Mal di testa: ragazzi, non fatevi mettere al tappeto

05 ottobre 2015
Interviste, Speciale Mal di testa

Mal di testa: ragazzi, non fatevi mettere al tappeto



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C'è una fetta importante di studenti che ogni giorno devono fare i conti non solo con equazioni, versioni e altri compiti impegnativi, ma anche con un mal di testa debilitante e ricorrente, che rischia di compromettere la qualità della vita e di riflesso il rendimento scolastico. Dica33 ne la parlato con Bruno Colombo, coordinatore del Dipartimento di neurologia e del Centro cefalee dell'Ospedale universitario San Raffaele di Milano, che sull'argomento è intervenuto pochi giorni fa al congresso nazionale di Paidòss, l'Osservatorio nazionale sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza, tenutosi a Lecce.

Dottor Colombo, secondo i dati che ha presentato ci sono moltissimi genitori che trascurano i mal di testa ricorrenti dei loro figli.
«È proprio così. Numerosi studi condotti in anni recenti su adolescenti e preadolescenti indicano che emicranie e cefalee colpiscono circa due ragazzi su tre più volte l'anno, e che una parte di queste manifestazioni dolorose sono ricorrenti con una frequenza preoccupante, di 3-4 al mese. In molti casi si fa ancora troppo poco».

Che cosa si può fare, per aiutare un bambino o un ragazzo che soffre di mal di testa?
«Innanzitutto occorre precisare che la situazione è molto diversa per chi è colpito occasionalmente e chi invece ne soffre regolarmente. Nel primo caso è opportuno contrastare tempestivamente il dolore con paracetamolo o ibuprofene: non ha senso lasciar soffrire un bambino».

Capita spesso che il bambino venga lasciato soffrire?
«Non si tratta ovviamente di una decisione deliberata: quello che però capita spesso è la sottovalutazione del dolore che il bambino riferisce. Si può pensare che stia esagerando, con il risultato di non agire tempestivamente in modo efficace. Una delle conseguenze - quando il mal di testa ha le caratteristiche di essere ricorrente e debilitante - può essere quella di contribuire a cronicizzarlo».

Alcuni ragazzi sono più a rischio di altri?
«Come abbiamo detto il dolore può presentarsi in varie forme, e in alcuni casi può presentare una familiarità: quando uno o entrambi i genitori soffrono di emicrania ci sono maggiori probabilità che anche i figli ne soffrano. Anche la gravità dei sintomi è variabile, e per fortuna non tutti sono colpiti dalle forme debilitanti. Secondo i dati più attendibili, sono comunque moltissimi: tra i 7 e gli 11 anni soffrono di emicranie ricorrenti tra il 4 e l'11 per cento dei bambini (perlopiù i maschi), mentre nella fascia di età tra 12 e 18 anni la percentuale raggiunge addirittura il 23 per cento, con una predilezione per le femmine. Complessivamente, quasi un ragazzo su dieci (tra il 7 e il 9 per cento, secondo le stime) soffre di emicranie talmente forti da imporre l'interruzione di qualsiasi attività per mettersi a letto».

È possibile fare qualcosa per ridurre frequenza e intensità di questi mal di testa?
«Sì, per fortuna esistono molte possibilità per intervenire, agendo innanzitutto sugli stili di vita. Un elemento fondamentale da cui partire è la caratteristica comune a moltissimi emicranici di soffrire i cambiamenti di abitudini, perché in un certo senso il cervello si trova ad avere una quantità di energia insufficiente a sostenere l'attività dell'organismo. In questo senso è importante assicurare un buon riposo notturno con molte ore del sonno, a orari regolari, dormendo semmai un'ora di più nel week-end (aggiungendo eventualmente un breve pisolino pomeridiano), e fare al risveglio una buona colazione, possibilmente seguita da un po' di attività fisica. Tutto questo contribuisce a innalzare i livelli di adrenalina, endorfine e glicemia. Inoltre è possibile fare ricorso a prodotti cosiddetti nutraceutici, di origine naturale, contenenti per esempio magnesio, coenzima Q-10, vitamina B, partenio e Ginko biloba».

Sono prodotti disponibili in farmacia senza ricetta?
«Sì, anche se io sconsiglio l'autoprescrizione, perché anche se gli effetti collaterali sono minimi c'è la possibilità di interazione con altri farmaci, per esempio l'aspirina, e in generale è opportuno che la gestione dell'emicrania sia condivisa con un esperto di uno dei molti centri specializzati in cefalee, previa consultazione con il proprio pediatra».



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