12 dicembre 2008
Aggiornamenti e focus, Speciale Bocca sana
Xilitolo da masticare
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Costosa da trattare e da risolvere e associata al dolore prima, durante e dopo la cura, la carie dentaria va ora considerata a tutti gli effetti una malattia infettiva a carattere cronico-degenerativo e di interesse pubblico. Meritevole anche di linee guida specifiche e condivise da ginecologi, neonatologi, pediatri, odontoiatri, igienisti e igienisti dentali in un documento approvato dal Ministero nel maggio del 2007, sotto il coordinamento di Laura Strohmenger, ordinario presso l'Università degli studi di Milano.
I tanti specialisti che hanno preso parte alla stesura del documento si sono trovati in accordo innanzitutto sul considerare tutta la popolazione infantile italiana a rischio di carie, sulla base di dati di prevalenza (22% dei bambini di quattro anni e il 44% dei bambini di 12 anni). Uno degli obiettivi del documento è, infatti, quello di incontrare la richiesta fissa dall'Organizzazione mondiale della sanità che entro il 2010 vorrebbe il 90% dei bambini di 5-6 anni senza carie, una percentuale nulla di 18enni che abbiano perso denti per carie o malattie parodontali. La condivisione interessa anche i fattori di rischio, individuati in una dieta ricca di zuccheri, nella presenza di batteri cariogeni e nelle ridotte difese del soggetto. Nelle raccomandazioni, infatti, viene segnalata l'assoluta proscrizione dell'uso del succhiotto edulcorato e l'uso non nutrizionale del biberon contenente bevande zuccherine, causa di carie anche nei denti da latte, e in ogni caso viene sconsigliato il consumo di bevande e cibi contenenti carboidrati semplici fuori dai pasti. Tra i batteri cariogeni, la specie più rilevante è sicuramente lo Streptococcus mutans: aderisce alle superfici dei denti e, sfruttando come substrato gli zuccheri e residui alimentari, produce acidi che riducono il pH della placca batterica provocando danni ai tessuti fino a lesionarli. Nella saliva sono presenti sostanze che neutralizzano gli acidi di origine batterica ed è stato osservato in studi scientifici che l'utilizzo di chewing-gum stimola, durante i primi minuti di masticazione, la secrezione salivare e può, pertanto, incrementare transitoriamente i meccanismi di difesa nei confronti della carie, sempre che siano privi di zuccheri fermentabili e contengano edulcoranti non cariogeni, come lo xilitolo. Questo accorgimento è stato condiviso e inserito nelle linee guida con la precisazione che non sostituisce in nessun caso le regolari manovre di igiene orale.
La prova definitiva, oltre a quelle ottenute in altri studi, che ha convinto gli esperti e autori delle linee guida a includere l'uso di chewing-gum allo xilitolo, è arrivata da uno studio italiano condotto a Sassari in doppio cieco su un popolazione di 153 bambini delle scuole medie inferiori (7-9 anni). L'assunzione del chewing-gum contenente xilitolo o alti polialcoli e masticata ogni volta per tre minuti, è avvenuta per 6 mesi, quotidianamente con le stesse modalità: dopo la merenda del mattino, dopo il pasto di mezzogiorno, poco prima dell'uscita dalla scuola e poco prima di andare a letto. L'analisi della saliva eseguita in quattro momenti a distanza di sei mesi ha rivelato in primo luogo un calo delle concentrazioni del batterio nel gruppo che assumeva xilitolo, una differenza che si manteneva, anche se meno marcata anche nell'ultimo trimestre dopo l'interruzione della somministrazione. L'altro aspetto importante era il livello del pH che diventava meno acido dopo il consumo di xilitolo, anche in seguito all'assunzione di sostanze zuccherine che notoriamente acidificano (abbassano il pH) la placca batterica creando le condizioni che favoriscono la carie. Una delle priorità delle linee guida, sostengono gli autori, è proprio la semplicità degli strumenti efficaci per fare prevenzione: dentifricio, spazzolino, una sana alimentazione, controlli periodici dal dentista e chewing-gum con xilitolo.
Simona Zazzetta
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Linee guida condivisibili
I tanti specialisti che hanno preso parte alla stesura del documento si sono trovati in accordo innanzitutto sul considerare tutta la popolazione infantile italiana a rischio di carie, sulla base di dati di prevalenza (22% dei bambini di quattro anni e il 44% dei bambini di 12 anni). Uno degli obiettivi del documento è, infatti, quello di incontrare la richiesta fissa dall'Organizzazione mondiale della sanità che entro il 2010 vorrebbe il 90% dei bambini di 5-6 anni senza carie, una percentuale nulla di 18enni che abbiano perso denti per carie o malattie parodontali. La condivisione interessa anche i fattori di rischio, individuati in una dieta ricca di zuccheri, nella presenza di batteri cariogeni e nelle ridotte difese del soggetto. Nelle raccomandazioni, infatti, viene segnalata l'assoluta proscrizione dell'uso del succhiotto edulcorato e l'uso non nutrizionale del biberon contenente bevande zuccherine, causa di carie anche nei denti da latte, e in ogni caso viene sconsigliato il consumo di bevande e cibi contenenti carboidrati semplici fuori dai pasti. Tra i batteri cariogeni, la specie più rilevante è sicuramente lo Streptococcus mutans: aderisce alle superfici dei denti e, sfruttando come substrato gli zuccheri e residui alimentari, produce acidi che riducono il pH della placca batterica provocando danni ai tessuti fino a lesionarli. Nella saliva sono presenti sostanze che neutralizzano gli acidi di origine batterica ed è stato osservato in studi scientifici che l'utilizzo di chewing-gum stimola, durante i primi minuti di masticazione, la secrezione salivare e può, pertanto, incrementare transitoriamente i meccanismi di difesa nei confronti della carie, sempre che siano privi di zuccheri fermentabili e contengano edulcoranti non cariogeni, come lo xilitolo. Questo accorgimento è stato condiviso e inserito nelle linee guida con la precisazione che non sostituisce in nessun caso le regolari manovre di igiene orale.
Chewing-gum come prevenzione
La prova definitiva, oltre a quelle ottenute in altri studi, che ha convinto gli esperti e autori delle linee guida a includere l'uso di chewing-gum allo xilitolo, è arrivata da uno studio italiano condotto a Sassari in doppio cieco su un popolazione di 153 bambini delle scuole medie inferiori (7-9 anni). L'assunzione del chewing-gum contenente xilitolo o alti polialcoli e masticata ogni volta per tre minuti, è avvenuta per 6 mesi, quotidianamente con le stesse modalità: dopo la merenda del mattino, dopo il pasto di mezzogiorno, poco prima dell'uscita dalla scuola e poco prima di andare a letto. L'analisi della saliva eseguita in quattro momenti a distanza di sei mesi ha rivelato in primo luogo un calo delle concentrazioni del batterio nel gruppo che assumeva xilitolo, una differenza che si manteneva, anche se meno marcata anche nell'ultimo trimestre dopo l'interruzione della somministrazione. L'altro aspetto importante era il livello del pH che diventava meno acido dopo il consumo di xilitolo, anche in seguito all'assunzione di sostanze zuccherine che notoriamente acidificano (abbassano il pH) la placca batterica creando le condizioni che favoriscono la carie. Una delle priorità delle linee guida, sostengono gli autori, è proprio la semplicità degli strumenti efficaci per fare prevenzione: dentifricio, spazzolino, una sana alimentazione, controlli periodici dal dentista e chewing-gum con xilitolo.
Simona Zazzetta
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