La proposta inglese, su etichette cibi oltre alle calorie l’attività necessaria per smaltirle

08 aprile 2016
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La proposta inglese, su etichette cibi oltre alle calorie l’attività necessaria per smaltirle



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Per aiutare le persone a modificare le proprie abitudini alimentari, sull'etichetta dei cibi oltre alle calorie dovrebbe essere riportata la quantità di esercizio fisico equivalente a smaltirle, è quanto propone sul British Medical Journal Shirley Cramer, direttrice della Royal Society of Public Health (Rsph) . «Offrire ai consumatori un collegamento immediato e diretto tra attività fisica e contenuto energetico di un alimento potrebbe aiutare a ridurre l'obesità» esordisce la ricercatrice, spiegando che con oltre due terzi della popolazione britannica in sovrappeso o obesa servono nuove iniziative per cambiare il comportamento alimentare a livello di popolazione. «Finora le informazioni sulle confezioni di cibi e bevande hanno dato poche prove di poter modificare significativamente il modo di mangiare» riprende l'autrice, aggiungendo che per questo la Royal Society of Public Health ha chiesto l'aggiunta in etichetta della cosiddetta "attività equivalente", ossia l'indicazione delle diverse attività fisiche necessarie a smaltire le calorie introdotte con una data quantità dell'alimento. «Un recente sondaggio della Rsph ha dimostrato che il 44% delle persone trovano confuse le informazioni attualmente stampate in etichetta, e che il 53% cambierebbe il proprio comportamento alimentare avendo le informazioni sulle diverse attività equivalenti» ricorda il direttore esecutivo. Un esempio? La lattina di una bibita zuccherata potrebbe riportare che, per bruciare le calorie introdotte, una persona di media età e peso dovrebbe camminare per 26 minuti.

«Dal nostro sondaggio emerge che prima di decidere se acquistare un prodotto, le persone guardano le confezioni per soli sei secondi, e che il 63% degli intervistati sarebbe favorevole all'etichettatura con l'attività calorica equivalente, che data la sua semplicità offrirebbe un riferimento riconoscibile e accessibile a tutti» sostiene Cramer. E conclude: «Se i dati dimostrano l'efficacia del provvedimento, la legislazione europea che regola l'imballaggio alimentare dovrebbe essere modificata di conseguenza per aiutare i consumatori a scegliere alimenti più sani o a fare più esercizio fisico».

Bmj 2016. doi: 10. 1136/bmj.i1856



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