Prevenzione: come evitare la necrosi della polpa dentale

07 novembre 2018
Aggiornamenti e focus, Speciale Bocca sana

Prevenzione: come evitare la necrosi della polpa dentale



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La polpa dentale, sita all'interno del dente, è provvista di vasi sanguigni e nervi, nonché di cellule che provvedono al mantenimento della struttura interna del dente stesso. Nel corso della vita la polpa dentale, se rimane indisturbata all'interno del dente, gradatamente subisce dei processi di trasformazione e di invecchiamento come tutti i tessuti del corpo umano.

Carie dentale e necrosi della polpa dentale


La presenza di batteri nel cavo orale fa sì che questi si aggreghino in determinati siti, producano un ambiente acido circostante che tende a dissolvere la struttura dura dentale. L'azione progressiva di questi acidi porta alla formazione di cavità all'interno dei denti noti come carie dentali. L'avanzare della carie, o meglio della dissoluzione del tessuto duro dentale, porta al contatto tra batteri e polpa dentale; tale contatto è segnalato dal dolore, detto in termini un po' semplici. Se il dolore viene trascurato o dominato con farmaci, dopo qualche tempo termina.
È un'illusoria guarigione: in realtà la polpa dentale va incontro a un processo di necrosi che, dapprima parziale, si estende gradatamente verso le parti più interne.
Questo fenomeno, che può durare anche degli anni, porta alla necrosi della polpa dentale: questo evento può non dare alcun segno tangibile e decorrere senza segnali per molto tempo.
Quando i batteri che, indisturbati, proliferano all'interno dei canali del dente raggiungono un volume tale da non poter essere più fronteggiato dall'organismo, si sviluppa un ascesso dentale.
La classica situazione in cui si gonfia una parte della mascella o della mandibola, non senza un forte dolore per il paziente.
È l'espressione finale, non sempre ma frequentemente, di una necrosi della polpa dentale sulla quale si sono sviluppati dei batteri.

Cura della necrosi della polpa dentale


La terapia dell'emergenza e la cura spettano al dentista che potrà avvalersi o meno di terapie farmacologiche con antibiotici ad ampio spettro.
La cura in proprio di questa situazione clinica è assolutamente sconsigliabile; un consulto dall'odontoiatra è imperativo anche perché, non di rado, l'evoluzione di queste patologie infettive può portare a rialzi febbrili e a setticemie, ovviamente dominabili se prese in tempo.
Non è detto che un dente che sia stato affetto da questo genere di problematica debba per forza essere estratto; la cura, tuttavia, sarà complessa e molto legata all'esperienza dell'operatore.


A cura di:
Professor Massimo Gagliani
Professore Associato di Malattie Odontostomatologiche presso l'Università degli Studi di Milano



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