Mieloma multiplo, approvato anche in Italia belantamab mafodotin

02 dicembre 2021
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Mieloma multiplo, approvato anche in Italia belantamab mafodotin



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Belantamab mafodotin, un importante farmaco per i casi politrattati e resistenti ai farmaci in uso per i pazienti con mieloma multiplo, è approvato dall'AIFA ed entra in Gazzetta Ufficiale, divenendo così disponibile in regime di rimborsabilità per tutti i centri specialistici che ne fanno richiesta.

Belantamab mafodotin: il commento del prof. Michele Cavo


La notizia è di primaria importanza per vari motivi, come ha spiegato Michele Cavo, ordinario di Ematologia e Direttore della Scuola di specializzazione in Ematologia dell'Università di Bologna. «Questa forma di immunoterapia risolve un fondamentale unmet medical need dovuto alla mancanza di opzioni disponibili per i pazienti con mieloma multiplo in precedenza esposti, e divenuti resistenti, ai farmaci attualmente in uso i quali, a livello midollare, incidono nel rapporto tra cellule neoplastiche e il microambiente cellulare che le sostiene, ovvero gli immunomodulanti, gli inibitori del proteasoma e gli anticorpi monoclonali diretti contro gli antigeni CD38 e SLAMF7. Infatti» specifica Cavo «belantamab mafodotin è diretto al BCMA, l'antigene di maturazione dei linfociti B, presente sulla superficie sia delle plasmacellule sia dei precursori delle cellule B. In secondo luogo, oltre ad agire con il classico meccanismo immunologico degli anticorpi monoclonali, veicola una tossina - il mafodotin - che viene "scaricata" all'interno della cellula mielomatosa, determinandone l'apoptosi attraverso la distruzione dei microtubuli necessari alla replicazione». Seppure siano in avanzata fase di sviluppo altre strategie immunoterapiche dirette al BCMA per la terapia di tumori ematologici (quali anticorpi bispecifici e cellule CAR-T), belantmab mafodotin è la prima opzione anti-BCMA disponibile in Italia, sottolinea l'ematologo. In base alle indicazioni approvate, attualmente ne possono beneficiare circa 200 pazienti, dei circa 5700 a cui ogni anno viene diagnosticato un mieloma. Per tutto il 2021, in attesa del via libera dell'AIFA, GSK ha messo a disposizione gratuitamente belantamab ai centri che ne hanno fatto richiesta grazie a un progetto di Expanded Access Program. «Al momento» precisa Cavo «il farmaco è indicato per i pazienti che hanno già ricevuto almeno quattro linee terapeutiche precedenti, e sono risultati refrattari ad almeno un immunomodulatore, a un inibitore del proteasoma e a un anticorpo monoclonale anti-CD38. Questi pazienti attualmente hanno una sopravvivenza molto limitata, dai sei ai 9 mesi» Si tratta di 200 pazienti candidati al trattamento ogni anno in Italia, altrimenti destinati a soluzioni terapeutiche meno efficaci o alla palliazione.

Belantamab mafodotin: il commento del prof. Sergio Amadori


«Fino a 20 anni fa, con con la chemioterapia, le possibilità erano molto limitate» aggiunge Sergio Amadori, presidente AIL (Associazione italiana contro leucemie-linfomi e mieloma) «ma oggi è importante spiegare ai pazienti che vanno incontro a ricaduta o recidiva che il mieloma non è più una malattia che permette pochi mesi di vita al massimo ma che, avvalendosi di un armamentario terapeutico più vasto e innovativo, può consentire anche una cronicizzazione della patologia, con la possibilità di cogliere ulteriori progressi che possono giungere dalla ricerca». In particolare, il trattamento con belantamab mafodotin, che prevede un'infusione endovenosa ogni tre settimane, nello studio clinico registrativo DREAMM-2, pubblicato da Lancet Oncology, ha ottenuto un tasso di risposta globale del 32% in oltre la metà dei pazienti (58%). Ha raggiunto una risposta parziale molto buona o superiore e in alcuni casi completa. La sopravvivenza globale mediana è stata di circa 14 mesi, un risultato sorprendente in questa particolare sottopopolazione di pazienti. Numeri importanti che aprono nuovi scenari nella lotta al mieloma multiplo. «Prossimi passi da compiere con belantamab mafodotin riguarderanno la ricerca di altri agenti da combinare con questo farmaco anticorpo-coniugato» riprende Cavo «e ci sono già studi in corso, in cui si stanno valutando varie associazioni. In particolare, nei prossimi trial si valuterà la combinazione con farmaci standard, come bortezomib, lenalidomide, pomalidomide e carfilzomib, ma anche con gli inibitori del checkpoint immunitario, per vedere se è possibile sfruttare la morte cellulare immunogenica per stimolare una risposta immunitaria più duratura. Inoltre sono già in corso studi nel quale il trattamento viene testato in linee sempre più precoce di terapia, sino ad arrivare al trattamento del paziente con mieloma multiplo di nuova diagnosi».

Belantamab mafodotin: il commento della dr.ssa Maria Chiara Amadei

Un ulteriore punto di forza è costituito dal fatto che belantamab mafodotin sarà prodotto nello stabilimento GSK di San Polo in Torrile, in provincia di Parma, da dove sarà esportato in tutto il mondo. «È un sito di innovazione e produzione di valore che ha un ruolo importante» sottolinea Maria Chiara Amadei, direttore medico Oncoematologia GSK «in diretto contatto con la ricerca e sviluppo principalmente negli USA, ma non solo. Siamo in grado di produrre sia su piccola scala che su larga scala. Questo sito si caratterizza per l'autocontenimento, meccanismo per cui gli operatori sono protetti dalle molecole antineoplastiche particolarmente attive così come queste ultime sono protette da potenziali infezioni provenienti dall'operatore».

Belantamab mafodotin: il commento della dr.ssa Barbara Grassi

«La nostra ricerca negli ultimi anni si è concentrata soprattutto sull'immunologia, sulla genetica, sulla genomica funzionale, con il supporto della tecnologia quale l'intelligenza artificiale e il machine learning» afferma Barbara Grassi, direttore medico e scientifico GSK. «Questo sviluppo tecnologico ha rappresentato un punto di svolta, velocizzando la messa a punto di molte pipeline di anticorpi monoclonali per la cura di molteplici patologie. Fermo restando che il nostro obiettivo principale è la qualità di vita del paziente» conclude.



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