L'esperto risponde, chi sono i medici di Dica33: dott. Fabio Trecate

24 dicembre 2020
#insieme

L'esperto risponde, chi sono i medici di Dica33: dott. Fabio Trecate



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In questi mesi di pandemia il sito Dica33 è sempre stato vicino ai lettori e, oltre a distinguersi per gli articoli di alto spessore scientifico scritti da giornalisti del settore, ha fornito un servizio importante come "l'Esperto risponde" ai lettori che desideravano porre domande sui problemi di salute.

Sappiamo, infatti, che durante il lockdown gli ambulatori medici erano chiusi per motivi di sicurezza e per questo era molto difficile poter comunicare con gli specialisti.

Desideriamo perciò ringraziare i generosi medici italiani che in modo completamente gratuito hanno fornito centinaia di risposte alle numerose domande pervenute, presentandoli ai lettori per conoscerli meglio e sapere come hanno affrontato i mesi di pandemia.

Oggi incontriamo il dottor Fabio Trecate.

Fabio Trecate

Il dottor Fabio Trecate, medico e Specialista in Geriatria e Fisiatria, Direttore di Struttura Complessa presso l'Istituto Palazzolo della Fondazione Don Carlo Gnocchi di Milano, ha aiutato con le sue risposte su Dica33 oltre 90 persone fino a oggi.

Il dottor Trecate, che è stato colpito in maniera grave dalla malattia, ci ha inviato questa lettera con alcune importanti considerazioni.

"Il Covid mi ha colpito nel mio contesto lavorativo e subito dopo il mio 60° compleanno, nel mio caso non si è trattato di una semplice influenza, di lì a poco mi sono trovato al pronto Soccorso, in terapia Intensiva, intubato e sottoposto a Cpap... ho affrontato un lungo periodo di sofferenza e rieducazione al respiro e alla vita.
Sono rientrato al lavoro a metà settembre. Quanta vita il Covid porta via e, nonostante la grande stanchezza, tuttora presente, ho incredibilmente ripreso la mia attività specialistica di fisiatra e geriatra.
Questo è stato possibile grazie anche ai miei Colleghi e Collaboratori che mi affiancano nel mio lavoro di ogni giorno e alla donna straordinaria che mi sta vicino ormai da anni. Dal Covid non sono completamente guarito, anche se i tamponi si sono negativizzati rapidamente, la reazione iperinfiammatoria da citochine mi ha lasciato i polmoni fibrotici e questo non è facile da accettare per chi non ha mai fumato e che, come medico, ha sempre combattuto contro il fumo, ma purtroppo è andata così.
Nonostante tutta la sofferenza che mi sono portato dietro, mi sento oggi rinato ed il mio approccio al malato è diventato ancora più consapevole: la visuale si è ampliata, la clinica si è affinata e così il valore delle parole ed il significato dell'ascolto.
Chi è consapevole di ciò che è accaduto ed ha vissuto sulla propria pelle un'esperienza di malattia così devastante non può dimenticare, ma ciò che ci cambia non è un passato che pare non passare, è la "traccia" indelebile lasciata dal contatto intimo e straordinario con medici, infermieri, fisioterapisti, operatori ed alcuni amministrativi che mi hanno accompagnato nel mio percorso di malattia e che trova una potente condensazione nello sguardo intenso e rassicurante di Paola, caposala dell'ospedale Sacco e nella competenza pneumologica pronta e profonda dell'amico Nicola, l'elenco, in verità, potrebbe continuare...ma non basterebbe certo questa pagina.
Ritornare al mio lavoro ha significato innanzi tutto usare precauzioni: dall'attento utilizzo di dispositivi idonei, all'igienizzazione puntuale degli ambienti, sino al quasi ossessivo lavaggio delle mani. Tutto questo, però, non ha comportato distacco dai pazienti, almeno per quanto mi è stato possibile, ho cercato di colmare la necessaria "distanza" con la parola ed il gesto.
Raramente sono ricorso ai consulti online, più frequentemente sono stato interpellato via mail e sms, ma oggi la mia attività è tornata alle sue radici, e la mia speranza tornare a piena normalità. Mi auguro che l'anno nuovo, con l'arrivo del vaccino, consenta a noi tutti di portare a pieno regime le nostre attività sia ambulatoriali che degenziali, da indirizzare non solo ai Covid positivi e poi negativizzati, ma con importanti esiti di malattia, ma anche ai tanti altri malati, che il lockdown ha messo a dura prova.
Solo alzando il livello di consapevolezza, la nostra quotidianità può arricchirsi, ma questa volta di rapporti più veri ed il ruolo e la professione di contenuti clinici più aderenti alle realtà dei pazienti.
È così che ho ripreso a visitare, infiltrare, manipolare, a dare pareri e a prescrivere farmaci ed ausili, incredibili le testimonianze d'affetto ricevute in questo periodo della mia vita, incredibile il ritrovato entusiasmo per la mia professione, che, rimane, nonostante tutto, una delle più belle al mondo."



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