione italiana, uno studio fa il punto



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Uno studio per valutare l'impatto psicologico del lockdown sulla popolazione italiana


In tema di Covid-19, è importante tenere conto anche delle conseguenze psicologiche della pandemia e del lockdown, mirando all'attuazione di un approccio olistico che consideri sia la salute fisica che mentale e il benessere. È questo il messaggio fondamentale di uno studio - condotto da Marco Delmastro, dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) e Giorgia Zamariola dell'Università di Bologna, pubblicato su "Scientific Reports" - per valutare l'impatto psicologico del lockdown sulla popolazione italiana.

I ricercatori hanno valutato tale impatto su 6700 individui italiani, rappresentativi della popolazione nazionale in termini di età, sesso e aree geografiche. I dati sono stati raccolti utilizzando l'Sfpq (Self -focused practice questionnaire) somministrato mediante una tecnica mista Cati (Computer assisted telephone interviewing) e Cawi (Computer assisted web interviewing) per limitare eventuali rischi in termini di distorsione del campione e auto-selezione. Lo studio è stato condotto subito dopo la fase di lockdown, a giugno 2020 (dal 4 giugno al 19 giugno), al fine di raccogliere le reazioni immediate all'emergenza, periodo «ideale per condurre un'analisi sul campo perché l'intera fase di lockdown era appena terminata, la memoria dei cittadini di tale periodo era ancora intatta e l'organizzazione di un'indagine così complessa era fattibile» spiegano gli autori. I risultati hanno evidenziato punteggi più alti di sintomi depressivi nei soggetti di sesso femminile, negli adulti più giovani e nelle persone che segnalano incertezza professionale e uno status socio-economico inferiore. «Una correlazione positiva è stata trovata anche con gli individui che vivono da soli, chi non poteva uscire di casa per andare al lavoro e le persone con un caso di Covid-19 in famiglia» aggiungono Delmastro e Zamariola.
«La nostra ricerca» rilevano «ha trovato una depressione più bassa in quelle persone che continuavano ad andare fisicamente sul posto di lavoro. Questa scoperta mostra che, anche se uscire ha scatenato ansia e paura di essere infettati, mantenere una routine lavorativa ha contribuito a sentirsi meno depressi e soli». È fondamentale sottolineare - scrivono - che, a parità di altre condizioni, non sono state riscontrate differenze in relazione alla regione di residenza, mentre studi precedenti hanno riscontrato più disturbi del sonno e stato di ansia nel Nord Italia. Il nostro studio, che è statisticamente radicato, rivela che i sentimenti di ansia e depressione sono stati diffusi in tutto il paese.

«La società nel suo complesso, e in particolare i gruppi vulnerabili come i bambini, gli anziani, le persone con disturbi di salute mentale e gli operatori sanitari in prima linea, chiedono sostegno per superare questo momento difficile» commentano gli autori. «I prossimi mesi saranno caratterizzati da incertezza, insicurezza finanziaria e preoccupazione. Pertanto è fondamentale fornire aiuto attraverso l'assistenza sanitaria mentale che potrebbe anche utilizzare la telemedicina. In effetti, le interazioni online possono promuovere un senso di connessione e migliorare il benessere psicologico» sottolineano Delmastro e Zamariola.

Arturo Zenorini

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