La depressione femminile: colpa degli ormoni

16 dicembre 2013
Interviste, Speciale Depressione

La depressione femminile: colpa degli ormoni



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«L'organizzazione mondiale della sanità dice che nel 2020 la malattia più costosa sarà la depressione», dice Cristina Colombo, responsabile del Centro disturbi dell'umore del San Raffaele di Milano. Non perché ci saranno più depressi, spiega Colombo, ma perché rimane una malattia di cui non si conoscono le cause e quindi non si può pensare di prevenirla: rimarrà un problema irrisolto. «E la maggior parte di questi malati sono donne: Due a uno, il doppio dei maschi».


Perché?
«Ci sono tante ipotesi. Quelle più concrete dicono che ci sia una relazione tra il sistema endocrino femminile, sistema regolato da una alternanza ormonale, e l'orologio biologico, una relazione nella quale l'incidenza dell'attività di alcuni ormoni, in particolare estrogeni, è molto importante. Quindi la cosa più probabile è che ci sia sostanzialmente una relazione tra questo andamento ipofluttuante degli estrogeni, che si abbassano e si alzano per tutta la vita fertile nel ciclo ormonale femminile, crei una disponibilità maggiore nelle donne all'insorgere di una patologia che è altrettanto fluttuante».

Lei esclude quindi componenti sociali
«Il mio parere è che sia una questione ormonale, perché gli estrogeni sono importantissimi, dei fattori di grande protezione nei confronti del funzionamento dell'orologio biologico e della manifestazione depressiva, quindi trovo molto più logico che sia questo il motivo per cui le donne sono più depresse».

Ciò comporta soluzioni terapeutiche più facili?
«Sì. Soluzioni più facili. Infatti tutte le donne reagiscono molto bene a tutte le stimolazioni legate al l'orologio biologico come la terapia con la luce o la terapia del sonno, tutte quelle che lavorano su questo aspetto sono molto efficaci».

Quali sono i sintomi che avvisano dell'arrivo della depressione?
«La lista dei sintomi della depressione è aspecifica. Il fatto che uno sia triste, appiattito, che smetta di mangiare, dorma male... sono tutte cose che in teoria ci sono anche in situazioni di tristezza fisiologica. Diciamo che l'allarme deve scattare se non c'è un evento scatenante. Nel senso che se mi succede una cosa spiacevole è normale che io non dorma, non mangi, sia triste. Se però io vivo questa condizione senza aver subito traumi allora bisogna intervenire. Poi c'è la durata. Cioè il fatto che questi sintomi non vengano modificati da niente. Io faccio sempre questo esempio: se una paziente depressa vince la lotteria, il suo primo pensiero è "mamma, che disastro e adesso cosa debbo fare con questi soldi?". Trasforma subito una cosa piacevole in un problema enorme. Poi ci sono delle cose molto tipiche, per esempio l'insonnia. L'insonnia del depresso è un'insonnia terminale. Chi è triste perché ha avuto un dolore normalmente dorme male e sente molto la tristezza alla sera. Il depresso molto più facilmente sta peggio la mattina e si sveglia molto in anticipo rispetto al suo standard e quelle ore di veglia sono faticosissime, ha la testa piena di pensieri pesanti e faticosi. Poi piano piano questa dimensione diventa piattume. Il depresso è una persona piatta, non piange, non è triste, non ha sentimenti e avverte con angoscia questa sensazione. Ecco quando ci sono questi sintomi conviene parlarne con il proprio medico e poi sarà lui a decidere se consigliare di rivolgersi a uno specialista».



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